Consulta boccia la Finanziaria 2016. Ma l’errore è già stato corretto

È stato corretto già da dicembre l’errore della Finanziaria 2016 riguardante la copertura del cosiddetto disavanzo tecnico e che ha portato la Corte Costituzionale a bocciare la manovra dello scorso anno. Lo spiega in una nota l’assessore alla Programmazione, Raffaele Paci. “Purtroppo – si legge – c’è stato un problema di allineamento dei tempi: la sentenza della Consulta, sebbene pubblicata oggi, è datata 23 novembre, mentre la nostra legge di variazione di bilancio, quella che ha sanato il punto tecnico oggetto del giudizio, è stata promulgata il 5 dicembre”. Si parla di disavanzo tecnico quando i residui passivi, imputati a un esercizio finanziario diverso da quello in corso, sono superiori al valore dei residui attivi dello stesso esercizio.

Il caso della Finanziaria 2016 finita sotto la tagliola dei giudici è cominciata lo scorso 10 giugno, quando l’allora governo di Matteo Renzi decisi di impugnare la manovra sarda davanti alla Consulta. Erano quattro i punti contestati dall’Esecutivo nazionale: sclassificazione degli usi civici (art. 4 commi 24, 25 26 e 27), divieto di pignoramento dei finanziamenti pubblici concessi ai Consorzi di bonifica ed Enti locali (art.1 comma 12), l’eliminazione di sanzioni per i Comuni che sforano il Patto di stabilità (art.8 comma 13) e poi appunto i 31,5 milioni di copertura del disavanzo tecnico. Già allora Roma confermò che la questione era “meramente formale”, data dalla diversa interpretazione della normativa prevista per l’applicazione del primo bilancio armonizzato.

Un passaggio politico, insomma, non tenuto in considerazione della Corte Costituzionale. Di qui la sentenza del 23 novembre pubblicata oggi. Paci sottolinea ancora: “Proprio per il fatto che si trattava di un rilievo tecnico, sebbene necessitò di una correzione contabile formale, non ci eravamo costituiti in giudizio”. Tuttavia, essendo quella Consulta una sentenza regolare, l’assessore alla Programmazione chiarisce: “La Finanziaria 2016 non viene in alcun modo messa in discussione nella sostanza né cessa di far valere i suoi effetti”.

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