Lavoro, Mura: “I voucher al posto dei contratti, brutta abitudine da cambiare”

Con Virginia Mura, assessore regionale al Lavoro, proseguono le interviste di Sardinia Post per fare il punto sull’attività della Giunta.

“Mi faccia dire una cosa prima: da assessore al Lavoro il mio compito non è trovare un’occupazione a chi non ce l’ha, ma predisporre strumenti per consentire che ciò avvenga”. Virginia Mura parla dal suo ufficio di via San Simone, all’ottavo piano della torre Auchan da dove lancia la prima stilettata contro la precedente amministrazione di centrodestra. “Sulla cassa integrazione in deroga – spiega – c’è stato un abuso: la Regione pagava 200 milioni di ammortizzatori sociali”. Con la Mura proseguono le interviste di Sardinia Post agli esponenti della Giunta per fare un bilancio sull’attività di governo passati due anni e mezzo dall’inizio della legislatura.

Assessore, emergenza lavoro: facciamo il punto sulle risorse a disposizione?

“Dall’Esecutivo nazionale, combattendo una battaglia difficile, siamo riusciti a ottenere gli ultimi 45 milioni necessari a pagare quei 200 concordati dalla giunta Cappellacci per la mobilità in deroga del 2014. Abbiamo ereditato una situazione davvero pesante, con costi enormi rispetto a Sicilia, Calabria e Campania, pur avendo una popolazione di molto inferiore”.

La stortura del sistema regionale qual è?

In Sardegna ci sono casi di ammortizzatori sociali pagati agli stessi lavoratori da trentacinque anni. Sia chiaro: i sussidi servono e sono utili per dare un reddito a chi, diversamente, non lo avrebbe. Ma l’abuso non è accettabile. Tanto che il Governo nazionale, dal 2015, ha cancellato le risorse per la cassa integrazione in deroga”.

Da due anni e mezzo la Regione è governata dal centrosinistra: la rotta sulle politiche del lavoro può considerarsi invertita?

Intanto siamo riusciti a rendere funzionanti i Centri per l’impiego, assorbiti dall’Aspal, la nuova agenzia regionale per le politiche attive del lavoro.

In Sardegna quanti disoccupati ci sono?

Nel primo trimestre del 2016 se ne contavano 127mila, pari al 18,8 per cento.

Nello stesso periodo del 2015 quanti erano?

Erano 123.500, pari al 18,2 per cento. Ma l’aumento è da imputare alla fine degli incentivi da parte del Governo. Per valutare l’azione della Regione il dato di riferimento è il 2014, quando i disoccupati erano 133.200, pari al 19,7 per cento.

La Regione non può non assumersi le proprie responsabilità.

In questi due anni e mezzo possiamo dire con certezza di aver spostato il baricentro: i numeri dimostrano che, in fatto di lavoro, la Sardegna non può essere associata più alle altre Regioni del Mezzogiorno.

Gli indicatori che lo dimostrano quali sono?

La popolazione inattiva è diminuita dal 40,1 per cento del 2014 al 39,5 del 2016. Stiamo parlando sempre del primo semestre. In valori assoluti siamo passati da 445.900 a 432.900. Nello stesso periodo, nel Mezzogiorno la percentuale di inattiva era Nel 2014 il tasso di attività si attestava al 59,9 per cento, nel 2016 è salito al 60,5. Nel Sud lo stesso indicatore era al 53,1.

Non sono comunque grossi margini di miglioramento.

È invece un grosso successo che i sardi abbiamo smesso di arrendersi all’assenza di lavoro iscrivendosi alle liste di collocamento, come dimostra la riduzione degli inattivi. Vuol dire che è percepito un cambiamento, che si intravedono possibilità. Come ho detto prima, il mio compito da assessore non è quello di creare direttamente occupazione, ma favorire le condizioni perché ciò avvenga dando, a chi non ha lavoro, la possibilità di ritrovarlo e a chi l’ha perso di ritrovarlo, operando anche sulla formazione e sulle competenze delle persone. In questi due anni e mezzo lo abbiamo fatto con decine di progetti, a cominciare da Garanzia giovani: abbiamo censito il 90 per cento di quei 50mila ragazzi dai 15 ai 29 anni di cui in Sardegna nessuno si era mai occupato prima. Noi, invece, li abbiamo presi in carico costruendo per ciascuno un profilo e quindi individuando un percorso, una strada.

Quanti di questi giovani hanno trovato un lavoro?

