Centrosinistra, l’appello dei “cittadini liberi”: «Sospendete le primarie»

È ancora fuoco amico sulle primarie. Adesso spunta il «time out»: niente voto il 29 settembre, «il centrosinistra rinvii l’apertura delle urne». A servire la mazzata sono i “cittadini liberi”, quelli che «ci riconosciamo nei valori della coalizione, ma non apparteniamo ad alcun partito». Seguono dodici firme per un appello rivolto ai cinque candidati ufficiali. A conti fatti, è il secondo monito in quattro mesi, visto che il primo fu lanciato a maggio quando Pd e alleati erano arenatissimi sul metodo per la scelta dell’aspirante governatore alle Regionali 2014. I “cittadini liberi” spinsero per le primarie e furono chiamati anche al tavolo della coalizione per spiegarne le ragioni.

LA POSIZIONE. «Solo che da allora molto è cambiato», osserva il giornalista Vito Biolchini. Ecco scattata la fotografia: «Il variegato fronte del centrosinistra – dice – non è pronto per votare il 29 settembre. Quello che dovrebbe essere un momento di condivisione su un progetto vincente, rischia di trasformarsi in un passo falso». Di qui la richiesta del time out: «Una pausa di riflessione serve per chiarire i punti politici in sospeso e verificare se esistano le condizioni per costruire un’alleanza politico-programmatica tra tutte le forze che stanno nel campo democratico-riformista. L’obiettivo è condividere un progetto da contrapporre a quello della destra».

L’ANALISI. Sulle zone d’ombra fa sintesi Pierluigi Marotto, il “libero” di San Sperate, un lavoro alla Cives Net, perché loro si sono firmati così: con il nome, la professione e la residenza. Non vogliono bollini, piuttosto «avanziamo la necessità di definire con certezza il perimetro del centrosinistra». La premessa è una: «Dopo sessantacinque anni di autonomismo è chiaro a tutti che in Sardegna, sebbene non da oggi, sia fallito un modello di sviluppo. Bisogna pensarne uno nuovo, alternativo, e noi crediamo che debba essere sostenibile. Vanno anche ritrattati, in chiave sovranista, i rapporti con lo Stato».

IL QUADRO. La frattura che sta segnando il centrosinistra è storia di agosto: il 6, nell’ultimo vertice di coalizione, Sel, Idv, Upc, Verdi e Centro Democratico chiesero all’improvviso di spostare la presentazione delle candidature al 2 settembre. Poi venne confermata la data dell’8 agosto, ma ai ribelli era stata concessa una proroga, sebbene non siano arrivati nomi nuovi oltre Simone Atzeni, Francesca Barracciu, Roberto Deriu, Gianfranco Ganau e Andrea Murgia. Biolchini dice: «È evidente che nel centrosinistra ci sia una spinta per arrivare alla scelta di un candidato senza passare dalle primarie. Noi diciamo invece che al momento non ci sono le condizioni per andare alle urne. Non si può sottovalutare nemmeno la questione morale sollevata da Gesuino Muledda (RossoMori), così come va deciso se il Psd’Az e il Partito dei Sardi debbano far parte, o meno, della coalizione. Bisogna anche aprire il dialogo con Michela Murgia».

I NODI. A sentire i “cittadini liberi” esiste un problema di fondo. «Nel regolamento delle primarie – sostiene Marotto – non è scritto che il vincitore sarà automaticamente il candidato governatore». Enrico Lobina, consigliere comunale a Cagliari eletto nel 2011 con la defunta Federazione della sinistra, spiega: «Visto il fermento attuale, le primarie sarebbero un passo falso, bisogna concertare un nuovo percorso di condivisione». Roberto Mirasola, consulente tributario, aggiunge: «Noi siamo per un modello di sviluppo che sostituisca l’industrializzazione con agricoltura e turismo». Una cosa va ricordata: giusto due settimane fa, Silvio Lai è stato severo rispetto alla rappresaglia scatenata dai partiti ribelli. «Si voterà il 29 settembre», ha ribadito il segretario regionale del Pd.

Alessandra Carta

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