Igea, nelle intercettazioni telefoniche spunta “Papà Oppi”

Carabinieri e Procura lo chiamano “Sistema Igea”: ecco come ha funzionato la spa regionale negli ultimi anni, secondo la ricostruzione degli inquirenti.

Non criminalità organizzata, ma organizzata criminalità“. Così il capitano Nicola Pilia, alla guida dei carabinieri di Iglesias, definisce il “sistema Igea“, cioè “il controllo economico e politico del territorio attraverso la gestione illecita dell’azienda“, fondata nel 1986 per mettere in sicurezza e bonificare le aree minerarie dismesse. Una “malversazione diffusa” che all’alba di oggi ha fatto scattare l’operazione “Geo&Geo” con tre ordinanze di custodia cautelare e 63 avvisi di garanzia emessi dal tribunale di Cagliari (gip Giuseppe Pintori, pm Marco Cocco). Tra gli indagati, un nome eccellente su tutti, quello di Giorgio Oppi, il gran capo dell’Udc, “chiamato papà nelle intercettazioni”, riferiscono gli inquirenti.

Tutto ruota intorno a cinque ipotesi di reato: truffa aggravata, peculato, turbativa degli incanti, voto di scambio e violazione delle norme sugli appalti. Cinque capi di imputazione che sintetizzano appunto il “sistema Igea”. In carcere è finito il sindacalista Uil Marco Tuveri, 62 anni, di Iglesias; domiciliari per l’ex presidente di Igea, Giovanni Battista Zurru (noto Bista), nato nel ’38 a Gonnosfanadiga; obbligo di dimora a Daniela Tidu, anche lei di Iglesias, 40 anni, un contratto da Co.co.co al Parco geominerario e chiamata all’Igea come segretaria nella gestione Zurru.

Nell’ordinanza con la quale il sindacalista Uil è stato arrestato, si parla di azione “in concorso con l’ex presidente“. Stando alle accuse, erano Tuveri e Zurru i dominus della “gestione illecita della società” che veniva portata avanti in diversi modi. Intanto attraverso “l‘utilizzo illegale di beni e risorse pubbliche“, ovvero gli indagati “disponevano liberamente di strutture e denari in capo alla società. Solo un dirigente, che infatti si dimise, provò a fermare la malversazione, ma venne perfino minacciato”. Non solo: secondo gli inquirenti, Oppi era il supervisore dei movimenti irregolari. Tanto che l’Igea è considerata “il fuedo dell’Udc”. Almeno negli ultimi cinque anni su cui si sono accesi i fari dei carabinieri e della Procura. Zurru, indicato dal partito di Oppi, è diventato direttore a maggio 2009 e poi scelto come commissario liquidatore a febbraio 2014 dopo le sue stesse dimissioni, appena prima delle elezioni Regionali.

La “gestione illecita dell’azienda” avveniva anche attraverso “appalti truccati“. Quindi “bandi e gare che in molti casi puramente fittizi”. Non solo: “L’Igea – osservano ancora i carabinieri – è una società in house, e ciò vuol dire che non aveva il potere di appaltare, ma avrebbe dovuto svolgere direttamente i lavori commissionati”. Il tutto, però serviva “a ottenere voti alle elezioni“, anche attraverso “il controllo di assunzioni a tempo”.

Le elezioni finite nel mirino della Procura sono due: le Comunali di Iglesias e di Assemini, entrambe del 2013. In corsa due candidati a sindaco e rispettive liste, sponsorizzati appunto il sistema Igea. “Ma non sono stati eletti”, sottolineano ancora dal Comando provinciale dei carabinieri, in via Nuoro a Cagliari, dove questa mattina è stata spiegata l’operazione “Geo&Geo”. È invece scritto nell’ordinanza che “la verifica dei voti era capillare. In un seggio del Sulcis, quello di Nebida, a monitorare l’andamento delle preferenze “c’era la Tidu”.

Poi ecco “la dismissione illegale di beni“: nell’ordinanza si fa riferimento a “un centinaio di carrettini in suo nelle miniere e regalati agli amici, ciascuno dei quali aveva un valore elettorale“. In particolare, i carabinieri hanno ricostruito che il carrettino più antico, dei primi del Novecento, valeva 100 voti. Ancora: il “sistema Igea” è anche “flusso di denaro pubblico distorto ed elargito sempre alle stesse persone“, cioè gli imprenditori locali finiti sotto inchiesta. Col risultato “di sperperare da un lato ingenti risorse dei contribuenti e impoverire dall’altro il territorio”. Nelle casse della spa sono finite dal 2009 al 2014 600 milioni di euro.

Alessandra Carta
(@alessacart on Twitter)

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