Giallo elettorale. La Murgia accusa. Lai (Pd): “Fuori i nomi”

Un giallo politico rianima lo stanco dibattito verso le Regionali. Protagonisti, Michela Murgia, candidata al governo dell’Isola per la coalizione “Sardegna possibile“, un (per ora) anonimo dirigente del Pd. Luogo del delitto: una (o più) telefonate. Vittima: le prossime elezioni regionali. Più precisamente, gli elettori.

Riassumiamo i fatti. Michela Murgia, in un post sul suo blog, scrive del clima che si è creato attorno alla sua candidatura. Dice che i suoi interlocutori le attribuiscono “buoni sondaggi”, le danno mille suggerimenti e le fanno intendere che sia a sinistra, sia a destra, ci sono “persone in gamba”. Il racconto di un corteggiamento pre-elettorale.

Ma non solo. Perché, a un certo punto, descrive una vera e propria proposta indecente. Racconta di essere stata chiamata da non meglio specificati “signori del Pd” che le hanno chiesto di accettare l’inserimento nelle liste di “Sardegna Possibile” di dieci nomi loro graditi e, in cambio, le faranno avere i voti che le mancano.

Non è chiaro che mancano a cosa. Se al raggiungimento del quorum del 10 per cento o addirittura alla vittoria. Michela Murgia non lo precisa. Comunque il senso dela proposta – che è stata già rispedita al mittente – è chiarissimo: sistemare su una barca magari ancora piccola, ma nuova, alcuni personaggi di una grande barca in difficoltà. Per mettere al sicuro se stessi e i propri amici.

Di poco fa l’intervento del segretario del Partito democratico Silvio Lai. Poche righe, per certi aspetti sorprendenti: “Spero che Michela Murgia non ci faccia assistere ad uno spettacolo triste: quello del lanciare accuse nel mucchio senza fare nomi. Spero invece che dica chi sono “gli esponenti del Pd” che hanno fatto la proposta di una sorta di scambio alla candidata alla Presidenza alternativa al centrosinistra. Siamo un partito fatto di persone libere guidate da organismi dirigenti eletti, chiunque può parlare ma non a nome del partito”.

Insomma, il segretario regionale del Pd non smentisce la gravissima denuncia. Ammette la possibilità che il fatto raccontato dalla scrittrice sia avvenuto proprio in quei termini. Non avanza l’ipotesi che la Murgia esageri o che abbia frinteso. No: chiede i nomi. Un atto di coraggio e di sfida.

E anche un rottura clamorosa e quasi violenta del costume politico isolano. Michela Murgia rompe la prassi secondo la quale certe trattative sono per definizione segrete e ne rende pubblica una di cui è stata protagonista. E il responsabile del partito chiamato in causa le risponde che vuole conoscere la verità. Dunque il nome.

La palla passa ora nuovamente alla Murgia. Di certo nel mondo politico dell’esistenza di questi approcci si è molto parlato nelle ultime settimane. E gira anche il nome del “signore” che, evidentemente all’insaputa del suo partito, ha preso l’iniziativa.

 

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