Il fantasma di Grillo si aggira per Iglesias

Un fantasma si aggira per Iglesias. E’ il fantasma di Parma, la prima città-capoluogo conquistata dal Movimento 5 Stelle. Un successo che, nel maggio del 2012 ‘preannunciò’ lo tsunami delle Politiche. E così – è questo il timore dei partiti tradizionali e la speranza dei militanti 5 stelle – un’eventuale conquista ‘grillina’ di Iglesias alle prossime amministrative potrebbe essere il preannuncio di un nuovo tsunami, tutto sardo, alle Regionali del 2014. Il timore (o la speranza) è, insomma, che così come (parole di Beppe Grillo), Parma è stata per il Movimento 5 Stelle la “Stalingrado d’Italia”, Iglesias possa diventarlo per la Sardegna.

In effetti le analogie tra Parma e Iglesias sono parecchie. Entrambe sono città dove una lunga tradizione di sinistra si è interrotta all’inizio della cosiddetta seconda Repubblica. E anche Iglesias, come Parma, arriverà alle elezioni sotto la guida di un commissario prefettizio nominato dopo la conclusione di un’esperienza di centrodestra. Anche se a causare nell’ottobre scorso le dimissioni del sindaco iglesiente dell’Udc Gino Perseu furono i contrasti nella maggioranza e non, come invece a Parma, una serie di scandali amministrativi. Ma, si fa notare, quel clima di esasperazione, di rifiuto dei partiti tradizionali, a Iglesias si è prodotto comunque: non per degli scandali, ma per gli effetti devastanti della crisi economica.

A Iglesias alle Politiche il Movimento 5 stelle si è largamente affermato come primo partito, con 4835 voti, il 31 per cento. Da solo ha battuto sia la coalizione di centrosinistra (ferma al 26,6 per cento), sia quello di centrodestra (20,6 per cento). Se poi si confronta il risultato di Beppe Grillo con quello dei singoli partiti, lo scarto è addirittura imbarazzante. Il M5S ha staccato di oltre 8 punti il Pd (che ha preso il 21,7 per cento) e di quasi 12 il Pdl (18,3 per cento). E’ vero che ancora non è comparso un Federico Pizzarotti (il sindaco ‘grillino’ di Parma) a Iglesias. Ma l’esperienza insegna che una personalità ancora poco conosciuta è in grado di recuperare molto rapidamente popolarità e consensi specialmente se per, per esempio, viene affiancata dal leader. L’arrivo di Beppe Grillo Iglesias per le amministrative è un altro degli elementi che danno forma al “fantasma” che spaventa i partiti tradizionali.

Stabilita due giorni fa dalla coalizione di centrosinistra la data delle primarie per la scelta dei cndidati-sindaco sardi, Il Pd iglesiente avvierà dalla prossima settimana le consultazioni con la base. Attualmente i nomi che vengono fatti di più nel “toto-sindaco” del centrosinistra sono quelli di due donne: Marta Testa, che ha mancato di pochissimo l’obiettivo alle scorse elezioni amministrative, e Carla Cicilloni, attuale segretaria cittadina del Pd, nonché vicepresidente della Provincia e assessore all’Ambiente.

Sul versante del centrodestra c’è da segnalare che alcuni esponenti del Pdl sono passati alla lista Monti. E che la lista Monti strizza l’occhio sia al Pd che ai Riformatori di Roberto Frongia, sostenendo che è necessario dare alla città un governo stabile, in grado di superare le monoculture minerarie e industriali che ne hanno caratterizzato lo sviluppo. Per contro, i Riformatori pongono veti precisi: “Mai con Giorgio Oppi e Claudia Lombardo – ha dichiarato Frongia – Mentre siamo disponibili a discutere con chiunque ha a cuore le sorti della città e vogliano prendere le distanze dai responsabili del declino dell’intero territorio”. Un po’ meno comprensibile, al contempo, la vicinanza dei Riformatori al movimento di Mauro Pili “Unidos” che dice rongie definisce “il mio interlocutore privilegiato”.

Quanto a Giorgio Oppi, il più potente dei politici iglesienti (e uno dei più potenti tra i politici sardi) si dice che stia preparando una lista autonoma, snobbando quindi tutti gli ex compagni di viaggio.

E i “grillini”? Per il momento tacciono, rispettosi delle direttive impartite dal loro guru. E’ certo comunque che ben presto dovranno presentarsi alla città, illustrare i propri programmi di governo e, eventualmente, dichiarare con quali interlocutori realizzarli. Per il momento il Movimento 5 Stelle lavora con estrema discrezione, preoccupato di evitare ‘infiltrazioni’. Non ha sede (le riunioni avvengono in locali pubblici) e non ha in programma iniziative pubbliche. Ma il sindaco? “Forse – rispondono i militanti – neanche noi ne conosciamo ancora il nome”. In altri tempi, per gli avversari una notizia del genere sarebbe stato rassicurante. Oggi, invece, rafforza la paura del ‘fantasma’.

Carlo Martinelli

 

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