Primarie Pd, Renato Soru: “Dobbiamo costruire un Pd sardo”

Prima uscita pubblica per Renato Soru da candidato alla segreteria regionale del Pd: l’europarlamentare spiega ragioni e obiettivi della corsa.

“Dobbiamo costruire un Pd sardo, un partito federato con quello nazionale ma autonomo, e dove si possa entrare in qualunque momento. Dobbiamo costruire un Pd che sia di supporto al Governo regionale guidato da Francesco Pigliaru: il progetto di questa Giunta va difeso dalle menzogne del centrodestra che in cinque anni non ha fatto nulla”. Renato Soru spiega dal suo quartier generale di Piazza del Carmine, a Cagliari, le ragioni della candidatura a segretario del Pd sardo, un percorso cominciato due mesi fa, quando “togliendo spazio alla pausa estiva ho cominciato a girare la Sardegna: volevo animare il dibattito in vista del congresso. Ma durante quegli incontri, e anche attraverso tanti messaggi privati, mi è stato chiesto un impegno e io ho raccolto l’invito, la sfida. Io voglio bene a quest’Isola. Bisogna lavorare sulle coscienze: i sardi si sentono in crisi, a tratti perduti, invece il mondo continua a crescere. E le opportunità ci sono anche per noi, non solo per gli altri”.

Di quale Pd secondo lei ha bisogno la Sardegna?

Di un Partito democratico aperto. Se vinco, apro subito in tesseramenti. Oggi ci sono regole che io stesso fatico a comprendere: i segretari provinciali, per esempio, possono essere votati solo da chi si è iscritto entro il 31 dicembre 2013. Io voglio che nel Pd si possa entrare in qualunque momento, e partecipare. Da anni penso a un Pd sardo, autonomo, che sia capace di mettere al centro le responsabilità della nostra Isola. Un Pd dove sei il benvenuto e tutti ti stiamo aspettando.

Quelle regole, probabilmente, sono funzionali a conservare potere e rendite di posizione.

Qualcuno, ovviamente, le ha pensate. Ma guardiamo a quello che possiamo cambiare. Serve un partito che sia capace di creare nuovo interesse, diventando un modello per altre esperienze regionali e per lo stesso Pd nazionale.

Per una strana alchimia interna, la sua candidatura è sostenuta oggi dagli anti-soriani della prima ora (Antonello Cabras, Paolo Fadda e Silvio Lai), mentre sono contro i soriani della prima ora (Francesca Barracciu e Chicco Porcu).

Non sono d’accordo con questa lettura. Grandissima parte delle persone con le quali dieci anni fa ho cominciato il mio percorso politico, continuano ad accompagnarmi. Certo, c’è chi ha fatto percorsi diversi. Ma quello che conta è che siamo tutti impegnati a fare la nostra parte per la Sardegna.

Teme che i suoi nemici interni sollevino la questione giudiziaria?

Io non so cosa faranno gli altri, io so cosa farà io. Nella mia campagna elettorale parlerò di merito, di talenti e di opportunità. Discuteremo anche dei problemi, ma non ci soffermeremo su noi stessi intesi come singoli, quindi sulle nostre storie personali.

Lei ha un processo in corso (per evasione fiscale): crede che possa incidere sulla campagna elettorale?

In questi anni contro di me sono state aperte tante vicende giudiziarie. Gran parte si sono chiuse nella fase istruttoria, per altre ho dovuto attendere tre gradi di giudizio. Io non contesto il diritto dei tribunali di guardare a fondo e verificare. Su Tuvixeddu, per esempio, è stata chiarito che c’erano legittimi interessi generali da difendere. Ho anche scoperto che, per una strana legge regionale, viene rimborsata solo una piccola parte delle spese legali. Una volta su un giornale hanno elencato le indagini contro di me, non le avevo mai viste insieme. Io credo che finiranno bene anche le altre.

Nel Pd qualcuno sostiene che una sua eventuale leadership del Pd sardo possa fare ombra al presidente Pigliaru.

