Dossier Sardegna, giovedì vertice Paci-Boschi sugli accantonamenti

Arriva a Palazzo Chigi la vertenza accantonamenti della Regione Sardegna che sollecita una ridefinizione al ribasso delle risorse che lo Stato incamera quale contributo alla finanza pubblica da parte dell’Isola. Giovedì 20 aprile, alle 12 nella Sala Arazzi, il vicepresidente della Giunta e assessore della Programmazione, Raffaele Paci, incontrerà la sottosegretaria alla presidenza del Consiglio, Maria Elena Boschi, per cercare di trovare un accordo sul dossier presentato dalla Sardegna al sottosegretario degli Affari regionali, Gianclaudio Bressa, nelle sue riunioni precedenti a febbraio e a metà marzo.

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Paci, ribadendo i concetti già espressi all’allora premier Matteo Renzi nel 2015 quando il governatore sardo Francesco Pigliaru consegnò il Dossier Sardegna con i numeri del gap insulare, chiederà una compensazione di 113 milioni di euro per non aver usufruito dei fondi inseriti nella Legge di bilancio 2017 riservati alle regioni ordinarie per il finanziamento di investimenti e per farmaci innovativi. Ma non solo, in relazione al patto firmato col ministro Padoan, la Regione sostiene che occorra rivedere la quota di accantonamenti previsti – che finora, tra il 2012 e il 2017, hanno portato nelle casse dello Stato 3,3 miliardi di euro compresi i 781,7 mln per il 2017 – passando dai previsti 848,4 mln per il 2018 a 148,4 mln stimati dall’Isola.

Per questo motivo viene sollecitato un impegno formale da parte dello Stato per non imporre nuovi accantonamenti e per non prorogare quelli esistenti “a meno che non si verifichino eventi eccezionali e imprevedibili” che presupporrebbero, però, una preventiva intesa fra Stato e Regione. A supporto di queste richieste nel Dossier dato a Bressa la Sardegna cita due sentenze della Corte Costituzionale: la n. 82/2015 (gli accantonamenti per le Regioni a Statuto speciale devono avere un termine) e la n. 125/2015 (in riferimento alla Valle d’Aosta: gli accantonamenti per il contenimento della spesa sanitaria non possono gravare sulla Regione che finanzia in proprio il sistema sanitario): quindi dal 2018, anno in cui non è più vigente il precedente accordo Stato-Regione, questi accantonamenti decadrebbero in quanto incostituzionali.

“Andiamo a Palazzo Chigi forti delle nostre ragioni e pronti a farle valere”, ha detto Paci all’ANSA. “Giovedì alla sottosegretaria Boschi ribadirò che non possiamo più permetterci di pagare una cifra così elevata per gli accantonamenti che vanno drasticamente ridotti: quei soldi sono dei sardi e vogliamo usarli per politiche di crescita e sviluppo mirati che ci consentano di uscire finalmente dalla crisi – osserva -. Sappiamo bene che la Corte Costituzionale ha stabilito che anche le Regioni a Statuto speciale devono versare gli accantonamenti nelle casse statali per contribuire al risanamento del debito pubblico: ma 684 milioni sono troppi e, nel momento in cui diventano un contributo fisso invece che una tantum, di fatto si stanno stravolgendo le norme statutarie. Diamo una valutazione positiva delle politiche espansive nazionali ma non ci bastano, perché hanno effetti diversi nel territorio: vogliamo invece intervenire sui problemi specifici della nostra Regione e non chiediamo altro se non di poterlo fare con le nostre risorse, quelle che ora versiamo allo Stato e che, invece, per noi sono assolutamente indispensabili per far ripartire la nostra economia. In questi anni abbiamo raggiunto risultati importanti: l’abolizione del Patto di stabilità, le norme di attuazione della vertenza Entrate, il Patto per la Sardegna. Ora però servono nuovi accordi con lo Stato, e a questo stiamo lavorando quotidianamente”.

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