Sanità, Arru: “Il disavanzo nel 2017 è di 235 milioni, basta catastrofismo”

Si va verso uno “stop and go” per la rete ospedaliera che sta generando polemiche e malumori anche nella maggioranza di centrosinistra. L’ipotesi di una frenata, dopo l’avvio del dibattito in Consiglio regionale a partire dal 26 settembre, trova disponibile l’assessore della Sanità, Luigi Arru, che nel pomeriggio parteciperà al vertice di maggioranza e venerdì alla direzione regionale del Partito democratico.

Nel frattempo, anche dopo il fuoco incrociato sui risparmi della Sanità, Arru annuncia che la stima del disavanzo per il 2017 si aggirerebbe sui 235 milioni di euro. “Se serve per far cambiare questa narrazione negativa sono disponibile – ha spiegato a margine della presentazione del bando Includis, per le persone con disabilità – il dialogo non è mai stato negato e se serve ancora un ulteriore confronto con le comunità credo che occorra andare a parlare con i cittadini e gli enti locali”. “Ma è un lavoro che non posso fare da solo – ha osservato Arru – tutti i corpi intermedi devono essere disponibili in tutti i territori dove gli effetti della riorganizzazione si vedranno nel 2018, anche perché fra due settimane sarà portata in Giunta la rete delle cure territoriali”.

Per Arru “se avessimo applicato la legge nazionale molti ospedali sarebbero stati trasformati. Invece abbiamo utilizzato ampiamente la nostra autonomia. E’ un cambiamento fatto in un’ottica di rete – ha precisato – deve finire il deserto dei tartari, aspettando l’evento. Alcune specialistiche devono essere concentrate in ospedali precisi”. Arru poi va all’attacco di chi “sovrappone atti di programmazione sanitaria con i disagi che ancora esistono e che con questi atti vogliamo ridurre. Bisogna uscire dal catastrofismo e pensare che bisogna migliorare”. Ha gettato acqua sul fuoco anche sulla mancata nomina del direttore dell’Areus, Azienda emergenza-urgenza: “abbiamo attraversato una fase di transizione e poi ci sono diverse linee di pensiero in maggioranza sul ruolo dell’incaricato: per me deve essere più come direttore generale e non ‘professional’ come proposto da altri”.

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