La Murgia: “Dal Pd mi promettono voti se metto in lista dieci nomi indicati da loro”

Emissari del Partito democratico chiamano Michela Murgia per proporle il seguente scambio: tu candidi nelle liste di “Sardegna Possibile” una decina di nomi che noi ti indichiamo. E noi di garantiamo quei punti di percentuale che ti mancano per vincere. E’ la stessa Murgia a segnalarlo sul suo blog con un post dal titolo: “Basta Risiko, facciamo politica per i sardi”.

Prendendo spunto dal recente convegno del Fai sul Piao paesaggistico, la scrittrice rileva la “marginalità della classe politica” a fronte di una società che invece si muove, si incontra, discute. ” C’è un centrosinistra – scrive – che combatte anche così per non disperdere la propria identità politica: si stringe intorno a temi universali come l’ambientalismo responsabile, si riunisce per contare le forze e per farlo paga volentieri anche il prezzo di ritrovarsi accanto complici improbabili quanto può esserlo un’impellicciata Marta Marzotto”.

Un ambiente prodigo di consigli. Accomunati, racconta la Murgia, da una parola d’ordine: rassicurare. “E’ sorprendente osservare quanto molte persone benissimo intenzionate la vogliano mediana questa nostra ‘Sardegna Possibile’: trasversale ma non di traverso, magari giovane e dinamica, ma comunque pronta a un buon numero di compromessi con il vecchio, altrimenti – mi assicurano – non andremo da nessuna parte”.

Ed ecco la rivelazione sugli approcci democratici: “Come sarebbe facile dare retta a questa sirena. Come sarebbe facile dire di sì ai signori del PD che chiamano per dirmi “Accetta dieci nomi nostri e ti diamo i punti che ti mancano, altrimenti noi perdiamo, ma tu non vinci”. Dicono proprio così: “ti diamo i punti che ti mancano”, come se stessimo parlando della tessera del supermercato per ritirare le pentole a Natale, e non della Sardegna e dei suoi prossimi difficilissimi cinque anni”. Ma chi sono questi signori? La Murgia non lo dice.

Il Partito democratico, comunque, non è l’unico bersaglio. La Murgia si occupa anche delle forze che si stanno raccogliendo attorno a don Ettore Cannavera: “Sarebbe facile – scrive – anche accettare di sedermi al tavolo di chi in questi giorni sta radunando intorno a sé chi è rimasto fuori dai tavoli più grossi; potrei farlo per diplomazia, ma non posso fare finta di credere davvero che il cambiamento di rotta passi per la somma di sei sigle minoritarie rappresentate da altrettanti marpioni, sempre maschi, sempre gli stessi da vent’anni, avvezzi a ogni trattativa al punto da essere pronti anche a farsi compattare da un uomo di potere nascosto dietro a un uomo di chiesa”.

Durissima la conclusione: “Mi dispiace per don Cannavera, ma credo che si stia prestando – voglio sperare inconsapevolmente – a un’operazione di bassa macelleria strategica: tenere ferme le bocce impazzite del sedicente sovranismo e della sinistra con il solo scopo di destabilizzare la candidatura di Francesca Barracciu, nella speranza che un avvicendamento con un nome meno imbarazzante del suo possa riaprire le trattative per far sedere a quel tavolo tutte le sigle sopraccitate. Ecco perché io il 6 dicembre non sarò a Serdiana, ma a Tempio, a Sassari e a Olbia nei giorni successivi per incontrare i sardi come me, quelli ai quali interessa ragionare del futuro dell’isola e non di quello di partiti e coalizioni”.

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