Vertenza Sky, a rischio la sede cagliaritana. Oggi l’incontro in Regione

Un settore dell’azienda è già pronto a trasferirsi da Cagliari a Milano, gli altri mille dipendenti temono lo stesso destino, se non addirittura il licenziamento: l’azienda televisiva Sky Italia, di proprietà dell’imprenditore australiano Rupert Murdoch, sta chiudendo la storica sede romana per trasferire gli uffici a Milano e c’è un alto rischio che la riorganizzazione nazionale possa coinvolgere anche i lavoratori sardi.

La vertenza Sky è stata discussa questa mattina a Cagliari in un incontro voluto dai sindacati del settore comunicazioni davanti alla seconda commissione consiliare presieduta da Gavino Manca e al consigliere Pietro Comandini, già relatore di una interrogazione presso il consiglio regionale poche settimane fa.

La questione, esplosa su tutti i giornali dopo l’annuncio della dismissione della sede romana con 200 licenziamenti, comporterà effetti diretti anche sul territorio sardo: già nell’annunciato piano di riorganizzazione infatti un intero settore di sette persone verrà trasferito da Cagliari a Milano, e si teme sia solo l’inizio. “Abbiamo consegnato ai consiglieri regionali un dossier approfondito a cui abbiamo lavorato con la nostra delegazione – dichiara il segretario generale Uilcom Sardegna Tonino Ortega – che sostanzialmente racconta la storia aziendale e i confini di questa delicata vertenza, ma non solo. Abbiamo sollecitato la Commissione a chiedere conto degli ingenti investimenti di denaro pubblico che la  Regione ha elargito sia per le assunzioni e le stabilizzazioni del personale, soprattutto negli anni dal 2003 al 2006, sia come contributi alla formazione professionale dei dipendenti Sky: si  parla di molti milioni di euro. Ciò a sottolineare come, sebbene impresa privata, l’azienda di Murdoch abbia tratto enormi benefici dalla scelta di aprire una sede nella nostra Isola. Ora, prima che si rischi un disinvestimento o un trasferimento altrove, crediamo sia un diritto di tutti i sardi pretendere chiarezza, una volta per tutte, su quale sarà il piano industriale e l’impegno dell’Azienda per garantire la sostenibilità dei mille posti di lavoro che da dieci anni rappresentano una irrinunciabile boccata d’ossigeno per l’economia del sud Sardegna”.

La sede cagliaritana crea un indotto di circa 25 milioni di euro l’anno e impiega mille lavoratori tra i 30 e i 40 anni, per l’80% donne. Sky Italia, nata dalla fusione tra Telepiù (che già operava nel territorio sardo dal 2001 con circa 300 impiegati) e l’altra storica pay tv Stream, ha conquistato negli anni una forte base di abbonati, circa 5 milioni nel 2011, che hanno garantito buoni ricavi per l’azienda. Nonostante la crescita economica, negli ultimi anni i vertici Sky hanno investito sempre meno nell’Isola: “Numerose attività un tempo strategiche sono state silenziosamente delocalizzate in subappalto esterno (cosiddetti outsourcer), spesso verso società fuori dai confini nazionali ed europei. Parallelamente l’azienda ha smesso di assumere sul territorio, sia per sostituire i lavoratori che negli anni avevano spontaneamente lasciato l’azienda, sia i lavoratori in assenza temporanea. Questo processo prosegue ancora oggi e ha raggiunto numeri allarmanti: si calcola che per ogni lavoratore direttamente impiegato a Cagliari dalla ditta Sky, la stessa eroga lavoro offshore per almeno dieci volte tanto, svuotando quindi le professionalità locali a favore di siti posti in altre regioni, o altre nazioni (Albania, Croazia, Romania) e costituendo da tempo i presupposti per dei potenziali esuberi”.

In questa situazione, con la notizia dei 200 licenziamenti dalla sede romana e gli oltre 300 trasferimenti verso Milano, aumentano le preoccupazioni per i dipendenti impiegati nell’Isola. “Già 7 lavoratori sardi impiegati nel settore Control Room saranno trasferiti a Milano, ma ciò che maggiormente preoccupa – sottolinea ancora Tonino Ortega – sono le numerose dichiarazioni da parte aziendali susseguitesi negli ultimi incontri nazionali con i sindacati: dichiarazioni che confermano l’assenza di investimenti certi sul sito di Cagliari e di un piano industriale sul suo futuro. Stiamo parlando di così tanti lavoratori da essere paragonabili a un medio comune della nostra Isola, che risiedono in tutta l’area metropolitana e non solo. Una realtà che se non salvaguardata porterà a un tracollo sociale senza precedenti: mille buste paga significano mutui e immobili, supermarket, ristoranti, automobili, tasse comunali e regionali, servizi scolastici e culturali, figli e asili, un fiume di denaro che la già sofferente economia isolana non può permettersi di lasciare andare altrove: né verso Milano, né tanto peggio verso aziende straniere spesso extraeuropee alle quali l’azienda Sky ricorre sempre più massicciamente”.

“La nostra preoccupazione – conclude il segretario del sindacato – non si limita soltanto ai sette trasferimenti annunciati, per altro ingiustificati e incomprensibili, ma si concentra sulle commesse in appalto al massimo ribasso che da anni rappresentano il vero concorrente spietato che mortifica la qualità e la professionalità che invece i lavoratori sardi hanno garantito a questa azienda fin dalla nascita, portandola ai successi di bilanci e di abbonamenti che la rendono oggi una delle poche imprese in Italia dai profitti positivi”.

La commissione regionale ha assicurato il proprio impegno nel portare la vertenza isolana davanti alla Giunta regionale e al presidente Pigliaru; il passo successivo sarà poi il coinvolgimento del Governo nazionale. Il consigliere Comandini ha poi sostenuto la necessità di portare i rappresentanti regionali al tavolo nazionale per discutere la vertenza insieme ai vertici dell’azienda Sky.

(In foto, una delle sedi italiane di Sky)

Francesca Mulas

 

 

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