Il medico-onorevole che difende i vitalizi: “Me li sono guadagnati”

Intervista a Giorgio Carta, storico leader del Psdi, politico di lunghissimo corso tra la Sardegna e Roma: ecco cosa dice sui vitalizi e sul loro possibile taglio.

Prima consigliere regionale, poi assessore e infine parlamentare. È la storia politica di Giorgio Carta, nato a Ierzu nel ’38, socialdemocratico del Psdi, di cui è stato segretario nazionale. Entrò nella massima assemblea sarda a quarantuno anni, passando dal collegio di Cagliari, quando già era cardiologo e gastroenterologo, specializzato  in medicina del lavoro. Nel ’92 l’ingresso a Montecitorio e due volte sottosegretario: ai Trasporti e alle Finanze, nei governi Ciampi e Amato. Carta prende due vitalizi e una pensione. “Poco più di ottomila euro al mese – dice -, ma me li sono sudati e guadagnati col duro lavoro. Se in Sardegna il Consiglio regionale vuole prevedere un contributo di solidarietà, ricavandolo dalle nostre rendite, non sarà certo io a oppormi. Ma altro cosa sono i diritti acquisiti: quelli non si toccano”.

Onorevole Carta, nell’elenco online sul sito del Consiglio c’è scritto che lei prende un vitalizio da 4.581 euro. Come arriva a ottomila?

Ho riscattato due legislature da parlamentare, perché non sono stato fortunatissimo ed entrambe le volte le Camere vennero sciolte. Quei dieci anni mi valgono circa 2.300 euro mensili. La pensione da medico, invece, è irrisoria.

Irrisoria quanto?

Davvero poca roba.

Dal dossier pubblicato ieri dal quotidiano La Repubblica, la fotografia è chiara: sui tagli ai vitalizi la Sardegna è inadempiente insieme ad altre nove Regioni.

Bisogna chiarire che le rendite dei politici non sono né un privilegio né un sopruso a danno dei cittadini. Piuttosto una garanzia a tutela degli eletti, perché bisogna smetterla col credere che la politica non sia un lavoro. Richiede anzi impegno e studio rigoroso. Ai miei tempi, almeno, funzionava così. Se vogliamo parlare di oggi, la penso come tutti i cittadini: non esiste più il primato della politica, inteso come mediatore unico per risolvere le diseguaglianze sociali. È la finanza a governare gli Stati.

Il vitalizio non è un privilegio, ma le rendite d’oro sì che lo sono.

Sarebbe bastato che la politica si regolasse.

Anche lei è stato “la politica”. Ma non vi siete regolati. Ciò che il buon senso, vista la crisi, richiederebbe oggi.

I cittadini sbagliano bersaglio. Pensano che sia sufficiente tagliare i vitalizi per risolvere i problemi dell’Italia. Ma non è così. Io ho svolto al massimo delle mie possibilità i miei tre mandati in Consiglio regionale e i due alla Camera, senza considerare i sette anni da assessore nel Comune di Cagliari, di cui uno da vicesindaco. Attualmente sono coordinatore dell’Associazione degli ex parlamentari della Sardegna: coi miei colleghi, pur essendo fuori dalle aule parlamentari, cerchiamo di dare un contributo di esperienza per far riavvicinare la parte migliore del Paese alla politica, invitandola a una partecipazione consapevole. E siccome è dalla scuola si comincia a diventare cittadini, accettiamo di buon grado gli incontri col mondo della scuola e della lavoro. Anche perché lo Stato è in debito con l’istruzione e l’occupazione.

Non trova però che due vitalizi e una pensione siano troppi?

Se avessi fatto un solo lavoro, sommando gli anni di contributi, sarei arrivato alla stessa cifra.

Un periodo avrà fatto insieme il medico e il politico?

Io mai: da quando ho cominciato il mio impegno totalizzante nelle istituzioni, non ho mai esercitato la professione rispettando le norme. La politica è come una droga: si prende a piccole dosi, crescenti e se ne diventa dipendenti. Anche quando sono cessati gli incarichi elettivi.

Perché è contrario a una legge sulla riduzione permanente dei vitalizi?

Non sono contrario io, piuttosto lo stabiliscono le sentenze della Consulta. È anticostituzionale tagliare solo le rendite a una sola categoria. Bisogna rispettare il principio dell’uguaglianza di tutti i cittadini davanti alla legge. Io non sono un trovatello: alla politica mi sono avvicinato dopo aver conseguito una laurea e tre specializzazioni. Non stavo andando alla ricerca di un posto di lavoro: quello lo avevo già.

Al. Car.
(@alessacart on Twitter)

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