Foreign fighter, parla il legale. Mozione in Consiglio a favore di Caria

“Sono fiducioso che il procedimento della Dda sia stato aperto per dovere d’ufficio e sono fermamente convinto che nessun reato sia stato commesso da Pierluigi che attende serenamente la pronuncia del gip. Siamo comunque pronti a dare battaglia”. Lo dice all’ANSA Gianfranco Sollai, difensore di Pierluigi Caria, l’indipendentista nuorese di 33 anni finito al centro di un’inchiesta sui foreign fighter per avere combattuto, secondo l’accusa, con una milizia curda in Siria. “Quando sono arrivati gli investigatori per la perquisizione, a Pierluigi è crollato il mondo addosso – racconta il legale – Uno si chiede: ma come, vado per ripristinare la democrazia in un posto dove c’è l’Isis e vengo chiamato a risponderne? Adesso è più tranquillo”. Per ora l’unico provvedimento emesso nei suoi confronti, a parte la perquisizione nell’abitazione ordinata dal Pm della Dda di Cagliari Danilo Tronci, riguarda il sequestro del passaporto con il relativo divieto di espatrio. Si attende la decisione della Gip di Cagliari Lucia Perra che dovrà convalidare o meno il sequestro. “Pierluigi ha combattuto al fianco del popolo curdo oppresso dall’Isis – spiega l’avvocato Sollai – Sabato voleva ripartire in Siria, ma è stato bloccato. Il capo d’imputazione che gli viene contestato è quello della partecipazione a due organizzazioni, la milizia curda Ypg e l’Ifb (International Freedom Battillon). Entrambe nascono in Siria per fronteggiare l’Isis e non vi è alcuna riconducibilità al Pkk – chiarisce il legale – Anche qualora dovessimo accertarne i contatti, bisogna dire che il Pkk ha agito in un Paese dove non si può parlare di terrorismo, perché non c’è un ordinamento democratico da sovvertire”. L’inchiesta è basata soprattutto sulle intercettazioni nelle quali Caria parla con un amico raccontando dei combattimenti in Siria. “Questo è un Paese in guerra ed è legittimo l’uso delle armi – argomenta Sollai – Anche le potenze occidentali che avrebbero altri strumenti per agire, hanno capito che l’intelligence non funziona e sono state costrette ad usare le armi”.

Intanto il Consiglio si mobilita a sostegno di Caria. I consiglieri Francesco Agus (Campo progressista), Anna Maria Busia (Centro democratico), Emilio Usula (Rossomori) e Paolo Zedda (Mdp) hanno presentato una mozione per chiedere all’Assemblea sarda “una presa di posizione univoca sulla vicenda di Caria e sulle perquisizioni che hanno coinvolto altri cittadini sardi impegnati in attività di cooperazione internazionale”. Un pronunciamento, spiega Agus, “su temi cari a ogni democratico e sui quali la nostra attenzione non deve mai venire meno: le libertà civili, la democrazia, l’autodeterminazione dei popoli, il sostegno alla lotta all’Isis e a tutte le forme di terrorismo”. Secondo il presidente della commissione Autonomia, “quanto è avvenuto merita l’attenzione del Consiglio regionale”. Del resto, proprio la militanza e il sostegno al popolo curdo ha fatto scattare nei giorni scorsi la mobilitazione, anche sui social, del mondo indipendentista sardo, che ha manifestato solidarietà a Caria, figlio di Angelo Caria, fondatore del movimento Sardigna Natzione Indipendentzia (Sni).

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