Crisi in Regione, la Falchi si dimette. RossoMori: “La coalizione ha fallito”

La Giunta regionale ha perso il suo secondo assessore: Elisabetta Falchi, la titolare dell’Agricoltura in quota RossoMori, si è dimessa oggi. Il suo addio, annunciato ieri, è dunque ufficiale e si aggiunge a quello di Gianmario Demuro che già ventiquattro ore fa ha lasciato le Riforme e gli Affari generali. L’uscita della Falchi è stata formalizzata stamane durante la conferenza stampa convocata in Consiglio regionale dai RossoMori per spiegare i motivi che hanno spinto il partito ad abbandonare la maggioranza di centrosinistra: “Da oggi siamo all’opposizione perché questa coalizione ha fallito”, ha detto il presidente-fondatore Gesuino Muledda.

Insieme a Muledda ecco il consigliere regionale Emilio Usula, il segretario sardo Marco Pau, il coordinatore di Cagliari Carlo Serra, l’eletto in Comune Filippo Petrucci e il dirigente cittadino Marco Murgia. La Falchi non c’era, ma “invierà in giornata una nota e un video nei quali verrà fatto un bilancio del mandato – ha aggiunto Muledda -: noi intanto la ringraziamo per il prezioso lavoro svolto”. Assente pure l’altro esponente della massima assemblea regionale, Paolo Zedda che avrebbe preferito “l’appoggio esterno alla coalizione, ma si è adeguato alla scelta del partito”.

Muledda parla di “un’uscita dalla maggioranza definitiva: in queste ore, anche con pressioni sui singoli, hanno provato a convincerci del contrario. Ci hanno fatto sapere – dice senza fare nomi – che erano disposti a trattare con noi, nel caso in cui il nostro fosse un problema di assessorati. A noi, invece, non interessano le poltrone ma gli ideali, i progetti, gli interessi dei sardi: avevamo un posto in Giunta e lo lasciamo perché questo Esecutivo non ha dato risposte su sovranità, lavoro, contrasto alla povertà e sviluppo, specie con riferimento alle zone interne”.

Muledda mette sotto la lente gli equilibri nella coalizione. Si sofferma su “un partito di maggioranza relativa – il Pd – che avrebbe dovuto organizzare i rapporti interni al centrosinistra, invece non lo ha fatto. Né si è preoccupato di definire l’agenda politica. E questo non solo quando il partito è rimasto senza segretario: è successo sempre. Il Pd non ha esercitato la sua funzione naturale per via dei contrasti tra le diverse correnti impedendo il coretto funzionamento della coalizione”.

L’analisi di Muledda si spinge fino al vertice di Sanluri. Era luglio 2015, quando il centrosinistra si ritrovò nel Medio Campidano per fare il punto sul primo anno e mezzo di legislatura e ritrovare l’armonia. “È stata un’occasione perduta – continua Muledda -: la Giunta si sarebbe dovuta aprire al confronto invece si è chiusa a riccio con atteggiamento decisionista. A una coalizione noi non possiamo dare il nostro consenso, quando viene usato per interessi diversi da quelli che rappresentiamo”.

Il presidente dei RossoMori bolla come “assessori che dividono” Raffaele Paci e Paolo Maninchedda, rispettivamente titolari della Programmazione e dei Lavori pubblici. Al primo viene rimproverato il fatto di “aver chiuso, insieme al governatore Francesco Pigliaru, l’accordo sulla Vertenza entrate senza aver sentito né il Consiglio né la Giunta”. Contro il secondo “la difesa di Tossilo e la mancata accettazione del fondo di rotazione per sostenere l’edilizia pubblica convenzionata”.

Con l’uscita dalla maggioranza i RossoMori hanno avviato il proprio riposizionamento politico e Muledda stesso lo rivela: “A noi non interessa coltivare populismi, infatti non chiediamo poltrone né assessorato. Noi vogliamo mettere insieme sardisti, sovranisti e indipendentisti, su questo cominciamo a lavorare. Nel futuro della Sardegna ci sarà un quarto polo”.

Sul referendum costituzionale appena archiviato è intervenuto il segretario Marco Pau. “Col sostegno al Sì il Pd sardo ha certificato la propria mutazione genetica da forza autonomista a partito che ha avallato l’attacco alla specialità statutaria. Noi non possiamo essere alleati con un partito subalterno a Roma. Invece così hanno fatto anche i massimi rappresentanti della Regione, nelle persone del governatore e del presidente dell’Assemblea”. Pau ha anche parlato di “una Sardegna impoverita per via di una non incisiva azione della Giunta”.

Emilio Usula ha detto: “Noi col centrosinistra siamo stati leali sino in fondo, ma non ci sono più le condizioni per andare avanti insieme. È inaccettabile che le convocazioni dei vertici di maggioranza si riducano a una chiamata per i consiglieri e non per i partiti che formano la coalizione”. Sul referendum Usula ricorda “la mozione presentata dai RossoMori perché la Regione si presentasse alle urne con una posizione unitaria, in virtù della sua storia e del suo passato. Ma non c’è stata la volontà per farlo. Di fatto il popolo fatto è stato messo fuori gioco a scapito degli interessi di singoli partiti”.

Alessandra Carta
(@alessacart on Twitter)

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