Malattie mentali, per le cure l’Isola spende metà di quanto dovrebbe

Hanno più di 45 anni, soffrono prevalentemente di depressione o disturbi legati all’alcol e alle dipendenze, vengono curati per lo più in strutture specifiche e meno a casa, generalmente hanno un titolo di studio basso, raramente un diploma o la laurea. È il ritratto dei pazienti psichiatrici sardi che emerge dagli ultimi report sulla salute mentale che incrociano dati del Ministero della salute, dell’Istat, dell’Aifa e dell’Istituto superiore di sanità. Sono informazioni non aggiornate, visto che si riferiscono agli anni scorsi e che una raccolta sistematica delle cifre sarde ha preso il via solo quest’anno. Dal 2019 avremo certamente i dati del nuovo sistema informatizzato regionale, ma possiamo iniziare a guardare nel suo insieme lo stato della salute mentale in Sardegna e fare un confronto con il resto del paese. E scoprire che, a 40 anni dall’approvazione della Legge Basaglia sulla riforma del sistema psichiatrico italiano, in Sardegna c’è ancora tanto da fare. A partire dalla prevenzione e dall’educazione alla salute per arrivare alla spesa generale, che si è fermata esattamente alla metà di quella prevista per legge.

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Le malattie. Depressione, schizofrenia e psicosi, manie e disturbi affettivi bipolari, alcolismo e dipendenze, demenze e altri disturbi mentali organici, disturbi della personalità e del comportamento, ritardo mentale, sindromi nevrotiche e somatoformi sono le malattie in cura nelle strutture per la salute mentale isolane. L’incidenza cambia molto tra i sessi: i casi di alcolismo, dipendenze da sostanze psicoattive e schizofrenia riguardano più frequentemente gli uomini, mentre tra le persone depresse la maggior parte sono donne. La Sardegna, secondo il rapporto Osservasalute 2017, registra un triste primato nazionale per il numero di suicidi: siamo al terzo posto, dopo Valle d’Aosta e Bolzano, con 11,6 vittime ogni 100 mila abitanti contro la media di 7,8 nazionale; la maggior parte sono uomini.

Il tso. Tra i punti più controversi della riforma sulla salute mentale c’è il Tso, il trattamento sanitario obbligatorio, previsto dalla legge Basaglia e dalla successiva legge 833/1978 che ha istituito il sistema sanitario nazionale: secondo le norme, un cittadino può essere ricoverato contro la sua volontà “solo se esistono alterazioni psichiatriche tali da richiedere urgenti interventi terapeutici, se gli stessi non vengono accettati dall’infermo e se non vi siano le condizioni e le circostanze che consentano di adottare tempestive e idonee misure sanitarie extraospedaliere”. In Italia nel 2016 ci sono stati quasi 8mila Tso, che rappresentano l’8% dei ricoveri dei reparti psichiatrici pubblici. In Sardegna nel 2016 ne abbiamo registrato 333: il dato si trova sul rapporto del Ministero della salute. Il numero è stabile in tutte le regioni da qualche anno e anche in Sardegna l’anno precedente sono stati 332 e 351 nel 2014. Il dato sardo, con 2,3 tso ricoveri nei reparti psichiatrici ogni 10mila casi trattati, è leggermente più alto di quello nazionale che ne registra 1,6.

Le emergenze. Su cento richieste di cura, tre arrivano dal Pronto soccorso o tramite chiamata al 118 (ancora nel rapporto del Ministero della Salute). In Sardegna nel 2016 sono state quasi 12mila, la la metà circa per sindromi nevrotiche e somatoformi; 712 invece sono state le richieste per alcolismo e tossicodipendenze.

I farmaci. Gli antidepressivi sono i farmaci più usati nelle terapie psichiatriche. Negli ultimi anni l’Italia ha registrato un preoccupante aumento del consumo di antidepressivi, intanto perché sono spesso legati come supporto alle terapie per altre malattie, e in secondo luogo perché in una situazione di crisi economica e sociale come quella che stiamo vivendo sono aumentate le diagnosi di depressione, soprattutto nelle regioni periferiche. Se la media nazionale della Ddd, dose media giornaliera, è di 39,87 ogni mille abitanti, in Sardegna arriviamo a 44,12 (dati Osservasalute 2017). La Sardegna spende ben 11 milioni di euro all’anno per somministrare ai pazienti farmaci antidepressivi. Poco più di un milione, invece, per gli antipsicotici. Impressionante la cifra totale del paese: come registra il Ministero della Salute nel report 2016, per tutti i trattamenti con antidepressivi, antipsicotici e litio l’Italia spende ogni anno 526 milioni di euro.

Le strutture e il personale. In Sardegna ci sono tre Dipartimenti di salute mentale (Dsm) che servono nord, sud e centro e 15 Centri di salute mentale divisi in 24 sedi con 40 ambulatori territoriali. Al lavoro ci sono medici e psichiatri, psicologi, infermieri, oss, educatori e assistenti sociali. Sono impiegati in strutture pubbliche o private divise in residenziali, che contano 545 posti letto, e semiresidenziali, con 234 posti letto. Ci sono poi gli ospedali che garantiscono 92 posti letto e 4 in day hospital. Dai medici arriva un allarme: il personale è carente e molti professionisti che stanno andando in pensione non saranno sostituiti a breve.

I costi. L’Italia spende una media di 75,50 euro pro capite per l’assistenza psichiatrica, residenziale e ospedaliera. Ci sono poi regioni che investono molto di più, come le province autonome di Trento e Bolzano e la Lombardia. La Sardegna, invece, come riporta il Ministero della Salute per il 2016, calcola appena 59,40 euro a persona. Il totale della spesa sarda per la salute mentale nel 2016 è del 2,6% rispetto al budget totale della sanità, come ha denunciato di recente anche l’associazione Asarp: per legge dovrebbe essere il 5%, il doppio.

Francesca Mulas

(In foto, l’ospedale psichiatrico di Granzette, Rovigo)

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