Doppia preferenza, la maggioranza si spacca su liste unitarie: voto a rischio

È fallito l’ultimo tentativo di mediazione sulla leggina elettorale: nella seduta straordinaria della commissione Riforme, convocata questa pomeriggio alle 16, maggioranza e opposizione non hanno l’accordo sulle liste paritarie che obbligherebbero i partiti a candidare il 50 per cento di uomini e altrettante donne. Ma anche all’interno del centrosinistra è naufragato ogni tentativo di costruire una linea unitaria. A questo punto è a rischio il voto di domani sulla norma stralcio che dovrebbe introdurre soprattutto la doppia preferenza di genere.

Il problema delle liste paritarie riguarda l’Ogliastra e il Medio Campidano: nel primo caso, visto che i candidati sono due, con un uomo e una donna in corsa si rischierebbe di alterare la volontà degli elettori che sarebbero costretti a scegliere tra gli unici due nomi in lista. Nell’ex provincia di Villacidro-Sanluri, che elegge tre consiglieri regionali, il principio paritario non può essere applicato per via della lista dispari. Per superare il nodo è stato presentato un emendamento attraverso il quale verrebbero raddoppiate le candidature, arrivando a quattro in Ogliastra e a sei nel Medio Campidano. Ma così rischia di essere sballato il conteggio finale di voti, tanto che la soluzione è stata abbandonata.

Al momento, però, non esiste una strategia alternativa. E anzi su questo punto si sono arenati gli schieramenti e nemmeno la maggioranza è arrivata a un accordo interno. A saltare è stata pure la proposta del presidente della commissione Riforme, Francesco Agus (Campo progressista), che ha suggerito di tornare al testo originario della leggina, votato a fine settembre. Si tratta di tre articoli che introducono sì la doppia preferenza, ma non le liste paritarie. Quella bozza normativa prevede all’articolo 1 il solo obbligo in Ogliastra di candidare un uomo e una donna, mentre nelle altre circoscrizioni elettorali si seguirebbe la regola attuale, con ciascun genere rappresentato per almeno un terzo (sotto le slide sul testo completo).

Al termine della seduta della commissione, Agus ha riunito i giornalisti nella sala stampa del Consiglio regionale e spiegato che “in assenza di un accordo unitario sarà l’Aula a decidere se approvare o meno la leggina”. L’esponente del Campo progressista ha quindi lanciato un appello alla maggioranza “affinché si abbandoni la questione delle liste paritarie e si proceda col voto della sola doppia preferenza di genere che è l’obiettivo primario da raggiungere”. In caso contrario Agus ha lasciato intendere che potrebbe lasciare la guida della commissione, perché la non approvazione della leggina “sarebbe quantomeno la fine politica della maggioranza di centrosinistra”.

Come andrà a finire, si capirà solo domani in Aula, “dove è opportuna – ha aggiunto Agus – la presenza, da subito, del presidente Francesco Pigliaru, in quanto garante del programma elettorale che contiene anche l’approvazione della doppia preferenza (il governatore oggi ha lanciato un appello al voto)”. Quanto al voto segreto, il consigliere ha spiegato: “C’è la possibilità che un gruppo chieda di non procedere con lo scrutinio palese. Ma se la maggioranza resta compatta, abbiamo i numeri per approvare la norma stralcio”. Contro quella attuale Agus aveva presentato un ricorso lo scorso dicembre insieme agli ex Sel.

Tutto fa pensare che ci saranno scintille nella seduta di domani: il voto sulla doppia preferenza di genere rischia un nuovo rinvio. O, nella peggiore delle ipotesi, un’altra bocciatura dopo quella del 2013.

Al. Car.
(@alessacart on Twitter).

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