Fondi ai gruppi, la teste chiave: “Chiedevo di giustificare le spese e mi dicevano che rompevo le scatole”

Ornella Piredda, la super teste dell’inchiesta sui fondi ai gruppi, ha parlato in udienza della gestione finanziaria all’interno del gruppo Misto.

“Io me li sono letti tutti gli estratti conto del gruppo Misto e mi ha stupito la quantità di assegni circolari emessi”. Ornella Piredda, la super teste dell’inchiesta sui fondi ai gruppi – suo l’esposto presentato alla Procura di Cagliari nel 2008 e diventato tsunami sull’Aula di via Roma -, lo ha detto nell’udienza di oggi, proseguo dell’interrogatorio cominciato a fine maggio e che vede imputati 18 consiglieri, tutti accusati di peculato. L’ex impiegata ha raccontato del presunto mobbing fatto ai suoi danni dall’ex capogruppo Giuseppe Atzeri, “sardista come Angelo Sanna, il funzionario che ha incassato una quantità di denaro senza apparente giustificazione”.

Per due ore abbondanti, la Piredda ha risposto alle domande del pm Marco Cocco, titolare della doppia inchiesta relativa ai 24 milioni di euro assegnati ai partiti del Consiglio dal 2004 al 2014, quindi in due legislature (la XIII e la XIV). E a domanda precisa del suo legale, Andrea Pogliani, l’ex impiegata in pensione ha replicato: “Quanto ero mobbizzata, non capivo le ragioni di tanto accanimento nei miei confronti, ma adesso mi è tutto chiaro e aveva ragione un mio collega, Antonello Cocco. Al gruppo Misto mi avevano fatta fuori perché ero un elemento di disturbo. Antonello mi diceva che rompevo le scatole con la richiesta delle pezze giustificative sulle spese sostenute coi soldi pubblici. Sanna, invece, era contrario ad allegare fatture e ricevute. Io, di certo, non avrei permesso quella gestione, io non mi sarei trattenuta”.

Su Sanna, ex segretario del gruppo Misto, l’ultimo ad aver ricevuto l’avviso di garanzia, il pubblico ministero aveva già parlato nella scorsa udienza del 6 giugno, durante la testimonianza resa dal maresciallo Luca Erriu, finanziere della Polizia giudiziaria, davanti al presidente della Prima sezione penale Mauro Grandesso. In quell’occasione è emerso che sul conto di Sanna risultavano 200mila euro di versamenti sospetti, soldi fantasma che non sono riconducibili agli emolumenti, per i quali l’ex funzionario aveva già percepito correttamente un’uguale somma”, è risultato sempre dall’esame degli movimenti bancari.

Quanto alla Piredda, non sono mancati momenti drammatici, quando l’ex impiegata del gruppo Misto, con le lacrime sul volto, quando ha ricordato che “d’improvviso” venne trasferita “in un ufficio al quinto piano, senza connessione Internet né telefono, una stanza con le pareti in cartongesso e ricavata da un andito. C’era solo una piccola finestra con le sbarre, e quella poca luce non era adatta ai miei problemi alla vista. Da qualche tempo mi è stato riconosciuto il 100 per cento di invalidità e la totale inabilità al lavoro. Ma già allora i medici mi certificarono una capacità visiva ridotta del 55 per cento”.

A sentire la Piredda, che approdò nel gruppo Misto quando si sciolse quello di ‘Sardegna insieme’, il suo isolamento fu un crescendo “cominciato con il demansionamento, visto che non mi venne riconosciuta la qualifica di funzionaria e ciò comportò una riduzione dello stipendio fino a 400 euro al mese”. L’ex impiegata ha ricordato: “Io ho lavorato anche nel gruppo di Forza Italia e in quello di Rifondazione. E quando a Sanna feci presente che era prassi chiedere le pezze giustificative, lui si era risentito molto”.

Dopo le domande del pm e dell’avvocato Pogliani, è cominciato il controesame di Agostinangelo Marras, il legale difensore di Atzeri che ha esordito così: “Signora, noi conosciamo bene la sua storia professionale in Consiglio regionale e ci risulta che abbia avuto problemi anche quando era impiegata nel gruppo di Rifondazione”. L’episodio, del 2004, è sempre legato a un demansionamento e si concluse con una conciliazione davanti all’Ufficio provinciale per il lavoro che diede ragione alla Piredda riconoscendole una somma di 60mila euro. Di cui 10mila per l’aggiornamento degli stipendi e i restanti 50mila come danno per i presunti atti persecutori che la donna avrebbe subìto da parte dell’allora capogruppo Luigi Cogodi.

Il controesame riprenderà il 4 luglio. E si partirà proprio dal periodo in cui la Piredda lavorava nel Prc. La sensazione è che l’avvocato Marras voglia smontare, con quel precedente, la credibilità della stessa ex funzionaria che è la grande accusatrice del processo sui fondi ai gruppi di via Roma. Tra indagati e imputati, nel mirino della Procura sono finiti quasi novanta consiglieri.

Alessandra Carta
(@alessacart on Twitter)

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