Doppio vitalizio, ecco chi bocciò il divieto di cumulo nel 2011

Con i voti di Pdl, Pd, Udc, Riformatori, Fli, Uds e Mpa, nel 2011 il Consiglio regionale bocciò un emendamento di Roberto Capelli contro il cumulo dei vitalizi.

L’assegno di vitalizio di consigliere regionale della Sardegna non è cumulabile con l’assegno di vitalizio di parlamentare della Repubblica Italiana e/o parlamentare Europeo”. Era questo il titolo dell’emendamento presentato nel 2011 dall’allora consigliere dell’Api Roberto Capelli (oggi deputato del Centro Democratico) e bocciato dall’Aula la notte del 23 giugno, alle 23,38. I presenti erano 62 (su 80). Ad affossare l’emendamento 3bis fu un accordo trasversale destra-sinistra. L’asse era formato da 23 pidiellini (il partito governava la Regione con Ugo Cappellacci) più 5 consiglieri del Pd, 4 dell’Udc, 3 Riformatori (su 4), due Fli, un Uds e un Mpa. Si astennero in 15, tra cui ex berlusconiano. Solo 8 i favorevoli.

Quella notte, quindi, in 39 votarono contro il divieto di cumulo dei vitalizi proposto da Capelli. Ecco i nomi, a cominciare dallo stesso Cappellacci che proprio l’altro giorno, sulla rendita d’0ro di Claudia Lombardo a 41 anni (i due sono diventati acerrimi nemici), ha scritto su Twitter: “Baby pensioni del Consiglio regionale: semplicemente disgustoso. Questa politica mi fa ribrezzo. Ogni commento è del tutto superfluo”.

Oltre all’ex governatore, in quota ex Pdl disse ‘no’ l’intera Giunta uscente, i cui assessori, nella passata legislatura, erano anche consiglieri. Quindi: Oscar Cherchi, Mariano Contu, Simona De Francisci, Nicola Rassu e Alessandra Zedda. Poi: Tore Amadu, Gianfranco Bardanzellu, Mario Diana, Rosanna Floris, Rosanna Greco, Renato Lai, Giorgio Locci, Eugenio Murgioni, Antonello Peru, Onorio Petrini, Sisinnio Piras, Pietro Pittalis, Antonio Pitea, Teodoro Rodin, Carlo Sanjust, Paolo Terzo Sanna e Angelo Stochino.

Al divieto di cumulo dei vitalizi si opposero pure gli allora finiani Ignazio Artizzu e Matteo Sanna. Sempre in quota maggioranza, dall’Udc voto contrario di Nello Cappai, Giulio Steri e degli assessori-consiglieri Sergio Milia e Giorgio Oppi. Tra i Riformatori, che si erano divisi, i ‘no’ arrivarono da Michele Cossa, Franco Meloni e Francesco Mula. Per l’Mps pollice verso di Franco Cuccureddu, per l’Uds il niet di Mariolino Floris, anche lui in Giunta. I voti contrario del Pd furono di Giuseppe Cuccu, Gavino Manca, Valerio Meloni, Cesare Moriconi e Franco Sabatini.

Il resto del Partito democratico si astenne con Tarcisio Agus, Francesca Barracciu, Mario Bruno, Pietro Cocco, Giampaolo Diana, Marco Espa, Luigi Lotto, Chicco Porcu, Gian Valerio Sanna e Antonio Solinas. Per il Psd’Az scelsero di non votare Paolo Luigi Dessì e Paolo Maninchedda. Identica decisione per Felicetto Contu (Udc) e per l’unico pidiellino (ormai ex) Nanni Campus. “Tra gli astenuti, per consuetudine Claudia Lombardo”, si legge nel verbale della seduta.

Quella notte, solo in 8 si espressero a favore del divieto di cumulo: a Cappelli si accodò Sel Luciano Uras e Massimo Zedda. Rompendo con la sua maggioranza, disse ‘sì’ pure Pierpaolo Vargiu. A favore anche Radhouan Ben Amara (Comunisti italiani), Daniele Cocco (Idv), Massimo Mulas (Upc) e Claudia Zuncheddu (Sardigna libera).

Dal voto del 23 giugno 2011 sono passati quasi tre anni. Capelli, nel frattempo, è diventato deputato, e dice: “Nell’elenco di chi sostenne il cumulo dei vitalizi, ci sono i moralizzatori di oggi (sul caso delle pensioni d’oro). La Sardegna, in quella occasione, si sarebbe potuta distinguere dal resto dei Consiglio regionali d’Italia, ma decise di non farlo”. Il parlamentare del Centro Democratico fa sapere: “Presenterò a breve una proposta di legge a Montecitorio, perché il divieto sia fissato a livello nazionale”.

I giornali locali non si occuparono di quella bocciatura. Almeno: digitando su Google “Capelli emendamento 3bis vitalizio non cumulabile”, si trovano appena 158 risultati. Cinque giorni dopo la decisione dell’Assemblea, cioè il 29 giugno 2011, l’ex consigliere regionale ne diede notizia su Facebook. Il post raccolse 43 like e venne condiviso 9 volte, segno che il tema non era sentito. La crisi del lavoro non aveva ancora le proporzioni di quella attuale. Di quel voto ne scrissero solo, nei rispettivi blog, Vito Bolchini, Emiliano Deiana, Mirko Solinas e Simone Spiga. Ma anche Beppe Grillo, quando era giusto il comico di Genova e nessuno avrebbe immaginato che nel giro di un anno il suo Movimento Cinque Stelle sarebbe diventato il terzo partito d’Italia. Facendo leva proprio sui privilegi della Casta.

Alessandra Carta
(@alessacart on Twitter)

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