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La Corte dei conti denuncia i danni, la giunta regionale premia chi li fa

“Intrecci corruttivi”, “gravissimi illeciti diffusi in tutti i livelli di governo e di gestione delle risorse pubbliche”, “sperperi causati dall’uso disinvolto del denaro pubblico”. E ancora: “espletamento di funzioni amministrative ispirato alla realizzazione di interessi personali, perseguiti in totale spregio dei canoni costituzionali di imparzialità e di buon andamento e in definitiva del fondamentale principio di legalità”.

E’ quasi un rituale. Ogni anno prima il procuratore nazionale, poi i presidenti delle sezioni giurisdizionali della Corte dei Conti, fotografano, nelle loro relazioni, la situazione della pubblica amministrazione e le parole più usate sono regolarmente “cattiva amministrazione” e “danno erariale”. Così ieri il presidente della sezione giurisdizionale sarda Mario Scano e il procuratore generale Donata Cabras davanti alle autorità isolane, tra le quali il presidente della giunta Regionale Ugo Cappellacci.

“In via generale – ha detto Mario Scano – si può ormai parlare di una vera e propria divaricazione dell’attività pubblica – cioè di ogni attività finalizzata al soddisfacimento degli interessi della comunità o di interessi particolarmente rilevanti sul piano sociale, ed implicante comunque l’utilizzo di risorse erariali – dai principi del buon andamento e dell’imparzialità dell’azione amministrativa sanciti dall’art. 97 della Costituzione, cui si riconducono le regole: dell’organizzazione dei pubblici uffici secondo disposizioni di legge; della determinazione delle sfere di competenza; delle attribuzioni e delle responsabilità dei funzionari…”

Curiosamente, negli stessi giorni cui il presidente della sezione sarda metteva a punto la relazione che ha letto ieri, il presidente della Regione Ugo Cappellacci firmava un decreto di nomina in virtù del quale Antonio Monni è diventato, il 5 febbraio scorso, direttore generale di Laore, l’agenzia regionale per l’attuazione dei programmi regionali in campo agricolo. Monni è noto alla Corte dei conti. Infatti è stato condannato a risarcire proprio la Regione per il danno erariale cagionato quando era direttore generale dell’assessorato all’Agricoltura. La sentenza aveva quantificato il danno in 36mila euro, poi ridotti a 8mila.

La notizia, data da Sardinia Post, non ha avuto alcuna smentita. Né il governatore Cappellacci ha ritenuto di dover dare alcuna spiegazione sui criteri che hanno ispirato la sua decisione. D’altra parte qualche mese prima aveva deciso di affidare la guida della Fondazione San Giovanni Battista di Ploaghe – e l’annessa dote da 25 milioni fornita dalla Regione per evitare il fallimento – al primo cittadino Francesco Baule, in quota Udc. Lo stesso Baule che, come Monni, può vantare nel proprio curriculum una condanna, sempre per danno erariale alla Regione, ‘incassata’ in qualità di presidente della Stazione sperimentale del sughero. Nello specifico, si parla di un risarcimento di poco inferiore ai 90mila euro, poi ridotto a 22mila.

Che la situazione per la Sardegna non fosse rosea d’altra parte lo si era visto già un mese fa con la relazione del procuratore generale della Corte dei conti
Salvatore Nottola, zeppa di riferimenti alla Sardegna. E dunque: corruzione, illeciti nella sanità, evasione fiscale, frodi finanziarie, danni  ambientali ed erariali. Non s’era salvata nemmeno la Flotta sarda, inserita tra gli esempi dei casi ‘corruttivi’ su segnalazione della sezione  regionale della Corte dei conti.

Anche in quell’occasione, nessuna reazione dal parte del governo regionale. Ieri, un commento è venuto dal vicepresidente del Consiglio, il riformatore Michele Cossa, il quale ha detto che è essenziale che i cittadini possano vedere in chi li amministra “un comportamento ispirato a etica e a moralità”. Cossa fa parte del gruppo dei Riformatori ed è nella maggioranza che sostiene la giunta regionale in carica.

 

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