Noi siamo qui per rafforzare l’azione della Giunta, altro che danneggiarla. A parte che il presidente Pigliaru non si lascia fare ombra da chicchessia. Qualche giorno fa, ho letto dalle agenzie la posizione del centrodestra rispetto al nuovo patto di stabilità siglato dalla Regione col Governo nazionale. Hanno detto la loro Pittalis, Cappellacci, l’ex assessore Zedda e Cherchi. È evidente che si stanno organizzando come opposizione confidando nella velocità con cui i sardi dimenticano le cose. Bisogna invece ricordare che a parlare sono le stesse persone che hanno guidato la Sardegna negli ultimi cinque anni. Di cui tre persi a non fare nulla, perché c’era Berlusconi premier. E quando è arrivato Monti e si sono decisi a presentare ricorso alla Corte Costituzionale, come dicevamo noi in quegli stessi tre anni, la Consulta ha ribadito quanto già si sapeva: per vederci riconosciuto un maggior gettito fiscale andava corretto l’articolo 8 dello Statuto ed erano necessarie le norme di attuazione.

Lei l’avrebbe firmato l’accordo sul nuovo Patto?

È un grande risultato quello raggiunto dalla giunta Pigliaru. Dal 1° gennaio 2015 la Sardegna può spendere tutte le risorse a disposizione. E non è vero che perderemo le somme pregresse: quelle, che fanno parte della Vertenza entrate aperta da noi, ci saranno assegnate con lentezza solo perché negli ultimi cinque anni il centrodestra non si impegnato per ottenerle. Questa è la verità storica. Ecco perché dobbiamo costruire un Pd forte, che sostenga la Giunta. Anche contro il populismo usato alla fine della passata legislatura. Un crescendo: hanno fatto credere ai sardi che ci potesse essere un’Isola senza tasse e con gli stessi servizi. Per non parlare della Flotta sarda, con navi a cui sono stati dati nomi militari.

Di questi tempi va di moda la parola “rinnovamento”. Lei che accezione dà?

Deve cambiare l’approccio dei sardi che credono di avere di fronte una crisi sistemica. E aspettano che finisca. Invece a Ottana, nel Sulcis e a Porto Torres nulla cambierà più. Lì si è chiuso un ciclo. Per questo bisogna puntare su altro: oggi siamo di fronte a un cambiamento epocale, nel quale l’economia continua a crescere, non è vero che c’è ovunque una recessione: pensiamo al 4 per cento degli Stati Uniti o ai Paesi emergenti: noi dobbiamo dotarci di quei nuovi strumenti che oggi sono necessari per stare sul mercato, come l’istruzione e la tecnologia. Rinnovamento è anche un nuovo approccio rispetto alle rivendicazioni: non più contro lo Stato, ma per noi stessi.

Un messaggio per i suoi sfidanti Castangia e Angioni?

Io do messaggi per tutti i 640mila elettori.

Castangia ha detto che la sua candidatura è inopportuna, al pari di quella di Angioni, perché avete già un altro incarico.

È una non questione. Tradizionalmente tutti i segretari dei partiti hanno anche altri incarichi dove la politica si conduce e si porta avanti. Il mio stare anche a Strasburgo è anzi un valore aggiunto: vorrei riuscire nell’intento di tenere sempre vivo, anche lì, il dibattito sulla Sardegna mediterranea ed europea.

È una sconfitta un congresso sardo con tre candidati alla segretaria?

Il Pd si presenta con tre bellissime candidature. Io confidavo nell’unità, questo era lo spirito col quale avevo raccolto la sfida. Ma spero che l’obiettivo si raggiunga comunque, in un secondo tempo, con uno sforzo comune.

Il premier Matteo Renzi avrà un ruolo in questa campagna elettorale.

Il presidente del Consiglio è impegnato nella riforma più importante, quella sul lavoro: non credo stia pensando al congresso sardo, che è una questione nostra.

Alessandra Carta
(@alessacart on Twitter)

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