Si è dimessa l’assessore ai Servizi sociali del Comune di Cagliari Susanna Orrù. Lo ha comunicato con una lettera, abbastanza critica, inviata all’assemblea civica, la stessa esponente della squadra del sindaco che lamenta “mancata condivisione” degli obiettivi.
La comunicazione è stata data dal presidente del Consiglio Ninni Depau. È la terza poltrona della Giunta di Cagliari che rimane vuota nel giro di pochi mesi: il primo ad andare via era stato l’assessore al Bilancio Gabor Pinna (incompatibilità con incarico alla Sfirs), poi era toccato a Luisa Sassu (Personale). Posti nell’Esecutivo, tra l’altro, mai rimpiazzati.
A seguire alcuni passaggi delle lettera dall’assessore dimissionario: “Oggi sento più che mai l’importanza di dare slancio alla questione delle Politiche sociali a Cagliari. Ed è proprio per tale consapevolezza che mi trovo costretta a rassegnarti le mie immediate dimissioni. Non c’è stato il tuo supporto necessario, la dose minima ed indispensabile di condivisione, politica e strategica, con il risultato che molte, troppe delle iniziative e dei progetti non hanno trovato uno sbocco operativo. Con la frustrazione di non poter realizzare pienamente quanto intrapreso, cioè, di ridisegnare, da Sinistra, un nuovo approccio alle politiche sociali in questa città”.
Quindi lo sfogo e l’appello al sindaco: “Ho provato, caro Massimo, a stabilire con te una comunicazione, in tutti i modi; mi sono ritrovata, mio malgrado, dinanzi ad un muro di gomma; sordo e silente dinanzi alle sollecitazioni mie e del servizio Politiche sociali. Questa si chiama delegittimazione. Un assessore delegittimato perde la propria credibilità e capacità operativa, sia all’interno degli uffici che con il variegato e complesso mondo di riferimento. Queste le ragioni che mi conducono ad esitare una scelta difficile e drammatica, con l’augurio che tale mio gesto possa rilanciare l’azione dell’assessorato; perché ne ha bisogno la città, perché lo meritano tutte le persone che spendono la propria professionalità con generosità e spirito di servizio. Caro Massimo, mi assumo l’onere della decisione. Ti tolgo da ogni imbarazzo. Sciolgo tutti i nodi. E mi dimetto. E ricorda, spero ti possa aiutare nel lavoro che ti attende nei prossimi mesi, la lotta alla povertà non è un vezzo personale, ma un bisogno profondo e radicato della città”.