michela murgia

“Se è vero che mi candido”. L’intervento integrale di Michela Murgia

Di seguito l’intervento integrale di Michela Murgia.

 

Molte persone in queste settimane mi hanno chiesto quanto ci fosse di vero nell’ipotesi di una mia candidatura alla presidenza regionale. Il fondamento c’è ed è nel fatto che Progetu Republica de Sardigna (ProgReS) due settimane fa mi ha chiesto di verificare la fattibilità di una coalizione civica che riunisca forze indipendentiste, personalità della società civile e quanti – pur provenienti da altri percorsi politici – vogliano contribuire a costruire un progetto comune per il bene della Sardegna. Il mandato politico che ho ricevuto sottintende che io accetti di essere candidata a guidare questa coalizione. Entrambe sono richieste impegnative e per rispondere seriamente occorre fare molte valutazioni.

Esistono almeno tre motivi per dire di sì.

Il primo è la serietà di chi mi fa la richiesta. ProgReS è un partito giovane e dinamico, dove la media degli aderenti è intorno ai 30 anni e la competenza più diffusa è la laurea. Nei suoi laboratori negli ultimi anni si è dato vita a un’elaborazione ben diversa dalle bassezze di soffitto della classe dirigente che guida attualmente la Sardegna, cosa che ho avuto modo di verificare anche di recente sedendomi con consiglieri regionali di diversi schieramenti ai tavoli di discussione su temi delicati come l’energia, l’ambiente e la partecipazione popolare alle scelte politiche. Il percorso di ProgReS contiene lo stesso respiro che in questi anni ha portato molti sardi a unirsi per combattere le principali battaglie tematiche dell’isola, dai trasporti alla fiscalità, dai diritti delle persone all’economia reale. Quello che mi convince nel loro progetto non è solo che è valido, ma soprattutto che è inclusivo: può facilmente coniugarsi ad altre elaborazioni, purché fondate sul desiderio che i sardi diventino pienamente responsabili di se stessi e delle proprie scelte.

Il secondo motivo è l’urgenza dettata dai tempi. La Sardegna è a un punto di svolta pieno di potenzialità ambivalenti. Da un lato c’è una drammatica crisi strutturale che sta soffocando la vita delle persone e che se non viene affrontata in modo deciso rischia di trascinarci tutti al baratro. Dall’altro ci sono segnali di creatività economica, culturale e sociale che sorgono dalla Sardegna stessa e che una classe dirigente meno ottusa ed egoista di questa avrebbe già saputo riconoscere e valorizzare. Questo momento non va dunque trattato come una qualunque emergenza passeggera; ci sono scelte che vanno compiute adesso oppure si toglierà per sempre ai sardi la possibilità di farle. Per questo da più parti preme una forte volontà di impegno alla costruzione di un’alternativa al sistema politico attuale.

Il terzo motivo per cui posso accettare è che ritengo del tutto inutile sperare in un rinnovamento interno dei sistemi di partito attuali. So bene che tante persone impegnate e con buone intenzioni, a dispetto di ogni evidenza contraria, sperano ancora di poter correggere dall’interno il PD e il PdL. Io invece non ho accettato nessuno degli inviti a candidarmi che si sono succeduti da parte loro, perché non sono mai riuscita a credere che il destino della Sardegna potesse essere deciso da una classe politica guidata da interessi, visioni e prospettive esterne alla Sardegna. Il cambiamento che verrà dovrà essere condiviso dai sardi al di là di ogni distinzione ideologica e dovrà avere il coraggio di rivolgersi a loro senza mediatori.

La mia risposta dunque è sì?
No, perché ci sono anche criticità oggettive in questa ipotesi.

Il PD, il PdL e i rispettivi alleati, con pochissime eccezioni irriconoscibili grazie al voto segreto, hanno blindato le loro rendite di posizione dentro al consiglio regionale e si sono cuciti addosso una legge elettorale fatta apposta per evitare il sorgere di una terza via alternativa ai loro interessi. Giovani, outsider e donne sono stati volutamente marginalizzati, al punto che se la prossima turnata elettorale fosse una gara d’appalto sarebbe truccata, se fosse una performance sportiva sarebbe dopata e se fosse un corso universitario sarebbe a numero chiuso senza test di ingresso: chi è dentro è dentro, chi è fuori ci resti. Bisogna quindi avere una forte ipotesi di consenso per non ridurre a mera testimonianza l’enorme capitale di speranza che vorrebbe concentrarsi su questo progetto. E’ un mio dovere verificare che ci sia prima di accettare, perché il bene dell’isola non merita di finire in minoranza. Qualcuno mi ha detto: a queste condizioni ce la può fare solo un partito. A me l’unico partito che interessa sono i sardi e sono convinta che la gente della mia terra sia infinitamente più forte degli apparati che vorrebbero ingabbiarne il futuro.

