Università e nepotismo. 1/ I parenti dei rettori

Tutti in cattedra, nello stesso ateneo di Cagliari: padri, madri e figli. Zii e nipoti. Gli ultimi tre rettori sommano sette parenti.

Tutti in cattedra, nello stesso ateneo: padri, madri e figli. Zii e nipoti. L’università di Cagliari non fa eccezione. Passioni di famiglia, certo, perché alla cultura si viene anche educati, e lo insegna la sociologia della conoscenza. Resta il fatto che ci sono professioni, come quella universitaria, dove il confine tra meritocrazia e nepotismo appare labile. Non a caso, i prof degli atenei italiani hanno il bollino dei baroni, cucito addosso per via di quei cognomi che tornano. Insistenti.

Formalmente non c’è nulla di irregolare, nemmeno a Cagliari: la carriera universitaria si abbraccia superando un pubblico concorso. Ma oggettivamente è cosa diversa dare un esame quando in commissione ci sono amici e conoscenti di papà e mamma, specie se il percorso di studi intrapreso è identico a quello dei genitori: stessa facoltà e stessa materia di specializzazione. Poi la scalata: ricercatore, professore di seconda fascia (detto anche associato) e poi il top col titolo di Ordinario. Ma solo uno su centinaia diventa Rettore. E proprio da qui comincia la prima puntata sull’università del capoluogo sardo: gli ultimi tre Magnifici sommano sette parenti, tutti docenti, di cui uno appena andato in pensione.

Duilio Casula, morto nel maggio 2013 a 97 anni, è stato il 57mo rettore, il terzultimo, dal ’79 al ’91. Era medico, come il figlio Giuseppe, gastroenterologo, ordinario di Chirurgia generale nonché direttore della scuola di specializzazione in Chirurgia dell’apparato digerente. Casula jr è andato in pensione quest’estate. Ma in ateneo insegnano ancora il fratello Francesco, la moglie Paola Deplano e le due figlie, Maria Francesca e Clementina.

Francesco Casula è ordinario di Fisica nonché direttore dell’omonimo Dipartimento nella facoltà di Medicina, dove insegna anche Fisica applicata. Professore di prima fascia è pure Paola Deplano, ma nell’area disciplinare di Scienze chimiche, come risulta sia dal sito dell’università (www.unica.it) che da quello del Ministero per la pubblica istruzione (www.miur.it). Nell’anno accademico 2013-2014, alla Deplano sono stati assegnate “Chimica” e “Chimica generale”. Sua figlia, Maria Francesca Casula, ricercatore nella stessa area disciplinare, cura le lezioni di “Chimica generale e inorganica”. Diversa la carriera di Clementina Casula, ricercatore anche lei, ma in Sociologia dei processi economici e del lavoro, materia che insegna nella facoltà di Studi umanistici nel corso di laurea magistrale in Psicologia.  Area disciplinare: Scienze sociali e delle istituzioni.

Un figlio docente ce l’ha pure Pasquale Mistretta, il 58mo rettore dell’università, Magnifico dal ’91 al 2009, ordinario di Urbanistica e professore emerito della stessa materia, un titolo conferitogli nel 2010. Fausto Mistretta è infatti ingegnere civile come il padre: assunto come ricercatore, è titolare del laboratorio integrato di Progettazione tecnica e strutturale. Sino a quando Mistretta senior non è andato in pensione, l’area scientifico-disciplinare li accomunava: Ingegneria civile, ambientale e architettura.

La carriera del padre l’ha seguita pedissequamente anche Andrea Melis, figlio dell’attuale rettore, l’economista Giovanni, il 59mo Magnifico dell’ateneo cagliaritano, ordinario di Economia aziendale. Melis jr, professore associato, è docente della stessa materia, ma insegna pure  “Contabilità per la direzione” e “Corporate governance”, sempre nella facoltà di Economia e commercio di cui il padre è stato preside. Anche nel caso dei Melis, l’area disciplinare è un comune denominatore: entrambi appartengono a Scienze economiche e statistiche.

Ecco quindi ricostruita la mappa dei sette parenti degli ultimi tre rettori. Coincidenza? Bravura? Fatto sta che due anni fa un ricercatore italiano che lavora a Chicago si è preso la briga di misurare il nepotismo nelle università nostrane attraverso la frequenza dei cognomi. Cagliari è risultata terza, dietro la “Jean Monnet” di Bari e l’ateneo di Sassari.

Una pezza ha provato a metterla la Gelmini con un decreto, diventato poi la legge 240 del 2010, cioè “Norme in materia di organizzazione delle università, di personale accademico e reclutamento”. L’articolo 18 vieta agli aspiranti ricercatori o professori di partecipare ai concorsi banditi nelle aree disciplinari, quindi nei dipartimenti, dove già insegna un parente fino al quarto grado. Ma per aggirare l’ostacolo della 240, non è raro che vengano chiesti trasferimenti in dipartimenti simili, in modo da non far perdere ai propri familiari i requisiti per sostenere i concorsi.

Alessandra Carta
(@alessacart on Twitter) – CONTINUA

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