Favori e affari sulla pelle degli studenti

La Scuola digitale oggi sarebbe, realtà. Con benefici economici per le famiglie e migliori condizioni per lo studio. Ma un giorno La Regione incrociò Ilaria Sbressa e…

C’è un filo per niente sottile che lega la giunta Cappellacci a Ilaria Sbressa, la quarantenne manager cagliaritana che ora occupa una cella del carcere milanese di San Vittore per il crac della società di famiglia, la Interattiva srl. Ai domiciliari è finito invece il marito della Sbressa, Andrea Ambrogetti, amministratore di fatto di Interattiva e direttore delle relazioni istituzionali Mediaset. Si parla, per intendersi, della stessa società balzata al (dis)onore delle cronache per le famose “Pillole del sapere”, clip di tre minuti destinate alla didattica dei bambini scovate dal giornalista di Report Sigfrido Ranucci nel novembre 2012 ed evidentemente ritenute indispensabili dal Ministero dell’Istruzione, che le aveva acquistate a peso d’oro per un totale di 730mila euro. Valore reale: non oltre i 12mila euro. La Sbressa inoltre è l’editore della tv Abc, entrata nelle indagini della procura meneghina sulla Banca popolare di Milano.

E che ci azzeccano la Sardegna e la giunta Cappellacci? Il comune denominatore, oltre a una vagonata di milioni di euro, è il progetto “Scuola digitale”. Lo spiega bene un esposto presentato alla Procura di Cagliari (vedi) dal filosofo e docente universitario Silvano Tagliagambe, nominato dall’esecutivo regionale responsabile scientifico del progetto. E rimosso dall’incarico poco dopo che l’astro della Sbressa cominciò a brillare sul cielo dell’esecutivo sardo.

La vicenda è piuttosto articolata e va ben scandita. Il progetto “Scuola digitale” viene battezzato dalla giunta Cappellacci nel novembre del 2009. In ballo ci sono 119 milioni che arrivano nelle casse dell’assessorato alla Pubblica istruzione dall‘Unione europea. La procedura all’inizio va avanti in modo abbastanza spedito. Si nomina il responsabile scientifico del progetto, Tagliagambe appunto, e partono tutte le attività propedeutiche che porteranno, nell’aprile del 2012, alla pubblicazione di un bando da 40 milioni di euro: saranno impiegati per la fornitura della piattaforma didattica, dei materiali didattici digitali e dei servizi connessi, come l’assistenza in rete gratuita e l’help online.

Se tutto fosse andato avanti senza le interferenze e gli ostacoli che poi ci sono stati, già da quest’anno scolastico, oltre alle lavagne interattive multimediali (LIM)  e alla connessione Internet in ciascuna aula, i docenti e gli studenti sardi avrebbero potuto avere, senza alcun onere per le famiglie, materiali didattici digitali innovativi. E invece, oggi ci sono lavagne e connessioni internet – oltre alla promessa di 30mila tablet – che rimangono però delle scatole vuote: mancano i contenuti. Inoltre, avrebbero potuto disporre già da questo anno scolastico di servizi quali l’help on line, e cioè il supporto gratuito in rete per il recupero dei debiti scolastici (una sorta di sistema organizzato di ripetizioni per gli studenti in difficoltà, sgravando le famiglie, ancora una volta, dal peso delle ripetizioni private). Insomma, un’autentica rivoluzione e una boccata d’ossigeno per la disastrata scuola sarda. 

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