Giura il consigliere scarcerato, Aula divisa tra garantisti e giustizialisti

Alta tensione in Consiglio regionale per il giuramento di Giovanni Satta (Uds), previsto alle 16 di questo pomeriggio. Ecco gli umori dell’Aula.

Si è convertito in uno scontro tra garantisti e giustizialisti, il giuramento di Giovanni Satta, l’ex sindaco di Buddusò a cui l’Ufficio centrale elettorale ha assegnato il 60° seggio del Consiglio regionale dopo un anno e mezzo di ricorsi amministrativi.

La decisione era arrivata il 14 aprile scorso, quando Satta, esponente dell’Uds, si trovava in carcere per un presunto traffico internazionale di droga con l’accusa di associazione a delinquere. I suoi avvocati, Angelo Merlini e Marco Enrico, avevano quindi chiesto un permesso perché giurasse in Aula, ma il gip di Cagliari, Giovanni Massidda, l’aveva respinto. Il 28 aprile, però, il Tribunale del Riesame di Sassari ha annullato l’ordinanza di custodia cautelare aprendo per Satta le porte della massima assemblea sarda. Solo che adesso la maggioranza di centrosinistra sta puntando i piedi sull’ingresso in Aula dell’ex sindaco. Ieri Roberto Deriu, vicecapogruppo dem, ha scritto che “c’è un problema di credibilità del Consiglio”, mentre oggi Sel ha chiesto di “posticipare il giuramento, perché l’Assemblea dei sardi non può soffrire ulteriori lesioni sul fronte della questione morale”.

Sardinia Post ha sentito sull’argomento anche la minoranza di centrodestra per capire l’aria che tira nel palazzo di via Roma in vista del giuramento di questo pomeriggio, fissato per le 16. Pietro Pittalis, capogruppo di Forza Italia, già intervenuto in difesa del garantismo per gli indagati nella commissione d’inchiesta sulla sanità (leggi qui), dice in premessa: “È un fatto gravissimo interferire nell’attività della magistratura. Prima la carcerazione di Satta e poi l’annullamento della stessa ordinanza sono provvedimenti sub iudice che non dovrebbero essere mai messi in discussione. Perché una cosa è l’applicazione della legge, altra è l’eventuale opportunità politica di un determinato fatto”. Pittalis, in seconda battuta, precisa: “Il Consiglio regionale della Sardegna non ha il potere di escludere, in autodichìa, un esponente democraticamente eletto, come nel caso di Satta. Il cui giuramento è previsto dal Regolamento dell’Assemblea, alla prima seduta utile e senza dibattito né voto”.

Sulla contrarietà della maggioranza interviene pure Mariolino Floris, il decano dell’Aula nonché leader dell’Uds: “Ormai – sottolinea – non mi sorprende più nulla. Viviamo in tempi in cui i processi si fanno sui giornali e in tv anziché nelle sedi appropriate”.

Certo è che quando Sel parla di “ulteriori lesioni sul fronte della questione morale”, non si tratta di un concetto campato per aria. Ma riguarda tutti i partiti, di maggioranza e opposizione, non solo una parte politica. Scorrendo infatti i nomi degli attuali 60 consiglieri regionali, questo è il quadro: nel Pd sono indagati per peculato Gavino Manca e Franco Sabatini, relativamente alla legislatura 2009-2014. Con la stessa accusa e per lo stesso periodo, hanno ricevuto un avviso di garanzia Attilio Dedoni (Riformatori), Giorgio Oppi (Udc) e Christian Solinas. Mariolino Floris stesso, Oscar Cherchi (Fi) e Alberto Randazzo (allora Udc) sono invece a processo per le presunte spese pazze del Consiglio regionale relativamente alla legislatura 2004-2009. Le due inchieste, tra indagati e imputati, sommano in tutto un’ottantina di nomi. Con l’accusa di truffa e falso ideologico, sempre Giorgio Oppi è in attesa di sentenza (prevista per il 16 settembre). Ancora nella fila Udc, il capogruppo Gianluigi Rubiu è indagato sia nel caso Igea che per Sindacopoli, nell’ambito della quale è ancora in carcere il vicepresidente azzurro Antonello Peru (attualmente sospeso). L’ex governatore Ugo Cappellacci è a processo con l’accusa di bancarotta nell’inchiesta Sept Italia e deve rispondere anche di abuso d’ufficio nel caso P3. Roberto Deriu (Pd), infine, è indagato per l’alluvione del 2013 come ex presidente della Provincia di Nuoro.

Questo pomeriggio, prima della seduta, si riuniranno separatamente i gruppi del Pd e di Sel. Ma non si esclude un documento congiunto della maggioranza, ciò che potrebbe far saltare il giuramento. (al. car.)

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