La Regione cerca venti dirigenti, ma il concorso esclude disoccupati e precari

È polemica sul concorso della Regione per assumere venti dirigenti a tempo indeterminato. Il bando, prorogato alla fine del mese, è stato pubblicato lo scorso 29 settembre. Risulta che non possono partecipare né i disoccupati né i professionisti con contratti a tempo determinato o di consulenza, pur avendo la qualifica. Alla nostra Redazione è arrivata una mail di protesta. Sardinia Post ha approfondito il tema, confermando la veridicità della segnalazione, scritta di fatto all’articolo 3 dello bando stesso che elenca i “Requisiti generali e specifici di ammissione” (clicca qui per consultare il bando completo).

Va precisato che la porta sbarrata a chi non ha attualmente un lavoro o ce l’ha precario, non rappresenta una irregolarità. Né formale né sostanziale. Si tratta piuttosto di una scelta fatta dalla Regione che per selezionare i candidati ha deciso di applicare la legge sarda, la numero 31 del ’98, anziché il Dpr 70/2013.  Questo perché (anche) in materia di concorsi la Sardegna ha una competenza primaria, quindi può derogare alla normativa nazionale.

La legge 31 è la “Disciplina del personale regionale e dell’organizzazione degli uffici”, in base alla quale “l’Amministrazione e gli enti operano con i poteri del privato datore di lavoro, adottando tutte le misure inerenti alla organizzazione e alla gestione dei rapporti di lavoro”. Comprese le regole di reclutamento del personale, previste all’articolo 32 e riportate nel bando di settembre.

Di qui, oltre all’obbligo del possesso di una laurea, ai candidati sono richiesti questi requisiti: essere “dirigenti di ruolo di una pubblica amministrazione” o “dirigenti di una struttura privata con una anzianità di effettivo servizio di almeno cinque anni nella qualifica” o “dipendenti di ruolo di una pubblica amministrazione in una qualifica per la quale è (o era) richiesto il possesso della laurea sopra richiamata, con un’anzianità di effettivo servizio di almeno 5 anni, con rapporto a tempo pieno o a tempo parziale”.

Se invece la Regione avesse applicato il Dpr 70, in base all’articolo 7 al concorso della Sardegna sarebbero stati ammessi pure coloro che, con  la stessa qualifica, hanno lavorato o lavorano con contratti a tempo determinato. In buona sostanza fanno e hanno fatto i dirigenti esterni. E nella pubblica amministrazione questa figura è prevista dal decreto legislativo 165/2001 all’articolo 19, secondo il quale “l’incarico può essere conferito” a quanti “abbiano conseguito una particolare specializzazione professionale, culturale e scientifica desumibile dalla formazione universitaria e postuniversitaria”. Non solo: considerando il blocco dei concorsi pubblici per contenere la spesa dello Stato, la figura del dirigente esterno è stata molto utilizzata negli ultimi anni per coprire posti che altrimenti sarebbero rimasti vacanti.

Non è possibile quantificare il numero di persone che, con le regole applicate dalla Regione, devono rinunciare al bando di settembre. Di certo tra i dirigenti disoccupati e quelli a tempo determinato, quindi non di ruolo, sono esclusi coloro che non esercitano nemmeno “la libera professione da almeno cinque anni, con iscrizione al relativo albo, per la quale è richiesta l’abilitazione successiva al conseguimento della laurea”, si legge all’articolo 3. E si tratta di un requisito richiesto in alternativa alla qualifica di dirigente di ruolo.

L’applicazione della legge regionale 31 anziché il Dpr 70 è confermata dalla Regione, sebbene da viale Trento non rilascino alcuna dichiarazione ufficiale.

Al. Car.
(@alessacart on Twitter)

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