Una voragine da 342.846.722 euro. È il conto aggiornato delle maggiori spese nella sanità sarda, nel solco di quell’eredità che il centrodestra ha lasciato alla giunta di Francesco Pigliaru.
Il dato è un pre-consuntivo, ovvero una cifra non ancora definitiva e che, peggio, potrebbe continuare a salire. Di certo è di gran lunga superiore rispetto al quadro nerissimo emerso il 14 aprile scorso dai conteggi dell’assessorato regionale alla Sanità. Lo guida Luigi Arru, il quale ha calendarizzato con gli uffici la scadenza del 30 aprile per quantificare in modo definitivo il disavanzo delle Asl isolane. E appunto: meno di dieci giorni fa, le maggiori spese certificate avevano raggiunto quota 230 milioni in più rispetto al cosiddetto bisogno sanitario. Cioè il tetto massimo di spese che il Cipe (Comitato interministeriale per la programmazione economica) stabilisce ogni anno per le Regioni, in base alla popolazione.
Nel 2014, infatti, il Cipe aveva fissato per la sanità sarda un costo di 2,897 miliardi. Ma coi 342.846.722 euro di sperse non previste, si dovrebbe arrivare a 3,239 miliardi. Un’infinità.
Sui numeri del Ministero, prende posizione il deputato dei Riformatori-Scelta Civica, Pierpaolo Vargiu. “Quello della Sardegna – scrive in una nota – è il peggior dato d’Italia, dopo i 411 milioni del Lazio”. Il parlamentare invita quindi la coalizione di Pigliaru “a scelte coraggiose e senza pregiudizi”.
Il fatto è che l’enorme buco della sanità sarda è stato causato dai manager nominati nel 2009 dal centrodestra e rimossi solo a fine dicembre 2014. Vargiu, però, la vede diversamente: “È un’osservazione ininfluente, visto che il centrosinistra ha vinto le elezioni a febbraio 2014. L’assessore avrebbe potuto incidere sulle scelte dei direttori generali”.
Va ricordato che proprio sulla gestione della sanità sarda, l’ex manager del Brotzu ed ex consigliere regionale dei Riformatori, Franco Meloni, in un’intervista a Sardinia Post aveva parlato senza mezzi termini di “fallimento del centrodestra” nel governo delle Asl.
Per tornare sulle maggiori spese, i 342.846.722 milioni del 2014 arrivano dopo i 366.966.658 euro del 2013, sempre secondo i dati del Ministero che comunque divergono da quelli indicati dalla Corte dei Conti. Nel 2013, per esempio, i giudici, in una pesantissimo relazione di fine anno (qui le spese divise per Asl), hanno calcolato 110.177.749,22 euro di costi aggiuntivi, a fronte di un fabbisogno sanitario pari a 2.979.982.188,84 euro.
Adesso si attende il report dell’assessore Arru che in questo primo anno di governo ha comunque già avviato un primissimo aggiustamento dei conti, a ben vedere fuori controllo. E da qui si capirà se i dati del Ministero coincidono o meno con quelli della Regione.
Intanto nel centrosinistra una posizione emerge con nettezza. Così dal Centro Democratico: “Davanti alla drammaticità di questi numeri, se confermati, i manager andrebbero chiamati alla responsabilità individuale nella cattiva gestione delle risorse pubbliche”.
Al. Car.
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