“Trovo a dir poco ingenerosa la faciloneria con cui un partito, che ha avuto uno dei settori più strategici del governo regionale, tenti di sottrarsi alle proprie responsabilità con accuse generiche, false e malevole verso tutto e verso tutti”. Lo scrive, in una nota, il presidente della Regione, Francesco Pigliaru, replicando alle dichiarazioni dei RossoMori nella conferenza di questa mattina con la quale il partito ha ufficializzato l’uscita dalla maggioranza.
Pigliaru paragona il j’accuse dei RossoMori alle “cortine fumogene in genere utilizzate per nascondere una grave incapacità politica di leggere il proprio ruolo, ma di cui non si sentiva certamente la mancanza”. E ancora: “La collocazione all’opposizione di un partito come i Rossomori, che si è caratterizzato per contraddittorietà dei comportamenti, insufficienza dell’azione politica e dei contributi all’azione di governo, rappresenta, a questo punto, una opportuna semplificazione del quadro politico. D’altra parte – continua Pigliaru – non stupisce la straordinaria coincidenza delle dichiarazioni con i toni, le immagini e le volgarità tipiche del populismo da cui si pretende di distinguersi a parole, ma aderendovi nei fatti”.
La nota di Pigliaru continua così: “Dichiaro poi con forza di non aver mai mentito al Consiglio regionale sulle Entrate e valuterò come difendermi nelle sedi opportune nei confronti di coloro che mi hanno accusato di una cosa così infamante”. Il riferimento è al fatto che Gesuino Muledda, presidente e fondatore dei RossoMori, nella conferenza stampa di questa mattina ha detto che Pigliaru e l’assessore Raffaele Paci “hanno chiuso l’accordo con lo Stato senza aver sentito né la Giunta né il Consiglio”. E sempre rispondendo a un rilievo mosso dai RossoMori, il capo della Giunta osserva: “È infine veramente ridicolo accusare gli assessori Maninchedda e Paci. Personalmente li considero tra le persone che più si sono impegnate per la Sardegna e per dare concreta attuazione al programma di governo della coalizione”.
Pigliaru, in serata, ha assunto l’interim delle Riforme e dell’Agricoltura, le due deleghe rimaste senza guida dopo le dimissioni degli assessori Gianmario Demuro ed Elisabetta Falchi.
Al. Car.
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