“In questi giorni, ieri particolarmente, in tutta Europa abbiamo ancora una volta verificato che le soluzioni positive si allontanano, quando prevalgono scontro ed esasperazioni di posizioni: la cultura può fornire supporto per il dialogo e il confronto che consentano di addivenire a soluzioni condivise”. È questo l’unico passaggio che il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, in visita in Sardegna, ha dedicato al caso Catalogna, col braccio di ferro tra il governo di Madrid e la Generalitat (qui il discorso integrale fatto dal capo dello Stato all’università di Cagliari in occasione dell’inaugurazione dell’anno accademico 2017-2018).
Mattarella non ha espressamente nominato la Catalogna. Si è limitato a dire “i fatti di ieri”, ma il referendum nella Comunità autonoma di Barcellona è stata seguito dalla stampa di tutto il mondo. Il presidente della Repubblica non ha fatto nemmeno riferimenti espliciti all’unità nazionale dell’Italia. Ma è significato che si sia soffermato sulla consultazione catalana proprio in Sardegna che nelle mappe politiche è univocamente considerata una terra con vocazione indipendentista.
Qualche settimana fa è stato il giornale online Linkiesta a inserire l’Isola a immaginare una nuova Europa di ottanta Stati, se tutti i processi di secessione sostenuti da partiti e movimento andassero a compimento (leggi qui). E in questi giorni diversi giornali nazionali hanno segnalato la presenza di una delegazione di indipendentisti sardi in Catalogna per seguire il referendum come osservatori (al. car.)
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