E-commerce: l’Italia resta indietro rispetto all’Europa, ma è iniziata la ripresa

Il modo di comprare degli italiani è profondamente cambiato negli ultimi anni, quello che forse non è cambiato è il nostro modo di vendere, e come spesso capita all’Italia, è nuovamente rimasta indietro rispetto all’Europa, non troppo, ma quello che basta per farci (forse) perdere una grossa possibilità.

Con 16 mila aziende che vendono online l’Italia è al settimo posto in Europa per fatturato proveniente dalle attività e-commerce, prima di noi Regno Unito, Germania, Francia, Russia, Spagna e Olanda.

In un’Europa dove il valore dell’ e-commerce nel 2015 è stimato essere di 477 miliardi di dollari, il nostro ne vale 28,8 miliardi di €.
Sebbene l’Italia abbia stimato un incremento di fatturato del 19% dall’anno precedente, si trova comunque al di sotto della media europea, che vede al vertice il Regno Unito con un fatturato di 60 miliardi di sterline, sempre nel 2015.

Questo dato è significativo quando lo si associa a quello che vede la Gran Bretagna, insieme a Germania e Francia, come sedi della maggior parte degli e-commerce operanti in Europa, con il risultato che questi riescano ad affermarsi anche nei mercati esteri più deboli come per l’appunto quello italiano.

Gli imprenditori italiani dovranno quindi capire come sfruttare al meglio questo affermarsi dei marketplace in Italia nell’ottica di prendere spunto e sfruttarli per espandere le proprie vendite all’estero.

A frenare le aziende italiane sono le nuove barriere digitali, che se da un lato accorciano le distanze dall’altro le complicano; dall’avere un sito multilingua, a riuscire a ottenere le certificazioni necessarie per poter esportare, questi i nuovi problemi con i quali le MPMI si devono confrontare oggi.

Nonostante ciò il 2015, per quanto riguarda il settore alimentare, è stato un anno importante per l’Italia, dove si è iniziato a colmare quel divario che ancora ci separa dagli altri Paesi europei. Parte del merito è dovuto alla crescita dei player locali che, come professionisti del settore, promuovono nuove soluzioni con l’obiettivo di agevolare il processo che porta queste aziende dalla vendita offline a quella online, come nel caso di Aithalia.

Il progetto nasce all’interno delle mura di Clhub, venture incubator che ha tra i suoi focus di investimento quello sul food, e corporate accelerator, per aziende che desiderano digitalizzarsi ed internazionalizzarsi.

La piattaforma Aithalia nasce per semplificare il processo di esportazione a queste aziende (MPMI), puntando a essere un nuovo canale di vendita unificato per esportare le proprie eccellenze agroalimentari in tutto il mondo.

I servizi che Aithalia ha pensato per agevolare questo tipo di operazioni sono una vetrina online in base alla provenienza del cliente, la fornitura di certificazioni a seconda del Paese in cui si vuole esportare, la gestione della logistica che include il magazzino e la spedizioni, un’assistenza clienti multilingua comprensiva della restituzione dei resi e un agente in loco a supporto anche della strategia di vendita online.

Uno dei maggiori trend negli acquisti europei e-commerce è quello del food, che se aggiunto al sinonimo di qualità “Made in Italy”, segna la premessa per l’Italia di recuperare posizioni in termini di fatturato rispetto agli altri Paesi europei

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