Cappellacci di nuovo bocciato, la Consulta cassa la legge sugli usi civici

La Corte Costituzionale boccia il piano straordinario della Regione Sardegna per la ricognizione degli usi civici e l’individuazione su cartografia aggiornata di dati e accertamenti già esistenti riportati su cartografie antiche, che aveva scatenato polemiche nella scorsa legislatura.

Secondo la Consulta, non è sufficiente un intervento del legislatore regionale, che pure per via dello Statuto autonomistico ha poteri in materia di governo del territorio, per rivedere e sopprimere gli usi civici. “Occorre al contrario – si legge nella sentenza – garantire che lo Stato possa far valere gli interessi di cui è portatore sin nella formazione del piano straordinario di accertamento demaniale, concorrendo a verificare se sussistano o meno le condizioni per la loro stessa conservazione, ferme restando le regole nazionali inerenti al loro regime giuridico e alle relative forme di tutela”. Lo Stato inoltre deve verificare che “gli effetti giuridici modificativi del regime dei relativi beni non si producano prima, e al di fuori, del Piano paesaggistico regionale”.

In origine gli usi civici erano nati (nel 1927) per una migliore utilizzazione agricola dei relativi terreni, ma ciò non ha impedito la loro sopravvivenza con un ruolo non marginale nell’economia agricola del Paese e oggi hanno mantenuto una valenza di tipo ambientale. “Si è andato così delineando un forte collegamento funzionale con la tutela dell’ambiente – sottolineano i giudici costituzionali – cosicché allo Stato, per quel che riguarda la Regione autonoma Sardegna, gli usi civici sono soggetti a due distinte potestà legislative, regionale e statale. Questa Corte ha affermato che ‘la conservazione ambientale e paesaggistica’ spetta alla cura esclusiva dello Stato” che esprime la sua competenza sugli usi civici nel codice dei beni culturali e del paesaggio, cioè norme sovraordinate rispetto alla legislazione regionale.

“Le attuali proposte di sdemanializzazioni comunali cadono ora nel nulla”. Così le associazioni ecologiste Gruppo d’Intervento Giuridico onlus, Amici della Terra e Lega per l’Abolizione della Caccia, che hanno condotto contro la legge regionale sugli usi civici, definita il nuovo “editto delle chiudende”, una durissima battaglia legale e di sensibilizzazione, esprimono la loro “forte soddisfazione per la pronuncia del Giudice delle Leggi”. Secondo gli ambientalisti si tratta di “una pronuncia che restituisce salvaguardia e tutela ai demani civici, al paesaggio, ai diritti delle collettività locali”.

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