Su Quirra la relazione in chiaroscuro dell’Istituto superiore di sanità

Prevalgono i chiaroscuri nel nuovo studio dell’Istituto Superiore di Sanità (Iss) sulle condizioni di salute delle popolazioni residenti in prossimità del Poligono di Quirra realizzato su input del Senato a partire dal 2011, ma reso noto solo ora. Se, infatti, “nei comuni di Escalaplano, Perdasdefogu e Villaputzu la mortalità dei residenti di entrambi i sessi non si discosta da quella regionale”, “tra le donne di Armungia, Ballao, Tertenia, Sanvito e Villasalto si osserva un eccesso di mortalità generale”, compensato dalla popolazione di sesso maschile. “Nel complesso, non emergono situazioni critiche specifiche”, scrive il board scientifico coordinato da Loredana Musmeci a proposito della mortalità in quelle aree. “Ma è possibile che il dettaglio territoriale usato (comunale) non sia adatto ad evidenziare situazioni critiche a livello territoriale più fine, (come le frazioni dei comuni), i cui dati non sono però disponibili a livello centrale”.

E questo non è l’unico problema incontrato dall’Iss, visto che “non è stato possibile condurre alcuni studi programmati a causa dell’impossibilità di disporre dei dati necessari, dati peraltro non di libero accesso come i dati ambientali e quelli provenienti dalle anatomie patologiche” che includono anche i referti istologici e citologici. Eppure, come dimostra una lettera inviata all’allora assessore alla Sanità Simona De Francisci, l’Iss ha fatto esplicita richiesta di questi dati, la cui mancanza rivela l’impossibilità, anche per l’Istituto superiore, di realizzare correttamente un’indagine epidemiologica in Sardegna. Chiaro che uno strumento come il registro tumori e delle altre patologie collegate ai fattori ambientali si sarebbe rivelato utile. Va anche detto che lo studio si è basato sulle schede di mortalità Istat relative al periodo 2003-2009, ma mancano i dati per gli anni 2004-2005.

LA RELAZIONE – Parte I / Parte II

Si apre ufficialmente il dibattito sulla sindrome di Quirra?

Va peggio nella piccola frazione di Quirra, 89 residenti e “un tasso di ospedalizzazione per tumori maligni circa doppio rispetto agli altri residenti di Villaputzu”, con quattro ricoveri nel quinquiennio in esame tra i 64 residenti stabili.

Va anche sottolineato che “tali stime si basano su un unico caso osservato per ciascuna patologia nella popolazione in studio”. Pertanto, più che l’informazione della significatività statistica, risulta anomalo il riscontro di tre casi di patologie oncologiche rare in una coorte poco numerosa e seguita per soli 5 anni”. Questi risultati portano l’Istituto a caldeggiare “un approfondimento della tematica dell’elevata radioattività naturale”.

I dati delle schede di dimissione

Accanto allo studio sulla mortalità compaiono i dati ricavati dalle schede di dimissione ospedaliera per il periodo 2001-2010. E se non preoccupano le malattie infettive e parassitarie, tumori e malattie respiratorie, si riscontra invece “un profilo di salute particolarmente alterato da malattie di tipo cronico- degenerativo”, precisano i medici dell’Istituo. Inoltre, “per gli uomini si riscontrano eccessi per i tumori del sistema linfoematopoietico e per le donne alla tiroide e, per entrambi, eccessi delle malattie cardiovascolari, dell’apparato digerente e dell’apparato urinario”.

Una media con qualche eccesso

Alcune puntualizzazioni sono d’obbligo per l’Istituto Superiore di Sanità. Infatti, per quanto la mortalità nelle aree del poligono non si discosti da quella regionale, “in Sardegna si registra un lieve eccesso per la mortalità maschile (e per il totale dei generi nelle province di Sassari e Medio Campidano) rispetto alla media italiana”.  In altri termini, i dati relativi alla mortalità nell’Isola rivelano una condizione sanitaria generale non poi così felice.  Se poi si guarda il resto della Sardegna con i dati di Quirra in mano, emerge che la condizione di salute dell’Isola è accostabile a quella di un “sito potenzialmente inquinato”, così viene considerata la zona del poligono dall’Iss, visti i numerosi superamenti dei livelli soglia per metalli pesanti ed elementi radioattivi.

Situazione ambientale e valutazione del rischio

Per valutare le concentrazioni degli elementi radioattivi e dei metalli pesanti nell’area si rielaborano anche le ricerche del passato, anche perché molti dati ambientali mancano all’appello, come detto. E l’Istituto si pone queste domande: si tratta di inquinamento naturale o antropico? E, in questo secondo caso, gli inquinanti vengono rilasciati dalle vecchie miniere o dalle esplosioni? Sul tema, il più recente studio citato dall’Iss è quello aggioranto al 2012 dell’Arpa Sardegna. Per l’agenzia regionale, la presenza dei radioattivi Torio e Uranio è da imputare a mineralizzazioni ovvero alla composizione litologica del territorio e al complesso minerario di Baccu Locci in alcune aree del poligono. Mentre “nelle zone D e E, dove non sono note mineralizzazioni, si riscontrano anomalie dell’uranio, del torio e del tungsteno (oltre a vari metalli pesanti) non spiegabili ‘naturalmente'”. Un discorso analogo vale per i metalli pesanti come arsenico, cadmio, alluminio, cobalto, cromo e piombo, spesso presenti in quantità superiori ai livelli di concentrazione. Anche nelle aree in cui non sono note mineralizzazioni.

Rispetto a queste informazioni, l’Iss non aggiunge molto, ma effettua una valutazione del rischio per la contaminazione dovuta ai soli metalli pesanti, in base alla quale “i rischi risultano accettabili o assenti”. “Non è però stato preso in considerazione il parametro ‘cromo esavalente’ (“cancerogeno per inalazione”) né sono stati inclusi elementi quali torio, uranio e tungsteno, in quanto ad oggi la normativa nazionale vigente non prevede limiti tabellari”.

Piero Loi

piero_loi on Twitter

 

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