“I soldi Ue non si possono spendere”

L’assessore alla Programmazione, Raffaele Paci, frena sul tesoretto sardo arrivato da Bruxelles. “Prima bisogna modificare il patto di stabilità”.

I soldi europei ci sono tutti, ma non si possono spendere. Per questo al Governo nazionale stiamo chiedendo la modifica del patto di stabilità”. Raffaele Paci, neoassessore regionale alla Programmazione, frena sul tesoretto sardo: ovvero i 4,43 miliardi di fondi Ue, sommando i residui 2007-2014 (1,13 miliardi) e i nuovi finanziamenti per il 2014-2020 (3,3 miliardi). Paci non nasconde il nodo proprio quando spunta una cassaforte bis, sempre arrivata da Bruxelles: è il fondo di garanzia che gestisce la Sfirs, il braccio economico della Regione. Sono in tutto 270 milioni coi quali la giunta di Francesco Pigliaru potrebbe sostenere all’accesso al credito delle imprese.

Paci si sta muovendo su due fronti: uno locale, per misurare il polso agli investimenti che attendono il via libera, e uno nazionale per ottenere l’allentamento dei vincoli sulla spesa. Gli appuntamenti sono già in agenda. Si parte la settimana prossima col vertice convocato in Regione sui progetti finora presentati a Bruxelles”, spiega l’assessore. E sarà un tavolo misto, tecnico-politico, “al quale parteciperanno non solo i responsabili delle cosiddette misure (ovvero gli asset di intervento), ma anche i certificatori di primo livello cui spetta verificare l’avanzamento della spesa”. In più, e questa è la novità, ci saranno “gli assessori interessati ai diversi investimenti, proprio perché uno dei limiti finora riscontrati nella gestione dei fondi europei riguarda la mancanza di una regia unica”. Quella a cui punta l’Esecutivo.

L’altra scadenza è il 24 aprile. “A Roma – ricorda l’assessore – si apre ufficialmente la trattativa la Ragioneria dello Stato”, dopo il primo incontro informale della scorsa settimana. Tutto ruota intorno alle maggiori quote di Iva e Irpef che, attraverso la Vertenza Entrate, sono state riconosciute alla Sardegna. Ma la Regione non può utilizzarle per via dei vincoli imposti dal Patto stesso e dei quali la Giunta sollecita la modifica. “La Ragioneria ha già riconosciuto l’anomalia – fa sapere Paci – speriamo che il 24 arrivi anche a quantificarla, magari ratificando l’intero ammontare da noi calcolato, pari a 1,2 miliardi”.

La stabilità dei conti si lega ai fondi Ue su un doppio versante. “Vero che le risorse di Bruxelles – osserva Paci – sono fuori dal Patto, ma esiste l’obbligo del co-finanziamento. Significa che per ogni euro di investimento a valere su soldi europei, la metà dev’essere coperta con risorse nazionali e regionali che, invece, sono dentro il Patto. Per questo i progetti restano congelati. Ma noi siamo ottimisti, il Governo ci sta ascoltando”.

L’assessore prende a esempio la nuova programmazione 2014-2020. “Tra Fesr (Fondo di sviluppo rurale, per l’agricoltura) e Fse (Fondo sociale, per l’occupazione), l’Ue ci ha destinato rispettivamente 927 milioni e 444 milioni”. Fanno in tutto 1,372 miliardi. Di questi, “686 milioni andranno recuperati dallo Stato per il 70 per cento (480 milioni) e dalla Regione per il restante 30 per cento (205 milioni)”. Di qui la revisione del Patto, “la priorità di questa Giunta. Solo se la Ragioneria ci riconosce la maggiore capacità di spesa, si possono realizzare gli investimenti programmati”.

Entrando invece nel dettaglio del tesoretto bis, i 270 milioni in mano alla Sfirs rappresentano il più grande fondo di garanzia d’Europa, sebbene “ancora poco conosciuto in Sardegna”, sottolinea l’assessore. “Ma stiamo accelerando”, anche attraverso una serie di aggiustamenti nella comunicazione con le associazioni di categoria, “perché facilitare l’accesso al credito significa poter sostenere pure gli start up delle nuove imprese”. I soldi andranno spesi entro il 31 dicembre 2015.

Sulla carta, quindi, la giunta Pigliaru ha venti mesi di tempo per utilizzare i 270 milioni che si aggiungono a quel miliardo e 300 milioni di risorse residue sulla programmazione 2007-2014. “Non abbiamo alcun dubbio – chiarisce Paci – che li spenderemo sino all’ultimo centesimo, anche perché sarebbe un controsenso chiedere la revisione del Patto, così come stiamo facendo”.

E se dal vertice a Roma si capiranno gli orientamenti del governo Renzi, la riunione tecnico-politica servirà a chiarire pure le eventuali criticità degli investimenti ancora da finanziare coi fondi del settennio 2007-2014. “I ritardi – appunta l’assessore – non dipendono tanto dal colore di chi amministra, quanto da una serie di variabili non prevedibili all’inizio della programmazione, come per esempio il problema tutto italiano dei contenziosi che bloccano letteralmente i processi economici”.

L’ultimo passaggio di Paci è sulla complessiva programmazione 2014-2020. “Si dice che di fatto partirà dal 2016, visto che sino al 31 dicembre 2015 si possono spendere le risorse del settennio precedente. Ma noi non vogliamo aspettare altri ancora due anni, cominceremo subito a impostare anche i nuovi bandi”.

Alessandra Carta

(@alessacart on Twitter)

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