Le questioni da sciogliere sono quindi queste:

– Esistono in Sardegna abbastanza sardi liberi da clientele da credere in un moto di cambiamento opposto e contrario a quello dei tradizionali partiti?
– Esiste un numero significativo di soggetti politici e pre-politici disposti a lasciarsi coinvolgere nella progettazione di un orizzonte comune per la nostra isola?
– Esistono le condizioni perché questo progetto possa convincere a venire a un seggio anche quel 40% di elettori delusi e traditi che non vota più?
– Esiste un desiderio di risposte che vada oltre l’espressione di quella giustissima rabbia civica che il M5S si è intestato alla scorsa turnata elettorale, ma alla quale non ha saputo dare ancora soluzioni, perso nei suoi conflitti interni?
– Esistono le risorse economiche disposte a mettersi a disposizione per affrontare una campagna elettorale in cui i poteri forti dell’economia e della politica cercheranno di contrastare qualunque progetto che possa andare contro i loro interessi?

C’è poi la questione della leadership: in politica ho sempre criticato le figure solitarie al comando, espressione di un infantilismo democratico che non intendo perpetuare in me. E’ la mia storia a non permettere equivoci in quest’ambito: da ragazza mi sono formata nell’associazionismo cattolico democratico e da adulta ho alimentato reti e contribuito a creare sistemi di relazione e di impresa. Assumendo questo mandato politico ho quindi l’obbligo di chiedermi se esistano almeno in potenza persone appartenenti a quella classe dirigente diffusa che opera nelle imprese e nelle reti sociali, mai o poco coinvolta nella vita politica, che sia disposta ad assumersi con me il compito di esprimere partecipazione nel metodo e piena condivisione nelle scelte.

Credo che la risposta a queste domande sia un sì e metterò in campo ogni mia risorsa per fare in modo che questo si veda, però sarebbe presunzione supporlo ora senza aver fatto i necessari passaggi per verificarlo: serve ancora almeno un mese di lavoro, studio e incontri con chiunque sia disposto a ragionare di questa ipotesi. Scioglierò quindi le mie riserve il 3 agosto durante l’appuntamento di Dies de Festa, la festa annuale di ProgReS che quest’anno si terrà a Nuoro. Quanti volessero valutare questa ipotesi possono, come stanno facendo già ora, procurarsi il mio numero affidandosi alla vecchia legge dei sei gradi di separazione: in Sardegna in genere ne bastano due.

Se anche quelli vi sembrano troppi, potete scrivere all’indirizzo sardegna.iocisto@gmail.com.

P.s.
Per rispetto nei confronti del percorso inclusivo e apartitico condiviso finora, ho presentato le mie dimissioni dalla presidenza di Lìberos, che la scorsa settimana ha eletto come nuovo presidente l’ottimo libraio sassarese Aldo Addis. Ringrazio tutto il gruppo per la generosità mostrata nell’accettare questo improvviso avvicendamento a neppure un anno dalla fondazione del circuito e mi tengo la piccola soddisfazione di sapere che oggi quella realtà è già abbastanza forte da non avere più bisogno di me.

Per lo stesso motivo, poiché in queste cose ci vuole chiarezza, da questo momento interrompo anche ogni attività di promozione dei miei libri sul territorio sardo. Le mie uscite pubbliche saranno riservate all’approfondimento dei temi che mi interessano come cittadina, fatti salvi gli impegni fissati prima di questa decisione.

Michela Murgia

 

Diventa anche tu sostenitore di SardiniaPost.it

Care lettrici e cari lettori,
Sardinia Post è sempre stato un giornale gratuito. E lo sarà anche in futuro. Non smetteremo di raccontare quello che gli altri non dicono e non scrivono. E lo faremo sempre sette giorni su sette, nella maniera più accurata possibile. Oggi più che mai il vostro supporto è prezioso per garantire un giornalismo di qualità, di inchiesta e di denuncia. Un giornalismo libero da censure.

Per ricevere gli aggiornamenti di Sardiniapost nella tua casella di posta inserisci la tua e-mail nel box qui sotto:

Related Posts
Total
0
Share