Carcere di Uta. 2/6 Lo spaccio per i detenuti: vitello a 17 euro e farina vietata

Prezzi alti e alcuni prodotti vietati. È la protesta dei detenuti per lo spaccio interno del carcere.

A Uta lo chiamano il sopravvitto. È il market per i detenuti (nelle foto di Roberto Pili). Una stanza di venti metri quadrati con un maxi frigorifero sulla destra e gli scaffali in metallo a sinistra. Lo gestiscono cinque guardie carcerarie, a turno. È aperto dalle 8,30 alle 15, festivi compresi. In vendita quasi 500 prodotti: dalla carne alla pasta, passando per docciaschiuma e dentrifricio, limette e biscotti. Ecco anche decine di giornali e riviste, come la Settimana enigmistica, Vero Cucina, Topolino, Profilo uncinetto, Raccolta sudoku, Tutto sport o Moda capelli, per citarne alcuni. “Ma la farina e il lievito non sono nella lista“, dicono i detenuti. E la direzione del carcere conferma. Quei prodotti li ha vietati il Provveditore, “unico caso in Italia”, fanno sapere ancora i reclusi intervistati da Sardinia Post in questa seconda puntata dell’inchiesta sul penitenziario del Sud Sardegna. Loro sono Paolo Campus (qui l’intervista singola), Dante Lancioni (ecco cosa ha detto), William Muscas (qui le sue parole) ed Elton Ziri (ecco il racconto).

E poi ci sono i prezzi. “Alti, troppo”, a sentire ancora i quattro. Sotto accusa, le bistecche di vitello a 17 euro al chilo. Ma a piacere poco è anche il pesce, “di scarsa qualità”. Non basso sembra pure il costo della crema viso Garnier. Vero che promette il “Miracle”, ma sono 12,99 euro per 50 millilitri.

Al sopravvitto funziona così: i detenuti fanno le ordinazioni su un quaderno. E ognuno ha il suo. “Noi – spiega un agente penitenziario – carichiamo gli acquisti sul pc e quando portiamo la spesa, riscuotiamo la somma dovuta”.

Alla fine, sono botte da 50 euro a spesa, ogni volta che i detenuti comprano qualcosa nel market del penitenziario. “Non ce lo possiamo permettere”, dicono. Quindi l’appello lanciato un appello al Provveditore, e in Sardegna, in carica da luglio 2015 (quindi erede dei divieti), c’è Enrico Sbriglia che ha preso il posto di Gianfranco De Gesu.

“Sappiamo – continuano i detenuti – che la vendita della farina e del lievito è stata bloccata per motivi di sicurezza (nelle confezioni in più di un’occasione è stata nascosta droga). Ma per noi preparare la pizza è un momento di socializzazione”.

Una variazione del regolamento è richiesta pure per la roba che portano i familiari. “A Buoncammino, si poteva arrivare a 20 chili mensili, qua a Uta invece non si deve superare il chilo e mezzo in ciascuna delle quattro visite” programmate ogni trenta giorni. Ai parenti è comunque vietata la consegna “di salumi che non siano sottovuoto”, così come il cibo cotto.

Qualche curiosità: tra i prodotti da cartoleria c’è il “Bustone lusso” da dieci pezzi. Prezzo: 4 euro. Il Lavazza qualità rossa, da 250 grammi, costa 3,53 euro, il deodorante Malizia, in stick, 3,87. Il mais Bonduelle da 300 grammi è in vendita a 1,59.

Al. Car.
(@alessacart on Twitter)

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