Murgioni ai domiciliari. Un ‘premio’ dopo l’interrogatorio di 4 ore

Eugenio Murgioni, il consigliere regionale arrestato giovedì nell’ambito dell’inchiesta sui fondi ai gruppi, può tornare a casa.

Eugenio Murgioni, il consigliere regionale arrestato giovedì nell’ambito dell’inchiesta sui fondi ai gruppi, può tornare a casa. Il gip Cristina Ornano gli ha concesso i domiciliari chiesti dal legale Massimiliano Ravenna. Murgioni era finito in carcere perché stava inquinamento le prove. Ma sabato, nell’interrogatorio di garanzia, ha risposto per quattro ore alle domande del giudice che ha premiato in qualche modo l’azione collaborativa dell’ex consigliere regionale.

Il legale di Murgioni non nasconde di “essere molto contento per questa soluzione”, dice Ravenna. A rivelarsi decisiva è stata appunto la strategia difensiva con un nuovo atteggiamento tenuto dall’ex rappresentante di Fortza Paris, poi passato col Pdl e infine approdato nei Fratelli d’Italia. Mai prima di sabato, infatti, Murgioni aveva risposto ad alcuna domanda dell’accusa, avvalendosi della facoltà di non rispondere. Così era successo anche nel primo interrogatorio di giugno, in Tribunale a Cagliari, dove l’ex consigliere regionale era stato convocato dal pm Marco Cocco dopo l’iscrizione sul registro degli indagati.

Cosa abbia raccontato Murgioni al gip non è dato saperlo. Filtra però la notizia di “ampie spiegazioni” date dall’ex esponente della massima assemblea sarda, tanto che i verbali dell’interrogatorio sono stati secretati. Non che Murgioni abbia ammesso le proprie colpe: Ravenna tiene a precisare che “non c’è stata alcuna posizione di correità” da parte del suo assistito. Ma in 240 minuti di faccia a faccia col gip, l’ex consigliere regionale ha probabilmente spiegato come venivano gestiti i soldi nel gruppo di Fortza Paris, lista con la quale Murgioni venne eletto per la prima volta nell’Aula di via Roma. Era il 2004. E proprio per quella legislatura, la XIII, l’ex consigliere è stato accusato di peculato. La Procura gli contesta 43mila euro.

Di certo, i meccanismi interni a Fortza Paris sono un tassello chiave dell’indagine. Non fosse altro che proprio nell’ordinanza con la quale il gip aveva deciso la custodia cautelare in carcere di Murgioni, c’è un dettagliato resoconto sulle spese sospette di Fortza Paris che fino a dicembre 2009, quindi due mesi prima che finisse la legislatura, era formato da soli tre consiglieri: oltre a Murgioni ecco Silvestro Ladu, già a processo per un presunto peculato su oltre 200mila euro, e Domenico Gallus, anche lui finito sotto inchiesta a fine maggio.

Nell’ordinanza della Ornano, per esempio, viene rilevato come le spese del gruppo annotate nel rendiconto 2004-2009 fossero tutte “a cifra tonda”, quasi a evidenziare che, per il calcolo delle probabilità, ciò è impossibile. Su Fortza Paris è venuto fuori che i tre consiglieri hanno gestito 1,7 milioni di euro in 55 mesi, visto che quella legislatura era finita in anticipo. Insomma, tanti particolari su cui Murgioni potrebbe aver fornito dettagli utili, quantomeno a ricostruire un quadro ancora più preciso sulla gestione dei fondi ai gruppi. La Procura di Cagliari indaga su una torta di 24 milioni, assegnata ai partiti in dieci anni, dal 2004 al 2014.

Murgioni è stato il quarto consigliere regionale a finire in manette, dopo Mario Diana, Carlo Sanjust e Sisinnio Piras, tutti arrestati perché sorpresi a inquinare le prove. Ma in cella è stato portato pure Riccardo Cogoni, l’imprenditore cagliaritano che, secondo l’accusa, ha rilasciato fatture false. Pezze giustificative su prestazioni professionali mai realizzate. Piras ha già patteggiato un anno e otto mesi, mentre per Diana e Sanjust è stato deciso il giudizio immediato.

Al. Car.
(@alessacart on Twitter)

 

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