Bersani a Cagliari: “Se vinco, un tavolo nel governo dedicato alla Sardegna”

“Mi raccomando, fate una telefonata agli amici e parenti in Lombardia”. Nella battuta finale di Pierluigi Bersani davanti un centro congressi stracolmo di persone, sta il senso di questa campagna elettorale del leader del centrosinistra, che questa sera ha fatto tappa a Cagliari. La sfida si gioca tutta a Milano, diventato il piccolo Ohio italiano, dove la vittoria al Senato può garantire la governabilità o meno della prossima legislatura. Il resto conta meno e anche i temi della Sardegna passano in secondo piano, anche se alla fine del suo intervento Bersani lancia una proposta “che faccio solo qui a voi sardi”. Ossia l’istituzione nel prossimo governo di un tavolo speciale dedicato alla Sardegna, che ne affronti i problemi in blocco. “Perché qui è tutto il sistema produttivo che sta cedendo e bisogna far ripartire il circuito economico”. Senza fare promesse o “raccontar balle”. Perché ormai, spiega il segretario PD, è una gara a chi la spara più grossa.”I 4 milioni di Berlusconi, Grillo che dice mille euro a tutti per tre anni. Maroni e la moneta lombarda. Anche Monti promette ogni giorno qualcosa, ma c’è ancora lui al Governo e ci sono da coprire i fondi per la Cig in deroga”.

Per Bersani è finita l’epoca dell’uomo solo al comando, bisogna vincere e governare assieme. “Noi possiamo chiedere il voto a testa alta, abbiamo dalla nostra un’arma potentissima, che è il nostro popolo, il popolo delle primarie”. La ricetta per uscire dalla crisi economica, che per Bersani ha travolto una Europa balbettante e ripiegata su stessa, si affronta aggredendo con un “governo da combattimento” alcuni temi fondamentali. “Sicuramente possiamo ridurre la spesa pubblica, tagliare sprechi e costi della politica, diminuire la spesa militare. Ma non basta, bisogna inserire capitali e investimenti per far ripartire le imprese. E su questo bisogna essere chiari, dobbiamo puntare su un nuovo modello di fedeltà fiscale, che ci permetta di recuperare risorse”.

Un modello che non tradisca la tradizione del centrosinistra e che valorizzi il welfare e tuteli i più deboli. E quindi più diritti, come ha ricordato nell’introduzione della serata Flavio Soriga citando la legge 40, che ha costretto molti thalassemici sardi, e non solo, a volare all’estero per coronare il sogno di avere un figlio. “Ci batteremo per i diritti civili delle coppie non sposate, per il diritto di cittadinanza a chi è nato in Italia, per una cancellazione della Legge 40”.
Un’Italia giusta, come recita lo slogan della campagna di Bersani, che punti anche sulla moralità. “Faremo subito una legge sulla corruzione, sul falso in bilancio. Regolarizzeremo il finanziamento ai partiti, a cominciare da noi. Perché non sta scritto da nessuna parte che un parlamentare debba prendere più di un sindaco”. E la sala applaude con convinzione.

Sul finale l’appello al voto che, conclude Bersani “non è solo per il governo, ma per cambiare un’epoca. Quella del personalismo iniziato con Berlusconi, ma che ha contagiato molti. Che mettono se stessi davanti a tutto e il loro nome nel simbolo. Perché dopo di loro non c’è nulla. Noi non l’abbiamo fatto, perché dopo Bersani c’è il Pd”.

Alberto Urgu

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