Rifiuti pericolosi, 85mila tonnellate alla Portovesme srl da tutta Europa

Sono 85mila le tonnellate di rifiuti speciali pericolosi arrivate sull’Isola nel 2014 da Spagna, Gran Bretagna, Svizzera, Francia, Belgio. Tutte dirette alla Portovesme srl di Portoscuso, che tramite i forni Waelz ottiene piombo e zinco dagli scarti delle industrie metallurgiche. Così le polveri metalliche derivanti dalla fusione di rottami ferrosi prodotti nelle acciaierie si trasformano in un lauto business. La notizia è contenuta nel  breve report sulle spedizioni transfrontaliere di rifiuti pubblicato di recente dall’assessorato regionale alla Difesa dell’Ambiente: dieci pagine in tutto per tracciare un bilancio dell’import-export degli scarti delle lavorazioni industriali tra gli stati dell’Unione europea e la Sardegna. Saldo, questo, che fa pendere la bilancia in maniera decisa verso l’import: a fronte delle oltre 85.000 tonnellate di rifiuti pericolosi approdati in Sardegna, l’Isola ne ha esportato solo 3700, così divise: 653 tonnellate di filter cake della Saras, un rifiuto degli scarti di raffinazione combusti per  la produzione di energia elettrica, sono finite in Germania, mentre 3.000 tonnellate di copertoni triturati sono stati inviate in Marocco dalla società F.d.g di Iglesias.

Il flusso verso l’Isola. I dati delle spedizioni transfrontaliere relativi al 2014 fanno sì registrare una leggera contrazione delle importazioni rispetto al 2013 (-10.000 tonnellate), ma se si analizzano i dati degli ultimi anni il trend appare saldamente  in crescita. La Portovesme, infatti, ha importato 25mila tonnellate di fumi d’acciaieria nel 2010, 36.000 l’anno successivo, 68.000 nel 2012 e 95.000 nel 2013. Inoltre, per quanto ingenti, le quantità di fumi d’acciaieria provenienti dall’estero sono inferiori rispetto a quelle spedite in Sardegna dalla penisola: l’import potrebbe dunque non aver risentito delle 10.000 tonnellate transfrontaliere in meno. È il Piano regionale di gestione dei rifiuti a precisare che “delle 232.451 t di rifiuti appartenenti ai macro CER 10 importate da fuori regione,  221.936 t sono rifiuti solidi prodotti dal trattamento dei fumi, contenenti sostanze pericolose (CER 100207, vale a dire lo stesso codice dei rifiuti provenienti dall’estero a cui si riferisce oggi l’assessorato all’ambiente). Questi sono appunto rifiuti pericolosi e provengono prevalentemente dal contesto nazionale (164.477 t, il 74% del quantitativo importato) ossia prevalentemente da acciaierie del Nord Italia (Lombardia, Veneto, Friuli, Trentino Alto Adige, Piemonte) e per quantitativi più ridotti dal Sud Italia (Basilicata, Sicilia). La totalità del flusso di questi rifiuti è importato da un solo soggetto situato in provincia di Carbonia-Iglesias nel territorio del Comune di Portoscuso”. L’unico in grado di trattarli è proprio la Portovesme srl.

Da notare che il Piano di gestione dei rifiuti regionale, che cita dati antecedenti il 2012, parla di “un rilevante flusso, che ammonta complessivamente a 57.459 t/a, che proviene dall’estero (Gran Bretagna, Belgio, Francia, Germania, Svizzera)”, fornendo, cioè, dati diversi rispetto a quelli riportati nell’ultimo report.

Delle spedizioni interne si trova traccia anche nei piani regionali delle altre regioni o nei report compilati dalle locali agenzie per la protezione dell’ambiente (Arpa). Il sodalizio con la Lombardia è confermato dal piano regionale dei rifiuti di questa regione. Approvato nel 2014, il piano evidenzia che 40.000 tonnellate di rifiuti pericolosi sono state inviate in Sardegna nel 2009. Più recenti i dati dell’Arpa Veneto, che per il 2012 parla di 42.000 tonnellate di fumi d’acciaieria destinati principalmente alla Sardegna e alla Lombardia.

I controlli sui materiali radioattivi. Quando si parla di fumi d’acciaieria non contano, in ogni caso, solo i numeri. Come noto alle cronache dell’isola, spesso i carichi provenienti dal continente sono risultati contaminati da elementi radioattivi come il Cesio 137, che ha un tempo di decadimento di 30 anni. E nonostante l’allarme sia scattato a più riprese, esiste un problema di controlli. Infatti, l’unico portale radiometrico per il rilevamento di radionuclidi è presente all’interno degli impianti della Portovesme srl e gestito dalla stessa società. Negli anni scorsi, su iniziativa dell’allora consigliere Angelo Cremone, la Provincia di Carbonia- Iglesias aveva deliberato l’acquisto di un portale a fine dicembre 2012, ma da allora niente è stato fatto. Non va meglio al porto canale di Cagliari, che non è dotato di sistemi per il rilevamento di carichi contenenti materiale radioattivo. Un blitz degli ambientalisti aveva messo in luce la mancanza ad aprile di quest’anno, sulla vicenda era intervenuta anche Sel, con un’interrogazione in consiglio regionale. Anche in questo caso, nulla è stato fatto.

La maggior parte dei fumi  d’acciaieria finisce in discarica una volta “lavorati” dai forni Waelz della multinazionale Glencore. Oltre a gestire la discarica di Genna Luas, un mostro dalla capienza di oltre 2.000.000 di metri cubi tra Iglesias e Carbone, la Portovesme srl progetta infatti la realizzazione di una discarica gemella adiacente alla prima.

Piero Loi

@piero_loi on Twitter

 

 

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