Giorgio Melis nel 2009: “Ecco perché una Regione imbelle può diventare il deposito delle scorie”

Era il 14 maggio del 2009. Cinque anni fa. E nuovamente (era già successo sei anni prima) sulla Sardegna aleggiava l’incubo del deposito delle scorie nucleari. Giorgio Melis, sul suo l’Altravoce.net, scrisse questo editoriale. Che val la pena di rileggere oggi. Per chiarire quali erano ieri le posizioni di alcuni degli attuali fieri oppositori.
Tutto si sta compiendo secondo previsioni, anzi con accelerata anticipazione. La Sardegna avrà la centrale e le scorie nucleari: le smentite dell’improbabile Ugo Cappellacci stanno a zero, quelle di Scajola peggio. Del resto, nel 2003, l’unico a “non sapere niente” e non prendere posizione sull’arrivo delle scorie era stato l’allora presidente Mauro Pili. E ancora il forzista Massidda continua a sostenere che si era trattato di una leggenda metropolitana, di bufala atomica: le stesse parole di Cappellacci. Peccato che tutti i giornali avessero il dettaglio del piano, confermato dal generale Jean che lo aveva preparato in segreto e ribadito da Cossiga. Tant’è che si era tentato di dirottare le scorie in Basilicata, dove la rivolta popolare innescata da quella sarda in precedenza, aveva bloccato lo stoccaggio.

Quindi, cosa ironizza, bufalizza e smentisce il presidente-zerbino? È la stessa persona che ha appreso dalla tv il dirottamento del G8 e non ha detto una parola sull’illegalità della decisione del governo. Alla quale avrebbe dovuto partecipare per legge il rappresentante della Sardegna: invece c’era solo quello dell’Abruzzo. Ma Cappellacci non pretenda che lo prendiamo sul serio mentre anche nella sua stessa maggioranza sono già tanti a ritenerlo solo un imbelle portaordini di Berlusconi, che mai drizzerà la schiena e subirà tutto. Figurarsi, poi, se a smentire è anche la viceresponsabile del Pdl, Claudia Lombardo, che alterna il ruolo con quello di presidente del Consiglio. Davanti ai due campioni dell’orgoglio nuragico in salsa arcoriana tremava tutta Roma: specie a palazzo Grazioli.

Al dunque, verrà la centrale e anche le scorie. Non è una previsione infausta di oggi. L’abbiamo fatta col senno del prima. Era già tutto scritto. Lo scippo premeditato del G8 e la servitù nucleare che si voleva e si vuole infliggere alla Sardegna: grazie a Renato Soru, appena liberatasi di quella nuclear-militare (americana) a La Maddalena. Le norme forse incostituzionali che accompagnano il ritorno al nucleare in Italia prevedono l’imposizione del segreto di Stato, lo svuotamento di ogni sovranità della Regione (alla faccia del federalismo), la realizzazione da parte di società che non devono chiedere niente ad alcuno e possono procedere in assoluta autonomia: come una potenza occupante in terra straniera. I presidenti del Piemonte (la tostissima Mercedes Bresso) e di Puglia (Nichi Vendola) non solo non credono si tratti di una bufala ma hanno preso assolutamente sul serio l’annuncio nucleare. Subito controbattono che si opporranno a oltranza. I due massimo esponenti dell’autonomia sarda, puntualmente presi a pesci in faccia e calci nel didietro dal loro boss, smentiscono e ironizzano, poveretti.

Hanno ragione, Ugo Truman Cappellacci, detto affettuosamente il sardomuto, e la Lombardo. Nei pochi mesi dal voto, è stato un susseguirsi di interventi di Berlusconi per confermare e attuare gli impegni solenni della campagna elettorale. Infatti. Scippati i soldi dei fondi Fas della Regione, cancellata la Sassari-Olbia progettata e finanziata dalla Regione, addio Eurallumina dopo l’intervento risolutivo del Caimano sullo squalo Putin, cancellate le bonifiche nelle zone industriali di Portovesme e Portotorres, come non detto per il collegio sardo alle europee. Infine, lo scippo del G8 col governo che ieri annuncia: le opere da completare le paghi la Regione, che già aveva versato di tasca propria, Roma non ci mette un euro. Il governo neppure prevede alcun intervento risarcitorio per i danni incalcolabili inflitti alla Sardegna, imprenditori e albergatori di La Maddalena e della Gallura per la truffa elettoral-mediatica del trasferimento all’Aquila. Non solo non si risparmierà ma le spese saranno molto più elevate, l’Abruzzo non ne avrà alcun beneficio. Al massimo Berlusconi potrà mostrarsi in tutta la sua bassezza nella foto-ricordo con i Grandi della terra nella caserma della Forestale de L’Aquila.

Reduce da questa impressionante serie di successi che hanno letteralmente steso la Sardegna in due mesi (“sono fiducioso”, dice per la chimica. Ma siamo già al funerale perché nulla è stato fatto dal governo sull’Eni: sarà il colpo di grazia, terribile, per tutto il Nord Sardegna e non solo), ora arriva il doppio ciliegione della centrale e delle scorie nucleari. Entro alcuni anni, ce le ritroveremo in casa, nel didietro, genere mega-supposta radioattiva, senza poterci neanche opporre preventivamente. Sarà tutto secretato e, come nel 2003, i sardi-ascari informati taceranno per non disturbare il manovratore arcoriano. Si vede già dalle reazioni a caldo: negare tutto, negare sempre, soprattutto l’evidenza.

Nel voto di febbraio i sardi si sono autocastrati e affidati a personaggi che non sono soltanto totalmente inadeguati e incapaci di ogni resistenza alla nuova colonizzazione, umiliazione e saccheggio della Sardegna. Sono doppiamente pericolosi perché subiscono tutto senza una parola di dissenso, smentiscono i fatti per non dover ammettere quel che tutti vedono: sono i fattorini di Berlusconi, rispondono a lui, dei sardi gli frega meno di niente.
Un moto di rivolta popolare preventivo, che prepari furenti barricate contro questa schiavizzazione dell’isola, riportata al ruolo di espressione geografica e zimbello nazionale senza dignità, sarebbe possibile se ci fosse anche un’opposizione all’altezza. Ne dubitiamo, mentre il cardinal Antonello Cabras organizza i convegni con Maninchedda e dice che su Cappellacci non si può ancora esprimere un giudizio: infatti non ha avuto il tempo di realizzare i centomila posti di lavoro annunciati di qui al 2013. Giusto, spirito bipartisan, la vita continua. Magari anche quella degli studi professionali che necessitano di incarichi, progetti, consulenze: da chiunque governi.

Vero è che perfino il sardo-leghista Giacomo Sanna proclama che in caso di nucleare sardo, romperebbe l’alleanza con la destra. Mammamia, che paura. A far dubitare di una nuova forte reazione popolare è la constatazione di una ulteriore e più umiliante mutazione-regressione genetica dei sardi, nella generale berlusconizzazione spinta che ha il suo epicentro in Gallura (a proposito, perché l’azzurrissima provincia di Nizzi non si offre come sito nucleare per solidarietà col concittadino onorario di Olbia?). È anche vero che c’è una larga componente, accertata durante le elezioni e dopo, di sardi liberi e forti, che non chinano la schiena e sono pronti a combattere e resistere. Se qualcuno o molti li mobiliterà e li organizzerà, potrà nascere un salvifico moto di popolo. Vedremo se c’è ancora da sperare o tutto è davvero finito.

Giorgio Melis

 

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