A Cagliari la Global Game jam: videogiochi e giochi sulla scia delle “onde”

“Hate Wave”, “Hide and Sike”, “John Waves and his incredible adventure” questi sono alcuni dei titoli dei giochi che sono stati create durante la prima edizione cagliaritana della Global Game Jam (Ggj), la manifestazione sulla creazione di giochi e videogame che si è tenuta in contemporanea in 702 città del mondo ed in 10 città italiane.

La maratona di programmazione, ideata nel 2009 su iniziativa dell’International Game Developer’s e portata in Sardegna dall’associazione culturale Fabbricastorie, è stata un successo. Sono stati 39 i jammers che hanno partecipato, all’ex Manifattura tabacchi, all’edizione sarda di cui il 16% (6) erano donne. Sono stati realizzati sei videogiochi e tre giochi da tavolo. Game designer, informatici, narratori, più o meno giovani ma tutti accomunati dalla stessa passione: il gioco. Andrea Assorgia, uno degli organizzatori: “Un successo soprattutto se confrontato ai numeri di città più popolose come Catania (40 partecipanti), Roma (84), Torino (174), Milano (405)”. Ha aggiunto: “Sono stati due giorni in cui la creatività ha sposato la tecnologia. I partecipanti sono partiti da una storia o un’idea che poi si è concretizzata grazie alla collaborazione di più saperi. Questo indica il vero spirito della manifestazione: non competitivo ma collaborativo”.

Una due giorni di grande condivisione. Lo start è partito, in contemporanea mondiale, alle 17 di venerdì 20 gennaio e fino alle 17.00 del 22 gennaio 2017 i jammers hanno vissuto a stretto contatto condividendo un’esperienza non soltanto lo sviluppo di un “gioco”. “Stare insieme, mangiare, dormire è stato importante – spiega ancora Assorgia -. Lo spirito che si viveva era di una competizione amichevole dove i partecipanti, anche se sono stati divisi in diversi team, hanno collaborato in modo trasversale. C’è stato uno scambio continuo di conoscenze ed esperienze”. Per poter partecipare non si doveva essere per forza uno sviluppatore. Ha sottolineato Roberto Sedda, presidente dell’associazione: “Un gioco è fatto da diverse personalità. Servono sviluppatori, ma anche artisti, grafici e musicisti, senza dimenticare l’importantissimo ruolo del game designer, senza il quale il gioco non avrebbe regole e meccaniche”. La manifestazione non ha usufruito di nessun contributo pubblico e si è basata sull’attività volontaria dei soci che da 30 anni, in forma personale, portano avanti la promozione del gioco in tutte le sue forme e dal 2010 in forma di associazione. Tra i tavoli era possibile vedere cinquantenni e ventenni. C’erano ragazzi e ragazze all’ultimo anno di liceo o provenienti dalle facoltà di ingegneria, architettura, dall’istituto europeo di design. E perfino un giovane sardo laureato all’università di game design a Malta. Ma c’era anche la vecchia guardia del gioco cagliaritano da tavola degli anni Novanta. Provenivano tutti dalla provincia del sud Sardegna e da Cagliari.

I giochi. Il tema sul quale basare i giochi era quello delle onde declinato nei modi più disparati: marine, elettriche, magnetiche, emozionali. Come ad esempio “Smart Sharks”: un gioco di carte, sviluppato da Andrea Salidu, brainstorming game videogiochi ligasAlessia Luca, Andrea Piano, Agostino Dessì e Marta Pinna, che tratta di un surfista che dovrà liberarsi dagli squali che lo inseguono in una lunga lotta per la sopravvivenza. “John Waves and his incredible adventure” è il gioco sviluppato da Marco Bianchi, Gianmaria Mancosu, Stefano Ledda, Giovanni Meloni, Matteo Frau. John Wave è un cow boy che deve sconfiggere un capo indiano che ha sguinzagliato contro di lui orde di nemici. Il suo unico strumento di difesa e offesa è la testa, collegata al suo corpo con un collo ondulato (ispirato allo stile di pittura di Modigliani) che si estende. “Noisemare” invece tratta di un ragazzo che si sveglia in un giardino e cerca di tornare a casa. E’ un gioco “stealth” pieno di nemici, dove bisogna fare attenzione a non farsi sentire. Le azioni del protagonista producono onde sonore che si possono utilizzare a suo vantaggio (come un’arma) per ritornare a casa sconfiggendo gli avversari.

Il fenomeno. La maggior parte delle città italiane che hanno finora ospitato la Ggj corrispondono a sedi di atenei che hanno una lunga esperienza nel settore dei videogiochi. Sebbene a Cagliari sia presente un distretto tecnologico Ict di rilievo finora non ha rivolto le sue attenzioni al mercato del videogame almeno in modo “costruito”. Esiste un sottobosco cagliaritano che si dedica in modo autonomo allo sviluppo di app ludiche e software (leggi qui). Ed una delle prime volte in cui si è parlato di questo settore è stato durante il quarto appuntamento di Sinnova (leggi qui): i videogames come strumenti per turismo e marketing digitale per la Sardegna.

Prossimi passi. L’associazione organizzatrice sta già lavorando per l’edizione 2018 e nel mentre si stanno studiando una serie di eventi e progetti legati al mondo del gioco di modo che possano fare da collante per la seconda edizione cagliaritana della Ggj. Un esempio è il progetto “Ichnuseum”: un videogioco museale sulla storia della Sardegna. Una postazione multi giocatore che sarà fatta girare per i musei della Sardegna per portare all’interno di queste istituzioni l’edutainment, ossia la didattica ludica applicata ai beni culturali. In programma ci sono anche corsi per creazione di videogame.

Alessandro Ligas

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