Insar, la spa della Regione rischia una procedura d’infrazione europea

Attraverso il progetto Ico a sostegno dell’occupazione, l’Insar ha concesso ad aziende private contributi superiori a 200mila euro: sono possibili aiuti di Stato.

L’Insar ha concesso alcuni aiuti di Stato”. Lo scrive, in una lettera, il direttore generale della Regione, Alessandro De Martini. Il documento, ottenuto riservatamente da Sardinia Post, chiude il cerchio intorno all’indagine interna aperta dal presidente Francesco Pigliaru e annunciata dal nostro giornale il 27 maggio scorso (leggi qui).

Adesso, dunque, i contorni sono definiti: il governatore ha deciso di vederci chiaro perché l’Insar – partecipata al 55,39 per cento dalla Regione (le restanti quote sono in mano a Italia lavoro, spa a sua volta controllata dal ministero delle Finanze) – rischia di finire sotto la tagliola di Bruxelles. Ciò vuol dire la possibile apertura di una procedura d’infrazione.

La questione ruota intorno al progetto Ico da 6,5 milioni di euro e dedicato “all’assunzione di disoccupati e inoccupati” nei settori dell’agroalimentare, della nautica e delle nuove tecnologie. Il bando, datato dicembre 2014, era diviso in due misure: una quella dei Pim (Percorsi di inserimento mirato per un totale di 4 milioni e 540mila euro), l’altra organizzata attraverso bonus occupazionali, pari a una spesa di 1.890.500 euro. I Pim possono essere paragonati a tirocini aziendali, durante i quali le imprese, dietro compenso pubblico, valutano le attitudini delle persone selezioni in vista di una loro eventuale assunzione. I bonus, invece, sono un incentivi pensati per favorire i contratti a tempo indeterminato.

Stando alla lettera firmata dalla presidenza della Regione, nell’assegnare i fondi del progetto Ico sarebbe stata sforata la quota massima di 200mila euro fissata dall’Unione europea a tutela del libero mercato (qui la normativa di riferimento col regolamento comunitario numero 651 del 2014). In buona sostanza, per Bruxelles ogni contributo pubblico che supera questa cifra deve ottenere il via libera dall’Ue, alla quale spetta valutare se si configura (o meno) come aiuto di Stato. Lo scrive nella lettera lo stesso Di Martini. “A questa Direzione generale .- si legge – non risulta l’esistenza di uno specifico regime preventivamente autorizzato dall’Unione europea a valere sul regolamento 651/2014 e richiamato anche nel bando quale base giuridica per la concessione” dei sussidi.

La missiva è stata spedita ai vertici dell’assessorato al Lavoro che, per competenza, hanno la super visione dell’Insar, sebbene questa sia una spa formalmente autonoma. La dirige Antonello Melis, commercialista fedelissimo di Ugo Cappellacci, nominato amministratore delegato dallo stesso ex governatore nella precedente legislatura. La lettera di De Martini, per conoscenza, è arrivata pure al capo di gabinetto della presidenza, Filippo Spano.

Le aziende che, relativamente alla misura dei Pim, hanno ottenuto sussidi per oltre 200mila euro sono: Avanade Italy, sede a Milano in via Lepetit 8/10: 420mila euro; Accenture technology solutions srl, sede a Milano in via Quadrio 17: 660mila euro; Generale conserve spa, sede a Olbia in via Corea 15/15: 210mila euro (qui l’elenco completo dei beneficiari anche per importi inferiori).

Il 27 maggio scorso era emerso che quasi tutti i bonus occupazionali vennero assegnati con riserva (leggi qui). L’escamotage, perfettamente legittimo sotto il profilo formale, ha permesso all’Insar di far figurare l’impegno delle somme in modo da non perdere il finanziamento europeo. Ma nella sostanza si è mancato l’obiettivo del bando, cioè il sostegno all’occupazione, visto che le trentotto imprese beneficiare hanno promesso 387 nuovi contratti solo sulla carta. Le assunzioni effettive sono state appena dieci in sette diverse imprese, pari al 2,42 per cento. L’Insar ha speso 110mila euro, su uno stanziamento totale 4 milioni e 540mila euro.

Nella missiva spedita all’assessorato al Lavoro, vengono chieste agli uffici “specifiche informazioni in merito”. In viale Trento sono risaliti ai presunti aiuti di Stato “in occasione di attività di monitoraggio” su contributi pubblici “concessi anche tramite soggetti terzi”. E si tratta di una tipologia nella quale rientra l’Insar, visto quel 55,39 per cento di partecipazione regionale.

Alessandra Carta
(@alessacart on Twitter)

LEGGI ANCHE: Il “caso Insar”. Non solo consulenze, ma un intreccio di legami societari

Insar, una rete di relazioni che passa per Carloforte (e Cappellacci)

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