Svolta nella vicenda giudiziaria scaturita dalle indagini sulla “darsena dei veleni” di Porto Torres, per cui otto dirigenti Syndial sono accusati di disastro ambientale colposo e deturpamento delle bellezze naturali. Di fronte al gup di Sassari, Antonello Spano, il pool difensivo ha scelto di ricorrere al rito abbreviato, evitando il rinvio a giudizio e accelerando un verdetto che dovrà essere emesso sulla base dello stato attuale degli atti. Il gup ha già fissato per il 22 gennaio la discussione del sostituto procuratore e delle parti civili, che proseguiranno il 26 gennaio. Il 27 gennaio la difesa e nella stessa giornata ci sarà la sentenza.
I nomi. Alberto Chiarini, Francesco Papate, Oscar Cappellazzo, Gian Antonio Saggese, Francesco Leone, Daniele Ferrari, Paolo Zuccarini e Daniele Rancati secondo l’accusa sarebbero colpevoli “per non aver adottato le opportune cautele” e avere “cagionato un disastro ambientale per lo sversamento in mare di sostanze inquinanti”. Contro i vertici Syndial si sono costituiti parte civile il ministero dell’Ambiente, l’assessorato regionale dell’Ambiente, il comune di Porto Torres, i comitati “No chimica verde – No inceneritore” e “Tuteliamo il Golfo dell’Asinara”, l’Associazione protezione animali, natura e ambiente, la Lega anticaccia, l’armatore algherese Cesare Goffi e i fratelli Giovanni e Alessandro Polese, titolari di un cantiere nautico vicino alla zona in cui, secondo il pm, sarebbero stati scaricati per anni veleni industriali di ogni genere.