Un anno di Alcoa: la vertenza infinita

È trascorso un altro anno, ma la vertenza Alcoa giace ancora sui tavoli del ministero dello Sviluppo economico senza una soluzione. Un anno che segnerà ancora più profondamente tutte quelle famiglie che nello stabilimento di Portovesme vivevano e lavoravano. Infatti con l’ultimo dell’anno circa 250 lavoratori diretti perderanno gli ammortizzatori sociali previsti dalla vecchia normativa. Oltre a questi, altri 500 operai dell’indotto li hanno già persi. In tutto sono circa mille quelli che hanno perso una forma di reddito dalla fermata della fabbrica di alluminio. Il Governo e la Regione Sardegna, nel corso dell’anno, dietro le sollecitazioni di lavoratori e sindacati, sono corsi ai ripari dichiarando il Polo industriale di Portovesme e quello di Porto Torres “Aree di crisi complessa”. Tale riconoscimento ha permesso di “prorogare” gli ammortizzatori sociali, per un altro anno, agli operai che ne rimarranno privi allo scadere di quello in corso.

E il futuro? Il Governo ha giocato una carta inedita. Per smuovere dall’immobilismo la multinazionale statunitense Alcoa che ad agosto ha annunciato lo smantellamento – dopo un’estentuante trattativa impantanata nel silenzio con la Glencore – il ministro Carlo Calenda ha schierato l’agenzia governativa Invitalia. Il 16 novembre Alcoa e Invitalia hanno sottoscritto un accordo preliminare, da perfezionarsi entro due mesi, secondo il quale l’Alcoa ritira l’annunciata decisione per un periodo di 12 mesi, mentre il MiSE (Ministero dello Sviluppo Economico) e Invitalia si faranno carico di ricercare un nuovo soggetto disposto ad acquisirla per riavviare la produzione di alluminio. E nel caso in cui non si trovi un acquirente entro il 2017? L’Alcoa, di concerto con Invitalia, dovrebbero smantellare definitivamente gli impianti industriali, con la relativa bonifica dei suoli, sopportandone i relativi oneri. Al momento l’unica società che ha formalizzato ufficialmente il proprio interesse è la svizzera Sider Alloys. Il ministro Calenda, nell’incontro che ha avuto a Villa Devoto il primo dicembre con i sindacati ha parlato di “interesse da parte di alcune aziende” senza però rivelare le loro identità. Il ministro ha poi dichiarato che “La situazione resta molto difficile in un quadro che va a migliorare perché c’è un po’ più di protezione che l’Europa dà alle nostre produzioni”.

Le tappe. Abbiamo ripercorso le principali tappe di un anno di proteste e manifestazioni degli operai Alcoa che non hanno mai abbassato la guardia da quando, nel novembre del 2012, è stata spenta l’ultima cella elettrolitica che produceva alluminio. Una vertenza, a valenza nazionale, diventata simbolo di tutte le vertenze industriali italiane.

