Rilasciato l’indipendentista Doddore Meloni, vagava sulla 131. La sorella: “Sta male”

Doddore Meloni è stato rilasciato. E’ stato ritrovato nella zona di Uras, non lontano da Terralba. La sorella riferisce che “sta male”. Doddore sarebbe stato ritrovato pieno di lividi, col ginocchio gonfio e con ancora due giri di catena addosso, la stessa con cui era stato legato dai suoi sequestratori per impedirgli di fuggire. L’indipendentista ora si trova nella sua abitazione, assieme ai suoi familiari.
Secondo le prime ricostruzioni l’indipendentista è stato visto vagare sulla 131, nella zona di Oristano, intorno alle 20. Gli automobilisti lo hanno riconosciuto e hanno subito dato l’allarme. Ad andare a prenderlo in macchina è stato il nipote. Nel frattempo, però, Doddore aveva già trovato un passaggio e stava andando verso casa.

Ascoltato dagli investigatori Meloni ha detto: “Mi hanno sequestrato”, mettendo fine alle voci di aver simulato il rapimento. Per i militanti di Meris, si è trattato di una prigionia durissima: “Lo tenevano legato a una sedia e lo picchiavano ripetutamente durante gli interrogatori”.  In nottata ha rifiutato il ricovero in ospedale. “Vuole solo il suo medico e vuole restare a casa”, ha fatto sapere la famiglia.
Doddore era scomparso giovedì scorso. Poche ore prima della liberazione, domenica sera, c’era stato l’appello del fratello.

“Sono tre giorni ormai che non abbiamo notizie di Salvatore, siamo davvero molto preoccupati, non sappiamo più cosa pensare”. Così Antonio Meloni, il fratello di Doddore, esprimeva tutta l’angoscia per lo snervante silenzio. “Chi lo ha preso si faccia vivo con noi, ci dia un segnale anche piccolo”, esorta Antonio.  Più che mai vicini al loro leader, gli indipendentisti di Meris escludono categoricamente che Meloni si sia allontanato di proposito, inscenando il suo finto sequestro per avere visibilità sui giornali. Una tesi condivisa anche dal fratello. “Quando Salvatore organizzava qualche cosa di clamoroso in qualche modo ce lo lasciava capire – spiega – Ma stavolta niente ci ha fatto pensare ad un colpo di testa. Anzi, aveva programmato proprio per questi giorni la partecipazione a diverse manifestazioni elettorali in vista del voto del 24 e 25 febbraio. Questo lungo silenzio ci preoccupa davvero molto”, insiste Antonio parlando anche a nome della moglie di Doddore, Giovanna Uccheddu che oggi ha ricevuto anche la visita del sindaco di Terralba Pietro Piras, finora l’unico rappresentante di un’istituzione che si è fatto viva con la famiglia Meloni.

Su una valutazione, nel frattempo, gli inquirenti convergono: è il “sequestro” più strano della lunga storia della criminalità sarda. Per le modalità esecutive, per la forma della rivendicazione, per la vittima. L’unica cosa certa è che Salvatore Meloni, noto Doddore, è scomparso dalle ore 17 di giovedì scorso e che all’interno della sua automobile è stato trovato un volantino firmato dai “Guardiani della nazione”, un gruppo del quale non si conosceva l’esistenza. E che non è detto che esista per davvero.

Lo scetticismo degli inquirenti è molto più accentuato di quanto le dichiarazioni ufficiali lasciano intuire. Tutte le ipotesi sono prese in considerazione: quella del sequestro anomalo, realizzato con modalità sconosciute, quello della messa in scena, e quella che la politica non c’entri niente e che Meloni sia stato colpito per vendetta da qualche creditore esasperato. La vita imprenditoriale di Doddore – che nell’agosto scorso fu arrestato per evasione fiscale – non è stata men turbolenta e movimentata di quella politica.

Ma la dimostrazione più chiara dei dubbi degli investigatori viene dal fatto che il “sequestro Meloni” è rimasto, sul pian investigativo, circoscritto all’area dell’Oristanese. Con una generica “attenzione” non formalizzata della Procura distrettuale antimafia. La scomparsa di Salvatore Meloni viene trattata come un fatto locale e non come una vicenda clamorosa e gravissima di interesse nazionale. Il sequestro di un esponente politico segnerebbe il ritorno in Italia del terrorismo. Sarebbe un evento storico, idoneo a mobilitare i vertici della polizia e dei carabinieri oltre che, ovviamente, i servizi di sicurezza.

A sostegno dell’ipotesi del sequestro c’è, oltre al volantino – scritto con un vecchio normografo – una telefonata di minacce che Meloni avrebbe ricevuto qualche giorno prima della scomparsa. A creare perplessità l’assenza di qualunque notizia sulla presenza nell’Oristanese di un’organizzazione politico-militare (perché di questo si tratterebbe) in grado di compiere un’azione criminale così complessa e rischiosa. E anche la ‘richiesta’ posta come condizione per la liberazione: il ritiro di una lista elettorale di pura testimonianza. D’altra parte, come era scontato, “Meris” ha fatto subito sapere che di ritiro non se ne parla nemmeno.

L’ipotesi di una messa in scena, di uno scherzo, di una “carnevalata” ha circolato fin dal primo momento anche negli ambienti più vicini a Meloni. E continua a comparire – scatenando reazioni indignate da parte de fedelissimi – sulla stessa pagina Facebook del “presidente” della Repubblica di Malu Entu.

“Confesso – si legge in un messaggio postato ieri – che all’inizio ho pensato che questa storia fosse una “bufala”. Ma dopo due giorni, ho la sensazione che la “cosa” non lo sia e che che invece sia una faccenda molto preoccupante. Chi sono questi “guardiani della nazione” che praticano il “sequestro di persona”? Chi potrebbe intervenire, così a “gamba tesa”, in una competizione elettorale? La richiesta dei “sequestratori” è inquietante e dimostrerebbe che dietro la sparizione di Doddore vi sia una matrice “politica. A chi gioverebbe “il ritiro delle liste “MERIS” dalla competizione elettorale? A chi servirebbe “inquinare” questa pure “discussa” partecipazione degli indipendentisti sardi alle elezioni del parlamento italiano? Attenzione! C’è puzza dei “soliti, deviati, uomini grigi”!

Ma anche l’ipotesi di un’azione dei soliti “servizi segreti deviati” – l’unica, in effetti, idonea a dare una spiegazione a tutte le anomalie e alle stranezze – non trova argomenti sufficienti in riscontri della effettiva ‘pericolosità’ di Meloni per la sicurezza dello Stato. Come dimostra l’atteggiamento tollerante che le autorità hanno avuto nei confronti di Malu Entu. Se la proclamazione della repubblica indipendente fosse stata presa sul serio sarebbe da tempo intervenuto l’esercito con le truppe speciali e non la Forestale.

Un autentico mistero, insomma. E ogni giorno che passa lo rende più inquietante. Manca una settimana alla elezioni e – almeno formalmente – un leader politico è nelle mani di una banda criminale che chiede il ritiro della sua lista dalla competizione elettorale. Non succede più nemmeno in Sud America. Le autorità dovrebbero – qualunque sia la loro principale convinzione – fare il possibile per chiudere questa vicenda in tempi brevissimi.

Nicolò Businco

 

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