L’elettronica che si indossa. Il premio ItWiin all’invenzione sardo-emiliana

“Dispositivi che si basano su un tessuto intelligente”: un lavoro che ha permesso alla professoressa Annalisa Bonfiglio –bioingegnere e prorettore delegato per il territorio e l’innovazione dell’Università degli Studi di Cagliari – di vincere il PREMIO ITWIIN 2016 (dell’Associazione italiana donne inventrici e innovatrici) per la categoria “invenzione” assieme alla professoressa Beatrice Fraboni dell’Università di Bologna.

“È il lavoro di un team di ricercatrici – ha detto la professoressa Bonfiglio – io, la la collega dell’università di Bologna e i nostri due gruppi di ricerca. Abbiamo messo insieme le nostre competenze per produrre un’innovazione nel campo dell’Elettronica indossabile. Siamo particolarmente felici di un premio che va a sottolineare quello che è un vero lavoro di squadra, una collaborazione che dura da molto tempo e che ci ha dato grandi soddisfazioni scientifiche”.

Futuristiche applicazioni nell’ambito dell’Internet degli oggetti. “Grip Glove” o per meglio dire guanti speciali dotati di sensori sono uno dei risultati che si sono ottenuti dalla collaborazione pluriennale tra i gruppi di ricerca. Guanti che possono essere utilizzati nell’ambito della medicina del lavoro e della riabilitazione per valutare la forza con cui la persona afferra gli oggetti e la corrispondente sollecitazione sulla struttura ossea e muscolare. Sempre restando nel campo medico, ad esempio, è possibile pensare ad una maglietta che possa misurare il battito cardiaco o la frequenza respiratoria, ma anche fasce o in genere indumenti che stando a contatto con la pelle possono monitorare lo stato di salute. Ma questi sono soltanto alcuni esempi delle tantissime applicazioni che derivano dalla ricerca.

Il tema indagato dalle professoresse Bonfiglio e Fraboni riguarda i “Dispositivi elettronici basati su materiali innovative che possono essere depositati su substrati non convenzionali (plastiche flessibili, tessuti) per conferire proprietà uniche”. Ha detto la professoressa Bonfiglio: “l’applicazione al tessile fa parte di un argomento di ricerca più ampio, l’Elettronica Organica, ovvero l’elettronica basata sull’uso di materiali innovativi quali polimeri etc per realizzare circuiti e sensori su substrati non convenzionali come plastica, carta, tessuti, su grandi aree, con tecniche di fabbricazione semplici e a basso costo”.

I due team hanno messo a punto uno specifico trattamento che “può essere applicato a fili o a tessuti, sia naturali, come il cotone, che artificiali, come il nylon – racconta la ricercatrice del’ateneo di Cagliari – di modo da rendere il tessuto conduttivo senza cambiarne le proprietà meccaniche e la vestibilità”. Un processo che chiama in causa le nanoparticelle e di come queste possano cambiare lo stato elettrico degli oggetti con cui entrano in contatto.

Gli studi sui materiali appositamente trattati hanno portato a concludere che non solo i materiali in fibra, i filamenti, sono conduttivi e thumbnail_grip-glovesufficientemente flessibili per permettere ad un singolo nodo di fornire un efficace contatto elettrico tra un generatore di tensione e un LED ma anche che si possono realizzare sensori per misurare diversi parametri biomedicali. “A partire da questo trattamento – ha aggiunto ancora Annalisa Bonfiglio – si possono realizzare dei sensori per misurare parametri biomedicali come tracciato elettrocardiografico, ritmo respiratorio, sensori di pressione e di deformazione”. Lo studio ha portato a realizzare realizzati due diversi tipi di transistori: Organic Electro Chemical Transistors (OECTs) che possono “servire per fare l’analisi chimica del sudore”; e Organic Field Effect Transistors (OFETs) transistor organici ad effetto di campo per misurare la forza o altri parametri.

Il premio ITWIIN e la Sardegna. Non è la prima volta che l’Associazione Italiana Donne Inventrici e Innovatrici conferisce ad una “donna sarda” il premio. Angela Serpe, ricercatrice presso l’università di Cagliari, è stata la prima che nel 2010 ha ricevuto il riconoscimento come “Migliore Inventrice” grazie alla sua attività di studio che le ha permesso di ottenere significativi risultati nel recupero del palladio da catalizzatori automobilistici esausti e nel recupero di oro e rame da rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche.

Nel 2011 riceve il riconoscimento come “Migliore Inventrice” Maria Grazia Clemente. Nata a Sassari, opera nel settore di gastroenterologia pediatrica, ricercatrice presso l’ateneo Turritano, ha messo a punto una tecnica diagnostica innovativa per la malattia celiaca basata su un semplice prelievo di sangue invece che sull’attuale esame endoscopico con biopsie intestinali. Sempre nello stesso anno Daniela Ducato riceve il premio come “Migliore Innovatrice” grazie alla realizzazione di materiali biosostenibili nel settore dell’edilizia fatti con eccedenze e surplus di pastorizia, agricoltura e apicoltura senza nessun utilizzo di petrolio, consumo di suolo agricolo o di risorse idriche.

Alessandro Ligas

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