Migranti, dagli sbarchi all’integrazione: il piano regionale per l’accoglienza

Migliorare le operazioni di primissima accoglienza in porto, al momento degli sbarchi, e potenziare l’integrazione dei richiedenti asilo nel territorio con un maggiore coinvolgimento dei Comuni: sono questi gli obiettivi del Piano regionale per l’accoglienza dei flussi migratori non programmati, approvato un anno fa dalla Giunta regionale e aggiornato e rifinanziato lo scorso 9 maggio (qui il documento integrale). “La Sardegna si è dotata per la prima volta nel 2016 di un Piano per l’accoglienza quale strumento di pianificazione interassessoriale che coniughi e integri le diverse politiche – si legge nel documento – prestando attenzione alle specificità del contesto regionale, dei cittadini e dei migranti. Oggi si è ritenuto di dover procedere al suo aggiornamento sotto il profilo tecnico e finanziario”.

I numeri. La Sardegna, si ricorda nel Piano elaborato da un Tavolo di coordinamento regionale, concorre al Piano nazionale di distribuzione (firmato tre anni fa da Stato, Regioni ed enti locali) con una quota del 3%: su cento migranti in cerca di protezione approdati sul suolo italiano, tre sono destinati all’Isola. Il numero dei migranti in Sardegna è aumentato in maniera esponenziale negli ultimi anni: erano 2618 nel 2014, 5700 nel 2015 e abbiamo raggiunto quota 8907 nel 2016, la maggior parte arrivano da Nigeria, Balgladesh, Guinea, Costa D’Avorio e Gambia, un migliaio invece dall’Algeria tramite viaggi diretti verso la costa sulcitana. Per questo motivo sono aumentati i centri per l’accoglienza straordinaria distribuiti in Sardegna: 85 si contavano nel 2015, oggi sono più di 125, ciascuno riceve dallo stato una quota di 35 euro al giorno per ogni persona accolta con soldi che arrivano dal Fondo asilo migrazione e integrazione dell’Unione Europea. Arrivi in aumento, ma va meglio per quanto riguarda la situazione dei migranti: le Commissioni territoriali che hanno analizzato le 3264 richieste di protezione internazionale presentate nel 2016 nell’Isola ne hanno accolto una su 3, il 35% (l’anno precedente erano il 16%); le altre sono state respinte o sono oggetto di ricorso.

La rete Sprar. Aumentano i comuni sardi che scelgono di partecipare alla rete nazionale Sprar per la seconda accoglienza: fino a un anno fa solo tre comuni facevano parte del Sistema protezione richiedenti asilo e rifugiati, oggi gli enti sardi che hanno chiesto di entrarci sono più di cinquanta, riceveranno un finanziamento per ogni progetto di accoglienza integrata, dedicato in genere a poche persone che seguono percorsi di studio e lavoro.  “Prevediamo un maggiore sostegno alle amministrazioni che scelgono di accogliere all’interno del sistema Sprar – ci ha detto Angela Quaquero, delegata del presidente Francesco Pigliaru per le questioni relative ai migranti – anche con la creazione di un portale web che colleghi le iniziative degli enti locali e della Regione; ci saranno poi interventi dell’Assessorato del Lavoro”.

Minori stranieri non accompagnati. In aumento, come ricorda anche l’Unicef in un recente rapporto, il numero dei minori che arrivano in Italia senza famiglia: dell’Isola solo nel 2016 c’erano 711 tra bambini e ragazzi soli. Il 92% dei minori stranieri accolti in Italia, si legge nel rapporto Unicef, era solo o separato dai genitori, il 75% tra i 14 e i 17 anni ha riferito di essere stato detenuto o costretto a lavorare. In Sardegna su questo fronte c’è ancora da lavorare: la rete di accoglienza dedicata ai minori stranieri non accompagnati è ancora sottodimensionata, con 6 centri concentrati nelle province meridionali che hanno solo 220 posti disponibili. Tutti gli altri sono sistemati, provvisoriamente, insieme agli adulti nei normali Cas.

La prima accoglienza. Il nuovo piano regionale prevede un potenziamento delle strutture da sistemare in porto all’arrivo delle navi con i migranti: esigenza ben nota sin dal 2015, quando al Porto di Cagliari si sono registrati i primi grandi sbarchi con 7-800 persone. Un lavoro immane per  tutte le persone che lavorano tra identificazioni, visite mediche, trasporto e allestimento delle tende provvisorie nel porto. La novità è il finanziamento da 1,8 milioni di euro arrivato dal Ministero dell’Interno: servirà per acquistare strutture facilmente trasportabili e smontabili con schermature solari adatte a ospitare fino a 1200 persone, e poi strutture mobili climatizzate con arredi e attrezzature mediche: “Sono soluzioni più confortevoli per chi arriva e per chi lavora – sottolinea Angela Quaquero – il personale medico e di polizia, i volontari, gli operatori della Protezione civile e i mediatori culturali potranno così operare in condizioni migliori”. I soldi sono già stati trasferiti alla Prefettura di Cagliari e saranno spesi tramite bandi pubblici e convenzioni.

La seconda accoglienza. Un secondo punto prevede di curare ancora di più l’integrazione per chi ha già ottenuto protezione: in campo nel piano regionale, oltre al supporto dei progetti Sprar, percorsi formativi nei settori di turismo, artigianato e agricoltura, progetti di volontariato sociale e di inclusione, coinvolgimento di giovani migranti nello sport e in particolare nel calcio in collaborazione con la Figc e il Cagliari Calcio. La Regione, inoltre, prevede corsi di formazione per operatori e gestori di centri di accoglienza. Potenziata, infine, l’azione di mediazione: da un anno esiste una Lista dei mediatori interculturali a cui si sono iscritte 237 persone, 33 sono state recentemente contrattualizzate tramite selezione pubblica.

(foto di Roberto Pili)

Francesca Mulas

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