Il ‘J’accuse’ del sovrintendente Martino: “L’emergenza è proprio a Portoscuso”

“Anche gli abitanti di Portoscuso hanno diritto a un paesaggio”. È un esempio, ma anche una frase che riassume la sfida della Soprintendenza di Cagliari in occasione della Prima giornata nazionale del paesaggio, seminario a Villa Pollini dedicato alla difesa delle bellezze naturalistiche e architettoniche. Le parole sono del soprintendente Fausto Martino ed il riferimento è alla battaglia, formalizzata anche con un no nella procedura di valutazione di impatto ambientale, per l’ampliamento del bacino dei fanghi rossi legato al riavvio di Eurallumina.

L’INTERVISTA: Per il Soprintendente non è solo una questione di paesaggio

“La Sardegna – ha detto Martino all’ANSA – è terra di contraddizione: ci sono paesaggi devastati e altri incontaminati. Come gestire questa situazione? Evitando di aggiungere devastazioni. Non condivido che per le zone degradate non si possa fare niente: si può ad esempio iniziare a bonificare. Capisco i noti problemi occupazionali, ma in Sardegna l’emergenza è proprio Portoscuso. Non so come andrà a finire, ma noi abbiamo dato parere negativo”. Non solo Sulcis. La guerra è a tutto campo contro il consumo del suolo, dalle coste all’interno. “I campi devono essere destinati alle peculiarità e all’identità del territorio – ha precisato Martino – gli impianti per l’eolico, ad esempio, è più sensato realizzarli in zone industriali, non nelle aree tradizionalmente destinate all’agricoltura”. La Soprintendenza combatte, ma ha poche armi, poco personale. “Non possiamo essere soddisfatti – ha sottolineato – perché i vincoli ci sono, ma sono facilmente superabili dal silenzio assenso dopo 45 giorni. Noi non abbiamo i mezzi per rispondere in tempo a tutte le istanze”. E si calcola che ogni anno passino per la Soprintendenza circa seimila richieste di autorizzazione. Paesaggio da consegnare alle generazioni future quindi ed un consiglio: rifarsi alla saggezza degli antenati. “Noi diamo un giudizio qualitativamente buono a ciò che è stato costruito prima degli anni Cinquanta – afferma il soprintendente – chiediamoci perché. E chiediamoci anche che cosa ha prodotto la politica dei palazzoni nelle periferie”.

(foto di Francesco Nonnoi)

 

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