La guerra ai vitalizi

I vitalizi, quelli già assegnati agli ex consiglieri regionali, si possono eliminare? Tra sentenze e nuove proposte di legge ecco lo scenario sardo.

I vitalizi, quelli già assegnati, si possono eliminare di punto in bianco? Su questa domanda i consiglieri regionali Anna Maria Busia e Gigi Ruggeri sono già al lavoro per presentare una proposta di legge che dia risposta all’indignazione dei cittadini sul caso delle pensioni d’oro. Caso scoppiato intorno a Claudia Lombardo (sua una rendita di 5.100 euro netti mensili a 41 anni). Ma a scorrere i 317 nomi degli ex consiglieri regionali che prendono il vitalizio, è lungo l’elenco degli under 65 a cui è stata riconosciuta una rendita molto distante da quelle che si ottengono col sistema contributivo Inps. Dietro la Lombardo, ecco Andrea Biancareddu, altro uscente dell’Aula di via Roma: per lui ugualmente 5.100 euro al mese, a 48 anni.

La Busia e Ruggeri concordano già su un punto. “I diritti acquisiti – dice la consigliera del Centro Democratico – non esistono. Ne è prova il caso degli esodati che, a meno di considerarli un buco nero nell’universo, si sono ritrovati senza pensione per via della riforma Fornero. Eppure sino a quel momento avevano i requisiti per averla. Ma fa scuola pure la norma, alla quale io stessa ho lavorato, che ha escluso gli uxoricidi dal diritto alla pensione di reversibilità cambiando la legge Dini”.

Ruggeri porta un altro esempio, quello della riforma Renzi “nella quale si ipotizzano tagli sulle pensioni di guerra. E si tratta ugualmente di diritti acquisiti che rischiano la cancellazione. Di certo, così non si può andare avanti, i vitalizi sotto i 65 anni sono solo privilegi che vanno contro il principio costituzionale dell’uguaglianza”.

Ruggeri, insieme al compagno di partito Salvatore Demontis, dovrebbe definire già per la settimana prossima un canovaccio di proposta. “Quando parlo di diverso trattamento dei cittadini davanti alla legge, mi riferisco anche ai criteri scelti per calcolare i vitalizi: c’è un’evidente sproporzione tra trattamenti percepiti e contributi versati, ledendo il fondamento mutualistico della previdenza italiana”. Sulla materia, nel 2011 aveva presentato una proposta di legge a Palazzo Madama l’allora senatore del Pd, Francesco Sanna (oggi deputato). Obiettivo: “Abolire il vitalizio da parlamentare per assoggettare gli anni di mandato alle regole del sistema pensionistico obbligatorio”.

Per Ruggeri, la sforbiciata delle pensioni d’oro è un sicuro primo passo. “A seconda del valore di ogni singola rendita, si può prevedere la decurtazione di una somma da destinare a un fondo di solidarietà per gli indigenti”. Ecco poi il divieto di cumulo tra vitalizio da consigliere regionale e quello da parlamentare. “Su questo fronte – dicono la Busia e Ruggeri – non ci sono nemmeno problemi di interpretazione costituzionale, l’Aula può subito approvare la norma. Poi si lascerà a ciascun ex onorevole la possibilità di scegliere quale delle due rendite conservare”.

Sulla via legislativa da percorre fa una riflessione anche Giacomo Doglio, avvocato esperto in diritto del lavoro. “Il confronto tra la posizione dei cosiddetti esodati e quella dei vitaliziati, calato nel più ampio tema dei diritti quesiti, ossia quelli che si acquistano in forza di una norma di legge, rende esplicito come il Diritto possa dare l’apparenza di un Giano Bifronte. Nel caso degli esodati, i diritti quesiti sono stati violati senza alcuna pietà, sia pure tra lacrime compassionevoli”.

Doglio cita una sentenza della Corte Costituzionale che potrebbe aprire un varco nella sfida aperta dai consiglieri regionali sulla riduzione dei vitalizi. “La sentenza – spiega l’avvocato – è la numero 446 del 12 novembre 2002 e afferma che il diritto a una pensione legittimamente attribuita, se non può essere eliminato del tutto da una regolamentazione retroattiva che renda indebita l’erogazione della prestazione, ben può subire gli effetti di discipline più restrittive introdotte non irragionevolmente da leggi sopravvenute”. Quindi “garantendo – sottolinea Doglio – un equilibrio tra il principio di uguaglianza formale, cioè l’eguale soggezione di tutti alla legge, e quello di eguaglianza sostanziale, ovvero l’impegno dello Stato a rimuovere gli ostacoli di natura economico-sociale che di fatto impediscono la partecipazione di tutti i lavoratori alla vita del Paese. Questo stabilisce l’articolo 3 della Costituzione, utilizzato per giustificare interventi in materia pensionistica, e non solo, incidendo gravemente su quelle che apparivano come conquiste inviolabili dei lavoratori. L’applicazione di quei principi non sarebbe certamente impropria se finalizzata a sradicare veri e propri privilegi”.

Alessandra Carta
(@alessacart on Twitter)

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