13 gennaio: un centinaio di operai partiti da Portovesme bloccano la statale 130 per Cagliari. La multinazionale svizzera Glencore è in trattativa per rilevare la fabbrica. La ministra Federica Guidi e il sottosegretario Claudio De Vincenti danno notizia che anche un’altra società svizzera, la Sider Alloys è interessata all’acquisizione.
18 gennaio: circa 200 lavoratori “invadono” l’aeroporto di Cagliari Elmas, provocando disagi e ritardi nelle operazioni di imbarco, scusandosi però con i viaggiatori. I sindacati accusano la Regione di non fare abbastanza per la soluzione della vertenza. Il presidente della Regione Francesco Pigliaru conferma l’interesse da parte della Glencore.
21 gennaio: nuovo blocco stradale degli operai alle porte di Cagliari sulla statale 131 con intralci alla circolazione. Le tute blu saranno poi ricevute dalla Prefetta di Cagliari Giuliana Perrotta che ha assicurato il proprio interessamento.
26 gennaio: 200 operai bloccano il palazzo del Consiglio regionale, occupando tutti gli ingressi, nel quale era in programma l’approvazione della riforma degli Enti Locali, che è saltata. Proteste contro il premier Matteo Renzi che durante la visita al Mater Olbia aveva assicurato la soluzione della vertenza già da settembre del 2015.
16 febbraio: 200 lavoratori dell’Alcoa di nuovo a Roma, davanti a Montecitorio. Le urla:”non molleremo mai”. Le delegazioni vengono ricevute dalla ministra Guidi e il sottosegretario De Vincenti. Si punta ancora sulla Glencore cercando di superare i problemi legati alla fornitura dell’energia. L’ennesimo “viaggio della speranza” si risolve, però, ancora con un nulla di fatto.
10 marzo: la ministra Guidi incontra la Glencore al MiSE. I responsabili della società svizzera chiedono ancora tempo per valutare le proposte in materia di fornitura di energia. La Glencore chiede garanzie per almeno dieci anni.
21 marzo: i segretari territoriali di Fiom-Cgil, Fim-Cisl e Uilm Roberto Forresu, Rino Barca e Daniela Piras decidono una protesta estrema. All’alba occupano uno dei grandi silos della fabbrica Alcoa, a 60 metri d’altezza. Maurizio Landini, segretario generale della Fiom afferma: “Il tempo dei rinvii è finito. Si intervenga immediatamente per far ripartire lo smelter”. La protesta terminerà il 25 marzo all’indomani delle dichiarazioni di Matteo Renzi.
24 marzo: Il premier Renzi incontra il Governatore Pigliaru a Palazzo Chigi. Durante l’incontro, il capo del Governo afferma il proprio impegno “diretto” per mantenere aperte le prospettive di ripresa del sito.
4 maggio: Claudio De Vincenti, divenuto nel frattempo sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei ministri, coadiuvato da Teresa Bellanova, neo sottosegretaria allo Sviluppo economico, comunica ai sindacati nazionali che la Glencore, entro due settimane, comunicherà le proprie decisioni sulla fabbrica Alcoa.
1 giugno: Le trattative con la Glencore continuano con una nuova proposta messa a punto dal Governo in materia del costo dell’energia, in base alle interlocuzioni con la Commissione europea, e rispondenti alle richieste della multinazionale.
3 agosto: C’è il via libera da parte della Commissione europea alle nuove misure energetiche per gli impianti energivori, fra cui l’Alcoa di Portovesme. Si attende ancora una risposta da parte della Glencore. Secondo Guglielmo Gambardella, coordinatore Uilm nazionale, i rapporti con la società svizzera sono destinati a un nulla di fatto. Il ministro Calenda cerca nuovi investitori.
22 agosto: Doccia fredda sull’eterna trattativa: l’Alcoa comunica che “a fine anno procederà con lo smantellamento dello stabilimento non essendo stato possibile trovare un acquirente dello smelter”. Il Governo giudica l’annuncio “inatteso e inopportuno”. Gli operai: “Nessuno toccherà la fabbrica”.
13 settembre: Nuova trasferta romana per 150 operai in presidio davanti al Ministero dello Sviluppo economico. Il Governo interviene per bloccare lo smantellamento. Da 12 a 18 mesi il tempo concesso dall’Alcoa per trovare un nuovo compratore. Il ministro Calenda riconosce il Sulcis “Area di crisi complessa”.
24 settembre: L’Alcoa inizia la bonifica di una parte delle aree dello stabilimento di Portovesme. I lavori non precludono il riavvio delle produzioni, anzi sono propedeutici a un nuovo inizio.
11 ottobre: Il ministro Carlo Calenda schiera l’agenzia governativa Invitalia che dovrà fungere da “filtro” nelle trattative per la cesssione dello stabilimento. L’Alcoa valuta la proposta.
17 novembre: Siglato l’accordo preliminare per lo stop allo smantellamento tra Alcoa-MiSE-Invitalia. Per 12 mesi Invitalia dovrà ricercare un nuovo soggetto industriale. In caso di fallimento si darà corso allo smantellamento. Mauro Pili: “Accordo patacca”.
1 dicembre: Il ministro Carlo Calenda in Sardegna. A Villa Devoto incontra i sindacati: “La situazione dell’Alcoa resta difficile e complessa, ma va migliorando”. I tecnici Invitalia hanno iniziato la Due diligence (lo stato patrimoniale e impiantistico della fabbrica) necessario per la vendita. Massima riservatezza sui possibili soggetti interessati. Viene confermata la copertura per tutto il 2017 degli ammortizzatori sociali per circa 800 lavoratori diretti e dell’indotto che non ne avevano più diritto. Il coordinatore del Piano Sulcis Tore Cherchi ribadisce la richiesta, già esternata dai sindaci del Sulcis, che le aziende di Portovesme si facciano carico delle bonifiche dei terreni e della falda acquifera.

Carlo Martinelli

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