Asl, il Pd voleva ‘punire’ il Cd per la firma ritirata dalla riforma

Alla fine hanno vinto le colombe. Ma nel Pd stavano per togliere al Cd il consigliere prestato per formare il gruppo in Aula.

Spunta uno strascico sulla riforma della Sanità targata Pd: siccome il Centro Democratico ha ritirato la firma da quella proposta di legge presentata da Pietro Cocco, il Pd voleva togliere al partito alleato il consigliere prestato per formare il gruppo nell’Aula di via Roma (tecnicamente si parla di appoggio tecnico). Poi hanno vinto le colombe e la punizione non scatterà. Ma il rischio dello strappo ha tenuto banco a lungo, questa mattina.

Tutto è successo quando il Pd ha convocato i suoi consiglieri per fare il punto sull’attività amministrativa. Una riunione interna nella quale il primo partito della maggioranza, guidato in via Roma proprio da Cocco, ha affrontato anche la questione della riforma sanitaria, compresa la mossa del Cd. Ha prevalso la linea della non belligeranza che evita di aprire una crepa di non poco conto nella coalizione di governo: Gavino Manca, quindi, resta in prestito al partito alleato, ma per il futuro non ci dovranno essere più ritiri di firma. Del resto, la decisione del Centro democratico di non appoggiare più il riordino delle Asl è stata vissuta nel Pd come uno sgarbo istituzionale.

Il prestito di Manca nasce dal fatto che il regolamento di via Roma prevede un minimo di quattro consiglieri per formare un gruppo. Il Cd, però, ne ha eletti solo due, Roberto Desini e Anna Maria Busia. Di qui l’appoggio tecnico di Manca, ma anche quello di Eugenio Lai da Sel, sebbene entrambi continuiamo ad appartenere formalmente ai rispettivi partiti.

In tarda mattina c’è stata anche una chiamata tra Desini e Cocco che è valsa il definitivo chiarimento. Desini, che nel Cd è il capogruppo, ha ritirato la firma per via dell’articolo 3 che prevede l’istituzione di una nuova Asl per le emergenze e le urgenze. Ovvero, la ribattezzata Areu che, comunque, è destinata a non nascere mai, come negli accordi della stessa maggioranza dopo il vertice di ieri. Nell’incontro ha infatti prevalso la linea di Francesco Pigliaru sull’abbattimento dei costi. Vuol dire che le Aziende sanitarie si ridurranno anziché aumentare, e questo l’aveva proposto già in campagna elettorale lo stesso leader del Cd, il deputato Roberto Capelli.

Va detto che se di errore si può parlare, il primo a sbagliare è stato Desini, quando ha sottoscritto una proposta di legge contraria alla linea del suo stesso partito. Il capogruppo del Cd ha poi spiegato le ragioni di quell’iniziale sostegno politico alla riforma, ammettendo “leggerezza nella lettura del testo”.

Sempre sul fronte del Cd, che da sabato è autonomo da Roma, arrivano le congratulazioni dal Partito dei Sardi (Pds). “Esprimiamo soddisfazione – si legge in una nota – per la trasformazione del Centro democratico in un partito sardo. Questo evento testimonia il coraggio di alcune forze nell’accogliere la sfida a fare della nostra Isola e dei suoi abitanti il riferimento dell’azione politica”. E ancora: la scelta del Cd “rappresenta un ulteriore rafforzamento di coloro che operano secondo una logica sovranista dentro il Consiglio regionale”.

Al. Car.
(@alessacart on Twitter)

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