A Mont’e Prama una ditta emiliana? Proteste contro il bando del Ministero

Non c’è pace per i Giganti. A pochi mesi dall’inizio della nuova campagna di scavo archeologico a Monti Prama pare che oltre alle statue siano emersi dalla terra anche veleni e polemiche. I reperti saranno ancora divisi tra Cagliari e Cabras? E’ vero che la notte non c’è vigilanza? Perchè non si usano l’esercito o il corpo forestale a guardia del sito? Ed è giusto mandare uno dei Giganti in esposizione al Quirinale?

A queste voci si è aggiunta da poche ore la polemica sulla prossima campagna di scavo che sarà gestita interamente dal Ministero per i Beni Culturali e vedrà sul campo una società emiliana. Gli archeologi della Soprintendenza di Sassari e delle Università di Sassari e Cagliari lasceranno dunque il posto agli specialisti in arrivo dalla penisola come confermato ieri anche da Francesca Barracciu, sottosegretario ai Beni Culturali, e dal rettore dell’Università di Sassari Attilio Mastino in un’intervista a L’Unione Sarda.

Polemiche sollevate anche in consiglio regionale da Ugo Cappellacci, rappresentante di Forza Italia: all’ex governatore non va giù che il nuovo appalto del Ministero per i Beni Culturali per scavare a Cabras sia stato affidato ad una società non sarda. “Come è avvenuta l’aggiudicazione del bando relativo all’area archeologica di Mont’e Prama ad una ditta emiliana?” Sul sito della direzione regionale per i Beni Culturali, ovvero il braccio isolano del Ministero, c’è infatti il bando per “Recupero, indagine scientifica e valorizzazione delle aree archeologiche di Tharros e Mont’e Prama“, pubblicato il 19 giugno scorso e chiuso il 5 agosto, per un importo di 430.898,70 Iva esclusa. L’appalto è stato concluso non tramite bando pubblico ma con procedura negoziata.

La procedura è consentita dal “Codice dei contratti pubblici relativi a lavori, servizi e forniture” del 2006: all’articolo 57 il codice prevede che “Ove possibile, la stazione appaltante individua gli operatori economici da consultare sulla base di informazioni riguardanti le caratteristiche di qualificazione economico finanziaria e tecnico organizzativa desunte dal mercato, nel rispetto dei principi di trasparenza, concorrenza, rotazione, e seleziona almeno tre operatori economici, se sussistono in tale numero soggetti idonei”.

I tre operatori vengono poi invitati a presentare un’offerta, e la “stazione appaltante”, cioè il Ministero, sceglie la migliore: la società emiliana, appunto. Cappellacci si chiede dunque come sia stata mandata avanti la procedura: “Considerata l’importanza di livello mondiale di questo ritrovamento – scrive il consigliere – appare singolare che si utilizzi un procedimento che, benché legittimo, tende a limitare a soggetti già individuati la possibilità di partecipazione. Tutto questo avviene con un Ministero che assume un atteggiamento da buttafuori nei confronti degli esperti delle Università di Cagliari e di Sassari che finora hanno curato con grande impegno e competenza la campagna di scavi. Assistiamo agli effetti di una linea politica ed amministrativa, improntata ad un becero spirito centralista, che stride con gli accordi sottoscritti e con l’opera svolta per due Legislature dalla Regione Sardegna. Peraltro l’accordo stipulato nel 2011 con il Ministero prevede espressamente sia una cabina di regia permanente in cui la Regione ha un ruolo da protagonista nelle decisioni riguardanti il complesso scultoreo di Mont’e Prama sia specifiche azioni per rendere fruibile il sito in cui è avvenuto il ritrovamento”. E chiude con una richesta precisa alla Giunta Regionale: “Si renda parte attiva, eserciti il proprio ruolo e difenda quello dell’Università sarda in un percorso di importanza vitale ed epocale per la Sardegna”

A dare sostegno a Cappellacci arriva anche Alessandra Zedda, capogruppo di Forza italia in Consiglio regionale: “Destano non poca preoccupazione sia gli annunci di trasferire al Quirinale o in altri luoghi della Penisola i nostri Giganti sia l’affidamento del recupero, indagine scientifica e valorizzazione, a un’azienda dell’Emilia Romagna”.

I lavori a Monti Prama intanto proseguono: oggi, grazie a un complesso telaio di legno, è stata sollevata e portata via una delle due statue di pugilatori scoperta durante gli scavi. È stata trasportata al Museo Civico di Cabras dove le statue saranno custodite fino al restauro.

Francesca Mulas

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