I dati non li conosciamo ancora. Ma è di enorme importanza che siano stati attivati, come si dice tecnicamente. Esistono, sono lì, rappresentano un potenziale bacino di nuove professionalità. Con 28 milioni, destinati alla Flexicurity abbiamo invece organizzato i 1.500 tirocini di rientro per i fuoriusciti dagli ammortizzatori sociali in deroga, tirocini combinati con un consistente bonus per i datori di lavoro che poi volevano assumere quei lavoratori, la fascia più debole e difficile da rioccupare. In totale 4.700 persone che stiamo ancora monitorando e alle quali viene assegnato un contributo di 600 euro lordi mensili per frequentare i corsi. È appena partito, per un valore di 11,5 milioni, l’intervento sul contratto di ricollocazione destinato ad altri 2.800 lavoratori. Per i disoccupati ordinari, cioè quelli che da tempo sono iscritti nelle liste di collocamento, sono state create 1.500 occasioni formative attraverso un bando da 26 milioni: si tratta di un nuovo progetto che permettere di acquisire competenze in materia di green & blue economy (sviluppo sostenibile), settore in espansione. Ecco perché attivare percorsi virtuosi facilita le assunzioni. Si pensi anche al part time verticale sostenuto dalla Regione nel settore del turismo con l’obiettivo di allungare la stagione facendo leva sui contratti di mezza giornata: su questo intervento abbiamo investito 7,5 milioni, ma ci sono state molte più domande rispetto alle risorse disponibili. Quindi replicheremo.

Tanti soldi spesi. Ma con quali ritorni?

La fase di analisi non è conclusa. Tra gli interventi avviati segnalo l’altro importante tassello messo su welfare e conciliazione, un protocollo firmato con le parti sociali. Assegna alle piccole imprese un bonus per sostenere il costo della maternità: sono 4mila euro per sei mesi, attraverso i quali la Regione sostiene anche la formazione della lavoratrice neo-mamma al suo ritorno, per un totale di 25 ore. La parte della conciliazione si rivolge alle libere professioniste e alla artigiane: copre il pagamento delle giornate dedicate all’assistenza ai familiari, visto che socialmente si tratta di un compito riservato alle donne. Una misura molto utilizzata dalle imprese è stata il welfare to work, per lavoratori svantaggiati e disoccupati di lunga durata o appena assunti: abbiamo garantito un contributo di 12.500 euro su ogni nuovo contratto a tempo indeterminato.

I progetti che ha elencato rientrano nella strategia “Europa 2020” che ha introdotto, tra le altre cose, i voucher. A lei non piacciano: perché?

Io non sono contraria al voucher in sé. Anzi: ha permesso di far venire a galla il sommerso. Ma oggi ne se fa un ricorso eccesso che ha l’effetto di destrutturare il mercato del lavoro. Le imprese stanno usando il voucher non più per pagare prestazioni occasionali come può essere la vendemmia, ma come sostituto di una rapporto di lavoro che prima era continuativo. Per fortuna anche il Governo nazionale si è accorto di questa stortura e sta studiando una nuova formula per tenere in equilibrio legalità e sistema dei contratti.

L’Insar, la partecipata della Regione che si occupa di politiche per il lavoro, è ancora in mano al centrodestra. Ma soprattutto alcuni partiti del centrosinistra, con Sel e Cd in testa, hanno mosso pesanti accuse parlando “sistematico ricorso a collaborazioni esterne con affidamenti diretti o tramite utilizzo di short list”. Perché la Giunta non interviene?

La Regione non può permettersi di pagare due amministratori delegati. In ogni caso l’Insar non agisce per conto proprio: sull’attività della società viene svolto il cosiddetto controllo analogo. E se ne occupa sia l’assessorato al Lavoro che lo stesso Governo nazionale, a sua volta azionista (di minoranza) attraverso Italia lavoro.

Ma è vero che l’Insar ha in cassa, e sono cioè soldi inutilizzati, venti milioni di euro?

Forse anche di più. Ma li impegneremo tutti, perché sono risorse ancora spendibili. I fondi Ue della programmazione 2007-2013, invece, come Regione li abbiamo utilizzati tutti. E sono stati anche certificati dall’Unione Europea che ha riconosciuto la correttezza degli interventi.

Ci pensa al rimpasto di Giunta e alla possibilità che possa essere sostituita?

No. E non me ne ne può fregare de meno. Due anni e mezzo fa ho accettato l’incarico con spirito di servizio e così sto andando avanti. E sono serena anche perché le politiche che abbiamo avviato andranno avanti e resteranno a disposizione dei sardi.

Alessandra Carta
(@alessacart on Twitter)

Diventa anche tu sostenitore di SardiniaPost.it

Care lettrici e cari lettori,
Sardinia Post è sempre stato un giornale gratuito. E lo sarà anche in futuro. Non smetteremo di raccontare quello che gli altri non dicono e non scrivono. E lo faremo sempre sette giorni su sette, nella maniera più accurata possibile. Oggi più che mai il vostro supporto è prezioso per garantire un giornalismo di qualità, di inchiesta e di denuncia. Un giornalismo libero da censure.

Per ricevere gli aggiornamenti di Sardiniapost nella tua casella di posta inserisci la tua e-mail nel box qui sotto:

Related Posts
Total
0
Share