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Urbanistica, il Mibact: “Ecco perché abbiamo impugnato la legge omnibus”

“Un impianto normativo tale da privare il Mibact del potere di valutare”. Ecco perché il Consiglio dei ministri ha impugnato la legge omnibus sull’urbanistica della Regione Sardegna. La sottosegretaria Ilaria Borletti Buitoni torna sulla questione che sta alimentando aspre polemiche, nell’Isola come a Roma, e che vede la Giunta di Francesco Pigliaru contrapporsi al governo, al ministero e al sovrintendente Fausto Martino dopo la bocciatura del provvedimento che aprirà la strada alla nuova pianificazione urbanistica della Sardegna.

Il presidente della Regione, in una lettera indirizzata al premier Gentiloni, si era scagliato contro le parole della sottosegretaria, colpevole di “travisare completamente il significato e gli effetti di norme che, al contrario di quanto incautamente affermato, non fanno che confermare la necessità di copianificare con lo stesso ministero in materia di usi civici”.

Non solo: Pigliaru aveva contestato alla Borletti “di aver stabilito arbitrariamente una continuità tra le politiche in materia urbanistica della precedente Giunta di centrodestra e l’attuale” e di “voler suggerire a noi sardi, i primi in Italia a conformarsi al Codice Urbani, il valore intrinseco del paesaggio e l’esigenza della sua tutela”.

Oggi la sottosegretaria interviene di nuovo ricordando i motivi per cui il Cdm ha impugnato la legge regionale n. 11/2017. Primo, “la nuova normativa non è del tutto analoga a quella introdotta dalla precedente legge 26 ottobre 2016, n. 26, che il Governo non ha, a suo tempo, impugnato” proprio perché “la legge lasciava salva e impregiudicata la facoltà del Ministero di valutare se le condizioni (territoriali, paesaggistiche, ubicazionali, di dimensione, ecc.) fossero tali da consentire di aderire agli accordi di co-pianificazione anticipata e, in tal caso, di esprimere il proprio parere liberamente, senza cioè limiti o condizionamenti, in ordine all’esigenza di mantenere il gravame e, con esso, il vincolo paesaggistico”.

Inoltre nella legge impugnata, prosegue l’esponente del Mibact, “le valutazioni tecnico-discrezionali, che dovrebbero presiedere all’accertamento delle esigenze di tutela paesaggistica, sono trasformate in atti a contenuto vincolato, dall’esito dunque scontato”. In pratica, “le valutazioni di merito, assegnate al Ministero dalla legge regionale, sono “bloccate” e, in generale, “l’impianto normativo è tale da privare il Mibatc del potere di valutare se sussistano le condizioni per procedere alle verifiche previste dalla legge regionale”. Ora, sottolinea la Borletti, “un’impugnativa non è mai la soluzione, essendo un atto ostativo, caso mai è un grido d’allarme, che deve essere raccolto da tutti per il bene della Sardegna e dell’identità italiana”.

Intanto gli ambientalisti fanno quadrato attorno alla sottosegretaria  e al sovrintendente Fausto Martino, entrambi “oggetto – spiegano – di un duro attacco da parte di Pigliaru nel momento in cui è stata richiesta l’impugnazione di alcuni articoli della legge di manutenzione urbanistica”. “Questa legge – sostengono il presidente e la vice presidente di Italia Nostra, Oreste Rutigliano e Maria Paola Morittu – è un duro attacco alla funzione svolta in tutta Italia dagli usi civici, che spesso rappresentano delle vere e proprie riserve reali di natura e paesaggio non esposte agli ordinari, continui e logoranti attacchi cui è sottoposto l’intero territorio nazionale”.

Questo, argomentano, vale ancora di più in Sardegna, “dove le aree interessate comprendono oltre 400mila ettari, il 20% circa dell’intero territorio dell’isola, mentre i funzionari ministeriali che dovrebbero valutare l’assenza dei requisiti per confermarne la ‘sclassificazione’, anche a seguito della contestata riforma del Mibact, sono un numero assolutamente esiguo”. Infatti, secondo i vertici dell’associazione, “la Soprintendenza è chiamata a dichiarare le aree gravate da usi civici ‘non più vincolate’ in base a un metodo che impone una falsa copianificazione”. Insomma, conclude Italia Nostra, “tutto ci voleva per il paesaggio italiano tranne che un ulteriore tentativo di minare la conservazione piena di territori gravati da usi civici, scorta irrinunciabile di spazi di natura sempre più assediati da uno sviluppo concepito oramai senza limiti”.

Sulla stessa linea la Consulta Ambiente e Territorio della Sardegna, sodalizio tra Wwf, Grig, Italia Nostra, FederParchi e Mare Amico. “Il Mibact – sottolinea la Consulta – nelle sue articolazioni nazionali e periferiche, ha il diritto e il dovere di esprimere le proprie valutazioni nei confronti di atti e provvedimenti che interessano la gestione del territorio e del paesaggio. Le posizioni assunte da tali istituzioni appaiono chiaramente ispirate ad obiettivi di tutela dell’ambiente e del paesaggio e in nessun caso possono essere considerate inappropriate o pregiudiziali. I principi espressi dalla Soprintendenza e dal Ministero devono contribuire a costituire il patrimonio comune della collettività e ispirazione per ogni processo di pianificazione e gestione del bene pubblico, ad iniziare dal dibattito sulla nuova legge urbanistica in Sardegna”.

 

 

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