C’è molta Sardegna nel documento con cui l’associazione Isde-Medici per l’ambiente Italia boccia il “piano inceneritori” del governo Renzi. Rispetto alla bozza dell’agosto 2014, si registra una riduzione da 12 a 9 impianti ed in tre regioni del Nord non vi saranno nuovi inceneritori (Piemonte, Veneto e Liguria), ma sono penalizzate le regioni Sud e le Isole, dove dovrebbe essere localizzata la maggior parte dei nuovi impianti. “In Sardegna, oltre al potenziamento dei due inceneritori esistenti – già in carenza di rifiuti per l’elevata racconta differenziata raggiunta nell’isola- se ne prevede uno nuovo“, ricorda la nota. “Al contrario, la normativa comunitaria, già recepita dal legislatore italiano, riporta chiaramente la gerarchia nello smaltimento dei rifiuti e definisce il recupero della materia attraverso il riciclo come la forma più efficiente di recupero energetico e ciò nel rispetto dell’ambiente e della salute delle persone”, ricordano i Medici per l’ambiente.
A poco vale, dunque, la retorica del ‘bruciamo i rifiuti per produrre energia’. “Anche perché – precisa l’associazione -, l’attuale sistema di incenerimento contribuisce solo per 1,4% alla produzione di energia elettrica, che risulta è quindi del tutto marginale. Gli inceneritori sono impianti complessi e costosi, che una volta costruiti necessitano per decine di anni di un flusso costante di rifiuti per ammortizzarne il costo e che godono di forme di incentivazione a carico degli stessi cittadini che poi ne subiscono le nefaste conseguenze sia per la propria salute che per il territorio di vita. Ecco perché puntare sugli inceneritori finirebbe per deprimere la raccolta differenziata e le soluzioni impiantistiche alternative al piano del governo”. Tra l’altro, nota Isde Italia, si continua ad equiparare il rifiuto urbano indifferenziato (senza pre trattamento) al secco risultante dai trattamenti di stabilizzazione imposti dalla Normativa Comunitaria e da eseguirsi prima di qualsiasi forma di smaltimento.
L’incenerimento, sottolineano i Medici per l’ambiente, è senza dubbio il peggior modo di trattare i rifiuti, perché ne riduce solo il volume. Per di più, questa pratica da un solo tipo di scarto ne genera tre (aeriformi, liquidi, solidi), ciascuno dei quali contenente sostanze tossiche, mutagene e cancerogene. A loro volta, le frazioni liquide e solide devono essere smaltite, mentre quella aeriforme viene direttamente smaltita nell’atmosfera, che viene così trasformata in una sorta di discarica per rifiuti speciali pericolosi. Per questo, Isde Italia auspica che “i governatori delle regioni sappiano, da un lato, andare oltre le dichiarazioni di principio attuando concretamente nei territori di competenza una corretta gestione dei rifiuti e dall’altro siano in grado di richiamare con fermezza il governo centrale al rispetto delle normative UE specialmente quando queste vanno nella direzione della difesa degli interessi collettivi in materia ambientale e sanitaria”.